RIESPLODE LA GUERRA “CIVILE” IN COLOMBIA PER IL CONTROLLO DELLA DROGA: MORTI, FERITI E SFOLLATI
La guerra armata tra Farc e ENL torna a spaventare la Colombia e l’intero Centro-America Latina: in neanche 3 giorni di scontri per le strade il bilancio parziale è terrificante con oltre 100 morti, più di 30 feriti gravi e un’iniziale “esodo” di 20mila cittadini spaventati dalle tensioni in aumento nell’area del Catatumbo, una delle regioni storicamente più “calde” sotto il profilo del parco-traffico. Le violenze sono letteralmente esplose lo scorso giovedì quando il Presidente della Colombia Gustavo Petro ha sospeso i negoziati di pace con l’Esercito di Liberazione Nazionale, in corso (a più riprese) dal 2022 dopo l’accordo con le Forze Armate Rivoluzionari della Colombia.
L’accusa lanciata dal Governo nazionale contro l’ELN è quella di avere commissionato l’uccisione di 5 ex membri delle forze comuniste che hanno spadroneggiato nella Colombia tra fine Novecento e inizi anni Duemila, fino allo scioglimento avvenuto nel 2016; l’ELN smentisce categoricamente ma le stesse Farc, ricomposte con fazione più esigue (ma comunque molto armate), hanno cominciato lo scontro per le strade che purtroppo è destinato a proseguire a lungo se non interverrà una decisa opera diplomatica della società politica locale e nazionale. La tregua è saltata in un “amen”, le Farc in realtà da tempo contendono all’ELN il controllo dell’area di narcotraffico del Catacumbo e l’occasione della “scintilla esplosa” con lo stop ai negoziati ha permesso il nuovo bagno di sangue immediato. Le milizie dell’ELN si sono dirette verso le abitazioni locali, uccidendo e ferendo chiunque vi si imbattesse, compresi alcuni firmatari del delicato accordo di pace raggiunto negli scorsi anni. Le scene viste in questi giorni con fiumane di gente che dal Catacumbo fugge verso il centro della Colombia fanno impressione: quasi 20mila tra donne, bambini e anziani scappano in ogni modo, con moto o bici, o anche a piedi: il servizio di accoglienza della Protezione Civile e la Croce Rossa nazionale per ora sta cercando di prestare soccorso ai civili in fuga negli stadi e nelle scuole, ma la situazione è tutt’altro che semplice.
L’EMERGENZA NAZIONALE PROCLAMATA DAL PRESIDENTE PETRO: GLI SCENARI DELLA GUERRA TRA FARC E MILIZIE ENL
Sembrano purtroppo lontani gli anni dell’accordo storico tra il Governo della Colombia e le Farc, un lungo percorso durato decenni e che passò anche da un controverso referendum popolare: l’accordo storico siglato nel 2022 a Cuba sembra porre la Colombia verso un nuovo inizio, dove le milizie dei narcotrafficanti potevano essere neutralizzate nel breve tempo imponendo un periodo di pace e conciliazione sociale. Tutto infranto, o quasi, con la crisi esplosa nel Catatumbo, la zona a nord-est del Paese sudamericano: anche per questo motivo il Presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha proclamato l’emergenza nazionale a partire dal 20 gennaio 2025 e fino a che non cesserà lo scontro sanguinoso tra le Farc e le milizie dell’ELN.
La guerra “narco-armata” ormai a cielo aperto è divenuta priorità nazionale con il Governo impegnato in un difficile schema di “dialogo” con le ali armate in conflitto nel nord del Paese: «La rivoluzione può essere fatta solo con il popolo e senza violenza. La pace è la bandiera rivoluzionaria perché è la bandiera della vita», scrive Petro su X denunciando la totale perdita di sensibilità e intelligenza per le milizie di matrice marxiste (se mai si potessero definire forze “democratiche”, come molti le consideravano in questi anni). Con l’annuncio dell’emergenza nazionale, il Governo colombiano si appresta ad avere poteri “maggiorati” per poter scongiurare una guerra civile nazionale ben più ampia e che riporterebbe la Colombia indietro di decenni nel quadro di pacificazione sociale. Nei colloqui di pace saltati finora i due punti all’ordine del giorno sono stati considerati irricevibili dal Governo, ovvero il controllo dell’area del Catatumbo – leggasi, controllo della droga nel nord della Colombia – e il riconoscimento dell’ELN come democratica organizzazione politica.