ALLARME GUERRA UCRAINA-RUSSIA: L’ATTACCO DI KIEV A KURSK (FORSE) CAMBIA IL CONFLITTO
L’attacco sferrato ieri nella regione di Kursk rischia di cambiare le sorti, almeno nel breve periodo, della guerra tra Russia e Ucraina: l’incursione di almeno 300 soldati ucraini della 22esima Brigata (con 11 carri armati e circa 20 veicoli corazzati) è avvenuta al confine in territorio russo, vicino alle città di Nikolayevo-Daryino e Oleshnya, all’interno della regione di Kursk. Dopo 896 giorni di guerra dopo l’invasione della Russia in Ucraina, la reazione di Kiev ha cercato probabilmente di spostare la pressione dell’esercito russo in Donbass verso i propri stessi confini: un blitz con soldati e carri armati che ha provocato finora 5 morti e circa 20 feriti, prima che la Russia riuscisse a fermare l’avanzata su Kursk.
Una risposta però lenta che ha fatto innervosire e non poco il Cremlino: come riporta “Il Giornale”, gli ucraini sarebbero riusciti a consolidare le proprie posizioni arrivando ad occupare parte del territorio russo per 10 chilometri oltre il confine. Un attacco preparato da lontano, su larga scala, con strumenti anche di guerra elettronica che ha messo in crisi per giorni le comunicazioni tra Mosca e le proprie forze dispiegate al confine. Nel momento storico in cui la guerra Russia-Ucraina sembra essersi “fermata” con diversi attacchi strategici e razzi ma senza più movimento delle truppe sul campo, l’attacco di Kursk potrebbe svoltare il conflitto, a prescindere di chi possa andare a vantaggio. La difesa dei propri confini non era in questo momento una priorità della Russia contro l’Ucraina, in difficoltà e in forti perdite dopo oltre due anni di conflitto: l’attacco ha come rimesso in allarme il Cremlino, da non escludere quindi una risposta massiccia delle forze russe. Inoltre, l’attenzione è posta sul riaccendersi del conflitto a pochi mesi dalle Elezioni Usa dove uno dei due candidati, Donald Trump, si è posto l’obiettivo di stoppare la guerra in Ucraina concedendo colloqui di pace.
LE REAZIONI ALL’ATTACCO DI KURSK: IRA PUTIN, IL RILANCIO DI ZELENSKY E LE SPIEGAZIONI CHIESTE DA WASHINGTON
«L’attacco di Kursk è una provocazione su larga scala»: così il Presidente russo Vladimir Putin apre la riunione del Governo nelle ore in cui la guerra Russia-Ucraina è “ripresa”con l’interesse mediatico di una comunità internazionale che attende sviluppi allarmanti in Medio Oriente. L’ira del Cremlino è per l’attacco ucraino, per i tempi di reazione non eccelsi delle forze russe e per le presunte armi americane utilizzate: «le forze di Kiev fanno fatto ricorso a bombardamenti indiscriminati, anche con missili, su strutture civili», denuncia ancora Putin.
Secondo le fonti raccolte da Mosca, i raid dell’Ucraina iniziati il 6 agosto 2024 si sarebbero serviti di veicoli Humvee e di strumenti messi a disposizione dagli Stati Uniti. Il tema non è da poco visto che al momento non è modificata la posizione ufficiale Usa sulla guerra Ucraina-Russia: sostegno, aiuti, armi e ora anche jet, ma mai per colpire fuori dal territorio ucraino. Anche per questo motivo, l’irritazione da Washington viene fatta “intendere” con una nota della Casa Bianca in cui si chiedono «chiarimenti a Kiev in merito agli eventi nella regione di Kursk. La posizione di Washington sull’uso dI armi americane sul territorio russo non è cambiata». Zelensky nel frattempo ordina l’evacuazione di 6mila cittadini ucraini che vivono vicino al confine con la regione di Kursk: i tank russi avrebbero nel frattempo ucciso almeno 260 soldati ucraini oltre che affossato 50 veicoli corazzati. Il timore di una nuova invasione dopo il 2022 mette il Governo Zelensky in forte difficoltà anche se la “mossa” di Kurs appare per lo più un modo per sbloccare un conflitto “in stallo” e con continue sconfitte di Kiev negli ultimi mesi. Sono intanto 3 i morti, 15 i feriti nei raid lanciati dalla Russia nelle ultime 24 ore contro l’Ucraina: come riporta il Kiev Independent, si tratta degli Oblast di Kiev, Luhansk, Vinnytsia, Sumy, Cherkasy, Mykolaiv, Chernihiv, Dnipropetrovsk, Khmelnytskyi, Kharkiv, Kherson, Zaporizhzhia e Donetsk.