La repressione a Gaza (ancora) sotto la mano di Hamas: palestinesi "ribelli" fucilati in pubblica piazza. Il video choc e cosa c'è in ballo nella Striscia
LA RESA DEI CONTI PER LE VIE DI GAZA DOPO L’ACCORDO DI PACE: HAMAS ORDINA FUCILAZIONI E TORTURE
Ci ha colpito in queste ore un video circolato ieri sera a Udine prima della partita Italia-Israele e prima degli indecenti scontri con i violenti pro-Pal contro la Polizia: il mondo internazionale si chiede quale futuro possa avere la sigla terrorista di Hamas, accusata di violenze indicibili contro la popolazione palestinese ben prima del 7 ottobre 2023, anche se in maniera più “nascosta” e senza nessuno che si domandi se non possa essere anche quello “genocidio”.
Ebbene, in piazza ieri a Udine un’attivista della comunità LGBTQ ha sottolineato come la bandiera trans deve supportare la resistenza palestinese contro il nemico Israele: con sicura buona fede, questi e tanti altri attivisti sono pienamente convinti che il massacro a Gaza debba terminare e che sia unicamente imputabile alle condotte del Governo Netanyahu. Il problema è che osservando un altro video che tristemente circola anch’esso in queste ore, anche a livello internazionale, occorre fare i conti con quello che Hamas sta compiendo (o meglio, sta continuando a compiere) per le vie di Gaza City dopo la firma dell’accordo di pace con Trump, Qatar, l’Egitto e la Turchia.

Il video è di lunedì ma è divenuto virale nelle scorse ore, e mostra combattenti di Hamas che in pubblica piazza fa fucilare sette palestinesi inginocchiati: un’autentica esecuzione, una mattanza a sangue freddo e davanti alla folla attorno che osserva incitando. Visto che spesso si rischia di rimanere vittime di fake news o video del passato “rimessi” online, le immagini che abbiamo scelto di non mostrarvi per l’orrore e la mattanza che ne derivano, sono state verificate dalla Reuters e poi dalla CNN che le ha pubblicate.
Quello che sappiamo è che Hamas in questo periodo di tregua sta rappresentando un ruolo di “polizia” nella Striscia prima che venga decisa nella seconda parte dell’accordo di pace quale sarà il destino e il suo disarmo.
IL CONCETTO DI “PACE” PER IL TERRORISMO DI HAMAS: IL VIDEO CHOC NON LO MOSTRIAMO MA…
Vedere però autentiche bande di Hamas armate che conducono vere e proprie rese dei conti tra i vari clan palestinesi considerati ribelli contro la jihad islamista, non depone affatto a favore di una pace che sarà ancora molto lunga da raggiungere. Non lo ha mai nascosto, nonostante l’accordo, Hamas vuole rimanere perno all’interno della Striscia di Gaza e starebbe mettendo in atto una sorta di vendetta contro i vari esponenti palestinesi che negli scorsi mesi hanno tentato di alzare la testa contro la morsa del regime interno jihadista contestando sì le bombe di Israele ma anche le nefandezze compiute dalla sigla affiliata all’Iran anche ben prima dell’inizio della guerra.

Famiglie rivali, definiti “clan” dalla propaganda di Hamas, vengono così ora attaccate, torturate e fucilate in pubblica piazza: oltre al video diffuso dalla CNN vi è notizia in questi giorni di altre esecuzioni avvenute sempre con i miliziani di Hamas in prima fila nell’attaccare la popolazione palestinese rea di non sostenere i progetti del partito jihadista. Si tratta in alcuni casi di vecchi eredi del partito Fatah, rivale di Hamas nei decenni scorsi all’interno della Striscia ed eliminato quasi del tutto nel 2007 quando i suoi membri furono cacciati da Gaza.
Dopo 20 anni di dominio quasi incontrastato, la pace imposta da Trump e Paesi Arabi prevede tra i 20 punti anche il disarmo di Hamas che invece non intende arretrare e rischia seriamente di mettere in crisi la già fragile tregua raggiunta dopo la liberazione degli ostaggi israeliani: Hamas accusa i ribelli palestinesi di aver collaborato con Israele durante la guerra e negli ultimi mesi di tentata trattativa di pace, ma di fatto si macchia degli stessi crimini e nefandezze di cui da tempo viene accusata dalle poche ma esistenti voci dissidenti all’interno della Striscia.
Il video choc della fucilazione non lo mostriamo ma esiste, è facilmente reperibile sui social di mezzo mondo: il punto è iniziare a capire (o ammettere, e s questo l’informazione mondiale è purtroppo reticente) che all’interno di Gaza è tutt’atro che coesa la popolazione palestinese a fianco dei “partigiani resistenti” di Hamas, e che esiste invece un microcosmo di sigle, famiglie e clan che non vedono l’ora di vedere finire la morsa tirannica di un movimento per troppo tempo “coccolato” anche a livello internazionale.
