Il rapporto tra Chiesa e Internet oggi sta vivendo una nuova fase. Da un lato uno spazio interattivo e informativo principe della contemporaneità che ha vissuto negli ultimi anni veloci cambiamenti rispetto al suo approdo in Italia nei primi anni Novanta: dall’originaria scoperta della navigazione on line e della posta elettronica, caratteristiche della fase della Rete Web 1.0, siamo passati ora a un nuovo scenario multimediale grazie al Web 2.0, con elevate opportunità di interazione legate allo sviluppo dei tanto chiacchierati social network.
Dall’altro la Chiesa, il suo messaggio di salvezza con oltre duemila anni di storia. Il volume Chiesa e Web 2.0. Pericoli e opportunità in rete di Vincenzo Grienti (Editrice Effatà, pp.gg 96; 8,50 euro) analizza con competenza e sobrietà questa nuova fase della Rete, sottolineando in particolare come la Chiesa comunica all’interno di questo rinnovato «cyberspazio», come si ponga nei confronti delle enormi opportunità e degli inevitabili rischi che la nuova frontiera del Web offre alla società contemporanea.
Il fenomeno dei social network come Facebook, My Space, Twitter, Wikipedia e tanti altri da qualche anno è approdato in Italia coinvolgendo singoli utenti di internet, soprattutto giovani, ma anche organizzazioni e istituzioni. Le relazioni sono il cuore del Web 2.0, locuzione sintetica, quest’ultima, usata per spiegare che Internet è passato da una fase di diffusione popolare, avvenuta circa quindici anni fa, a quella attuale del moltiplicarsi di applicazioni e software che facilitano la socializzazione in rete. Sono milioni le persone che ogni giorno si connettono a Internet e instaurano relazioni umane. Ma è la stessa cosa di instaurare relazioni faccia a faccia? E la Chiesa come si pone davanti al mondo del Web 2.0? Qual è la “logica del cristianesimo” nella cybercultura? Interrogativi che Vincenzo Grienti con il piglio del cronista che vuole cercare di capire questo nuovo fenomeno, affronta in un instant book dal linguaggio semplice e immediato. «Occorre “entrare” in questa nuova mentalità, non per essere avvolti e inghiottiti dall’ipertecnologia, come del resto accade a molti entusiasti del web, ma semplicemente per elaborare un discernimento sia rispetto alle tesi degli entusiasti, sia nei confronti dei critici apocalittici – spiega Grienti -. Buon senso, responsabilità e competenza sono tre parole-chiave su cui vale la pena puntare. Tre condizioni indispensabili, soprattutto in questa nuova fase del web accelerata. È d’obbligo anche in questo ambiente non dimenticare l’esistenza di una «emergenza educativa» che incita ad essere preparati, ad arrivare prima che la velocità degli strumenti prenda il sopravvento sull’uomo, a rendere sempre più necessaria una preparazione adeguata all’utilizzo dello strumento».
Monsignor Dario Edoardo Viganò, Preside dell’Istituto Redemptor Hominis della Pontifica Università Lateranense, che firma la prefazione del saggio, sottolinea che «accanto alle grandi opportunità, c’è il serio rischio che il web stia creando un circuito di solitudini di tastiera, di gente che s’illude sul fatto che per comunicare davvero basti usare il mouse, come dimostrano i sempre più frequenti casi di dipendenza e di nevrosi da Internet; insomma non è tutto oro quel che luccica e l’autore è avvertito sul fatto che i social network possono giocare nella perdita della dimensione della realtà e far incorrere nella solitudine del cittadino globale». Nonostante, dunque, i pericoli, gli usi impropri legati alla Rete, pericoli comunque associabili a tutti i mezzi di comunicazione, In¬ternet si è rivelato un medium straordinario, – prosegue monsignor Viganò – in grado di favorire il dialogo fra gli uomini, nelle diversità culturali, sociali e religiose, in grado di promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia» come ha afferma Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 43ª Giornata Mondiale per le comunicazioni sociali. Benedetto XVI ha infatti messo in evidenza proprio questo aspetto positivo riscontrabile nelle nuove tecnologie: «In questo contesto, è gratificante vedere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti».