Claude for Education di Anthropic rivoluziona l'istruzione superiore, stimolando il pensiero critico, ma presenta rischi per l'autonomia intellettuale

Il recente comunicato di Anthropic – azienda pioniera e innovatrice nel settore dell’intelligenza artificiale – riguardo all’imminente lancio del nuovo sistema Claude for Education rilancia il tema, discusso e dibattuto, della necessaria conciliazione tra educazione e formazione scolastica e l’impatto delle nuove tecnologie: la neonata piattaforma, destinata proprio all’istruzione superiore, si pone l’obiettivo di rinnovare totalmente i processi di insegnamento, apprendimento e organizzazione accademica, rendendo l’analisi critica il fulcro di ogni tipo di percorso educativo, anche se supportato dalla tecnologia.



Claude for Education è stato concepito proprio per stimolare un percorso cognitivo attivo, incoraggiando gli studenti ad elaborare il pensiero critico, piuttosto che affidarsi a soluzioni standard e preconfezionate, ormai facilmente accessibili: si tratta di un approccio che mette nettamente le distanze dal modus operandi tradizionale di apprendimento basato su strumenti tecnologicamente avanzati, che spesso premia la velocità rispetto alla profondità di pensiero.



Ma qualsiasi progresso porta con sé un prezzo da pagare e – in questo senso – non è da sottostimare la possibilità che, pur promuovendo un’apparente autonomia intellettuale, l’intelligenza artificiale finisca per diventare un jolly che i giovani, abituati alla risoluzione immediata dei problemi, possano utilizzare senza sviluppare quelle competenze umane fondamentali come il ragionamento indipendente e la capacità di fare errori, imparare da questi, per poi non ripeterli.

IA nelle scuole: opportunità e rischi nella nuova era educativa

Le funzionalità fornite dal nuovo sistema, che vanno dalla creazione di rubriche e correzione di saggi per gli insegnanti, fino alla gestione amministrativa più fluida, passando per la possibilità di ricevere feedback ad hoc per gli alunni, sembrano volte a migliorare e perfezionare il sistema educativo, ma sorge spontaneo chiedersi se l’automazione dell’insegnamento possa davvero sostituire il valore umano del processo educativo e quanto si possa delegare a un’intelligenza artificiale senza perdere l’elemento di interattività, che è alla base della formazione.



I docenti, anche con il supporto dell’IA, rimangono i principali attori, se non i responsabili direttamente coinvolti, nella crescita emotiva e intellettuale dei propri alunni, ma l’equilibrio tra l’integrazione di strumenti tecnologici e l’umanità della relazione educativa è estremamente sottile e difficile da decifrare.

Oltrepassato l’entusiasmo per l’efficienza della nuova piattaforma, il rischio che l’IA possa ridurre la formazione a un processo quasi meccanico, dove il pensiero critico è sollecitato solo in maniera superficiale, è concreto.

Prendere come esempio le università che hanno già adottato Claude, come la Northeastern University o la London School of Economics, ci offre uno spunto per riflettere, e se da un lato l’integrazione dell’IA può rendere più performanti le capacità degli studenti nell’analisi e nella gestione di dati, dall’altro può rappresentare un pericolo se utilizzata in modo troppo incentrato su soluzioni rapide, istantanee e meccaniche, senza che vi sia uno spazio per il dialogo critico o per la discussione aperta.