Non vota a Roma, però non trova parole buone da spendere quasi per nessuno nel voto per quelle Elezioni Comunali che il 12 giugno 2013 lo incoronarono sindaco della Capitale: stiamo parlando ovviamente di Ignazio Marino che oggi su “Libero Quotidiano” ripercorre quest’ultima settimana di campagna elettorale, ritornando sulle sue parole incendiarie contro il Pd romano e in generale sul Centrosinistra.
«Per Raggi nessun endorsement, ma aspetto le scuse del Pd», aveva tuonato su Facebook ad una settimana dal voto. Ora però, ad urne aperte, il medico ed ex sindaco della Capitale ritorna sulle scelte fatte dal Partito Democratico e dal candidato sindaco Roberto Gualtieri che non sono affatto piaciute: «continuo a pensare che gli onorevoli consiglieri che nel 2015 obbedirono all’indicazione del loro partito e tradirono le romane e i romani, sfiduciandomi davanti ad un notaio, abbiano perso l’occasione di svolgere il loro importantissimo ruolo in maniera onorevole». Marino spiega come avrebbe apprezzato molto di più la coerenza, la correttezza e il coraggio «di un attacco duro e severo in Aula, ma il tradimento è sempre vile». Non torna sui suoi passi insomma l’ex sindaco della Capitale, oggi impegnato per lavoro a Philadelphia e in Pennsylvania.
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IGNAZIO MARINO E IL RAPPORTO CON IL M5S DI RAGGI
Critico col Pd, non tenerissimo neanche col Movimento 5Stelle anche se nei confronti di Virginia Raggi la porta di Ignazio Marino è tutt’altro che chiusa: «Vi sono molte scelte di Virginia Raggi, dallo stadio della Roma al no alle Olimpiadi che non ho condiviso. Posso esprimere apprezzamento per chi da posizioni di attacco duro e strumentale passa a chiedere scusa pubblicamente e ripetutamente? Se qualcuno ti fa del male e poi ti chiede scusa puoi reagire solo in due modi: credergli o non credergli». Spezza una lancia in favore di Enrico Letta e del tentativo di «sanare le correnti interne del Pd», mentre non depone affatto l’ascia con Matteo Renzi, «è vittima della sua personalità», oltre che «Non ricordo alcun mea culpa da parte di Renzi e no, non ci siamo più sentiti, ma già da molto prima che venissi allontanato dal Campidoglio. Da presidente del Consiglio non rispondeva alle telefonate del sindaco di Roma».