Il film di Alessandro Tonda "Il Nibbio" parla di Nicola Calipari e della sua tragica fine avvenuta vent'anni fa

Vi consiglio su Netflix il film Il Nibbio (2025) con la regia di Alessandro Tonda.

4 marzo 2005, Baghdad, Iraq. Notte, posto di blocco delle truppe americane, una sventagliata di mitra colpisce un’auto, l’alto funzionario del Sismi Nicola Calipari si para come scudo per salvare la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena rapita dai jihadisti ventotto giorni prima. Nicola Calipari muore. Doveva essere la sua ultima missione.



Il militare americano Mario Louis Lozano sparò, secondo il comunicato ufficiale Usa, “in conformità con le regole d’ingaggio per neutralizzare un veicolo sospetto“. La ricostruzione italiana per le testimonianze dell’autista (anche lui agente del Sismi) e della giornalista diverge da quella americana.



Lozano sparò perché in preda alla paura? Fu un omicidio intenzionale? Gli americani erano per la linea dura con i sequestri, non pagavano i riscatti per non finanziare il terrorismo jihdaista e l’operato italiano non venne visto di buon occhio, sia nella fase di mediazione che di salvataggio di Giuliana Sgrena.

Un complotto americano? Qualcuno dei servizi italiani pro Usa diede loro una dritta fasulla, cioè che la macchina era un’autobomba? Fu invece opera del mediatore sunnita che rifilò la stessa balla agli americani?

Congetture, supposizioni, teoremi, WikiLeaks, ma come si suol dire: “Ai posteri l’ardua sentenza”.



Di fatto Nicola Calipari è stato ucciso, Giuliana Sgrena ha affermato che è un eroe, è stata salvata da lui due volte, ha fatto di tutto per la sua liberazione e con il suo corpo l’ha protetta dai proiettili.

Fonte: Pexels.com

Questo quello che è accaduto, il film è molto sobrio, non imputa colpe, evidenzia alcuni attriti nel Sismi e con gli Usa.

Ma il fulcro del film Il Nibbio è la figura di Nicolò Calipari, il suo amore per la moglie Rosa Maria Villecco (Anna Ferzetti, al Festival di Venezia con La Grazia di Sorrentino) e i due figli, il rapporto con loro e il suo lavoro. I media parlano spesso dei servizi segreti come di un’entità oscura con trame e depistaggi, qui viene esaltata la figura innanzitutto di un uomo che ha svolto instancabilmente il suo lavoro di servitore dello Stato in maniera integra e trasparente con dedizione assoluta. Il suo obiettivo era salvare una vita umana e si è sbattuto con determinazione e coraggio fin dalla fase di mediazione volando più volte in Iraq e a Dubai.

Con chi incontrava instaurava sempre un rapporto umano vero, chiaro e determinato professionalmente come nel caso degli incontri con il mediatore sunnita.

Andò dal direttore de Il Manifesto e inizialmente fu accolto tiepidamente, ma mise in chiaro subito che dovevano lavorare insieme per raggiungere lo scopo della liberazione della Sgrena.

Per il suo modo di agire con il massimo della trasparenza fu perciò stimato da tutti.

Nicola Calipari è interpretato da Claudio Santamaria in maniera eccezionale, sia fisicamente (perse un botto di chili), sia negli atteggiamenti. Ci rende partecipi del modo di ragionare e di desiderare che Calipari aveva nella vita per realizzare uno scopo positivo. Sonia Bergamasco è Giuliana Sgrena, spaventata, paurosa di dover morire. Anche lei brava e non sopra le righe.

Il Nibbio è il titolo del film perché era il nome in codice che Calipari aveva scelto, un uccello rapace della sua terra che è simbolo di protezione e coraggio.

 

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