In un’aula di tribunale ad Ancona è andato in scena il processo ai danni di un uomo, un 42enne, accusato dalla moglie, una 29enne bengalese e connazionale presentatasi in burqa, di picchiarla. Lei, come riferisce il Corriere della Sera, si chiama Antora Sarmin e il compagno di vita, presentatosi in tribunale con un’aria spavalda, precisa il quotidiano, è apparso quasi indifferente di fronte alle accuse della donna, invece terrorizzata.
Il giudice ha infatti chiesto il domicilio alla 29enne bengalese, ma lei si è rifiutato di fornirlo, dicendo “Ho paura”, temendo che il marito possa trovarla e farle ancora del male. La prima udienza di un processo che appare la fotocopia di molti altri purtroppo già visti, si è consumata nella giornata di martedì scorso, una “storia di disperazione e coraggio”, precisa ancora il Corriere. La povera 29enne bengalese presentatasi con il burqa vive da sette anni un incubo, schiavizzata dal marito/padrone, picchiata, insultata e soprattutto, obbligata a servire almeno una quindicina di suoi connazionali, ovviamente tutti uomini, compreso il marito.
29ENNE BENGALESE RIDOTTA IN SCHIAVITÙ: NEL 2022 LA RIBELLIONE
Non era più una donna, ne tanto meno un essere umano, era semplicemente un’entità che viveva agli ordini di un uomo senza scrupoli, che serviva in un piccolo appartamento al quartiere di Ancona del piano. Il dramma di Antora si è concluso fortunatamente nel 2022, a febbraio di due anni fa, quando la stessa ha trovato la forza di denunciare e di ribellarsi, e nel contempo di scappare dal marito, annunciando la sua libertà ai famigliari, ma anche al compagno e ai conoscenti, attraverso WhatsApp.
Una volta fuggita il marito ha preparato le contromosse e si è recato dai carabinieri a denunciarne la scomparsa, ma come scrive il Corriere della Sera, un maresciallo si è insospettito di conseguenza hanno fatto partire delle indagini, risalendo ad un’amica della donna in fuga che però non ha voluto parlare, capendo che c’era qualcosa che non va: la testimone aveva paura ma ha spiegato che Antora era scappata “in quanto teme di venire uccisa”.
29ENNE BENGALESE RIDOTTA IN SCHIAVITÙ: LA FUGA DA UN AMICO
Nel frattempo la 29enne senegalese di Ancona era fuggita a Bologna, dove sperava di trovare accoglimento da parte di un gruppo di conoscenti che però la rifiutarono, non volendo avere niente a che fare con quella storia. Antora è volata quindi a Carrara da un bengalese che aveva vissuto nel suo appartamento e che aveva visto da vicino l’incubo con cui era costretta ad avere a che fare ogni giorno la stessa vittima: all’epoca tentò di difenderla ma fu cacciato.
A quel punto, una volta trovato un tetto dove stare, è scattata la denuncia e quindi è iniziato il processo, con l’udienza di cui sopra. La donna ha raccontato di essere finita diverse volte in ospedale, e una volta ha anche perso un bimbo, forse perchè costretta ad assumere un mix di farmaci: questa barbarie deve finire.