LA DECISIONE DELLA CORTE COSTITUZIONALE SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA “PREMIA” IL GOVERNO E BOCCIA IL REFERENDUM
Con un timing perfetto rispetto alla conclusione del giuramento di Donald Trump in America, la Corte Costituzionale ha annunciato in serata la bocciatura netta del Referendum contro l’Autonomia differenziata: non è ammissibile e dunque non vi potrà essere una consultazione popolare in merito, per il semplice fatto che l’oggetto del quesito (e le sue finalità) non sono per nulla chiari. In attesa del deposito della sentenza con tutte le motivazioni – che avverrà nelle prossime settimane – il comunicato stampa della Consulta annuncia le decisioni prese in questa importante Camera di Consiglio che precede la nomina del nuovo Presidente della Corte in arrivo domani mattina, 21 gennaio 2025.
L’abrogazione totale richiesta da quasi tutti i partiti del Centrosinistra (Pd, M5s, Italia Viva, AVS), dal sindacato CGIL e da alcuni Consigli Regionali delle Regioni guidate dal “campo largo”, non è ammissibile secondo i giudici della Consulta perché la formula del quesito, e le sue motivazioni, non risultano affatto chiare per l’eventuale elettore alle urne. La legge dell’Autonomia Differenziata, approvata dal Governo Meloni e dal Parlamento lo scorso 26 giugno 2024, veniva richiesto tramite Referendum di poterla abrogare completamente in quanto avrebbe rappresentato una spaccatura ingiusta del Paese, con disparità emerge in diversi ambiti sottoposti a iter “autonomi”.
Con la decisione della Consulta invece viene bocciato il Referendum, con dicitura molto netta: «La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari». Una mancata chiarezza che non renderebbe la scelta dell’elettore pienamente consapevole, ricorda la Corte Costituzionale: sebbene la stessa Consulta abbia già manifestato alcune critiche su diversi profili della legge Autonomia differenziata, quanto contenuto nel Referendum della sinistra alzerebbe la funzione della medesima. Come conclude ancora il comunicato della Consulta, gli elementi posti da firmatari referendari nel quesito (eccolo qui depositato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 5 luglio, ndr) non possono essere oggetto di un referendum abrogativo, semmai solo di una eventuale revisione costituzionale.
REGIONE LOMBARDIA: “FALLITO IL TENTATIVO DI CONTRAPPORRE IL NORD ITALIA AL SUD”
Lo scorso 14 novembre era stata la stessa Corte a definire l’Autonomia Differenziata come legge pienamente costituzionale, sebbene fossero riconosciuti illegittimi alcuni profili contenuti nello stesso ddl Calderoli: specie sul tema dei LEP, alcune modifiche dovranno essere modulate dal Governo e poi approvate dal Parlamento. Con poi il via libera della Cassazione alla possibilità di proseguire con il Referendum, gli oppositori della legge Calderoli avevano sperato in un esito positivo anche per la Consulta, salvo venire smentiti oggi con il comunicato piuttosto scarno della Corte.
Tra i primissimi interventi di commento alla decisione della Consulta, è importante l’affondo di Regione Lombardia in risposta alle tante critiche sollevate dal Centrosinistra contro il dispositivo di legge approvato in Parlamento la scorsa estate: secondo il Governatore Attilio Fontana – con il collega del Veneto Luca Zaia tra i primissimi a spingere per approvare l’Autonomia Differenziata – quanto emerso oggi rende palese il fallimento dei vari partiti di sinistra nel contrapporre il Nord del Paese al Sud, «è stato smontato dalla Corte Costituzionale». L’impostazione della legge Calderoli è corretta e coerente con i dettami della Carta, prosegue il Presidente di Regione Lombardia, tanto che appunto non v’è bisogno di alcun quesito referendario abrogativo: assieme al comunicato di Fontana, anche il sottosegretario alla Presidenza con delega all’Autonomia – Mauro Piazza – ricorda come dopo questa decisione della Consulta verrà attivato il negoziato con il Governo per accelerare l’iter di Autonomia della Lombardia.
CONSULTA: “AMMISSIBILI TUTTI GLI ALTRI REFERENDUM”, DA CITTADINANZA A JOBS ACT E INDENNITÀ LICENZIAMENTO
Di contro, ad un Referendum considerato illegittimo come quello sull’Autonomia differenziata, corrispondono altri 5 referendum invece considerati del tutto ammissibili secondo la Corte Costituzionale: anche qui occorrerà attendere le motivazioni e il deposito della sentenza, ma si procederà a Referendum popolare per i cinque temi “attenzionati” negli scorsi mesi da altrettante richieste depositate in Gazzetta Ufficiale.
Dal Referendum abrogativo sulla legge della Cittadinanza italiana a quello contro il Jobs Act del Governo Renzi, passando per i referendum abrogativi sui contratti di lavoro a termine, sulla responsabilità solidale del committente negli appalti, per finire con le indennità di licenziamento nelle piccole imprese. Le rispettive richieste dei 5 quesiti referendari sono state ritenute dalla Consulta adeguate e ammissibili, dato che non rientrano «in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario». Come ha sottolineato su X il fondatore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco, la decisione della Consulta contro il Referendum sull’Autonomia è un’ottima notizia per il Governo Meloni su due fronti: per il sostanziale via libera alla Legge Calderoli, ma anche perché l’inammissibilità di tale referendum avrebbe potuto essere un traino importante al Sud Italia sugli altri quesiti chiave, specie per lavoro e cittadinanza.
Ammissibili 5 referendum: cittadinanza, jobs act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine, responsabilità solidale del committente negli appalti.https://t.co/VCItHCLkaN#Comunicato #Referendum #Cortecostituzionale pic.twitter.com/pWLFf3MhsZ
— Corte Costituzionale (@CorteCost) January 20, 2025