Con ka terza stagione "Invasion" si conferma una delle serie più raffinate e sottovalutate tra le produzioni del catalogo Apple
La terza stagione di Invasion, la serie sci-fi prodotta da Apple TV+, conferma e amplifica le ambizioni del progetto creato da Simon Kinberg e David Weil: raccontare un’invasione aliena non attraverso la spettacolarità fine a se stessa, ma tramite la lente “umana” di chi la vive, la subisce e, talvolta, cerca di comprenderne l’origine.
Cosa vogliono? Perché sono qui? Sono nemici o potenziali amici? Dopo due stagioni di costruzione – lenta ma affascinante -, la terza stagione di Invasion trova finalmente un equilibrio maturo tra tensione emotiva, azione e riflessione sul destino del mondo.
Dopo circa due anni in cui il pianeta ha ripreso come se niente fosse successo la vita “normale”, ricompaiono improvvisamente i primi segnali di un risveglio della presenza degli alieni che, a differenza di quello che si era fatto credere, non hanno mai lasciato la Terra.
A conferma di ciò da una delle stazione militari dislocate accanto alle vecchie astronavi apparentemente abbandonate riappare Tremante Cole, il soldato che ha sconfitto l’invasore con uno straordinario gesto di coraggio compiuto insieme al giovane Casper, e che il mondo intero venera come un eroe.
Cole non sa dire cosa sia successo, soprattutto non ricorda nulla della sua azione, anche perché ogni volta che cerca di ripensare a quel momento viene assalito da fortissimi mal di testa. Ma la stessa condizione, simultaneamente, colpisce anche gli altri protagonisti della nostra storia, ormai sempre più vicini tra di loro.
A cominciare da Mitsuki Yamato, nei cui panni troviamo l’attrice giapponese Shioli Kutsuna, la brillante ingegnera giapponese ormai votata a una ricerca quasi mistica sul linguaggio e sulla mente degli alieni. La sua interpretazione è tra le più intense: fredda, fragile, determinata, con quel misto di dolore e genio che fa del suo personaggio il cuore pulsante della stagione.
Ancora una volta ritroviamo l’infermiera Aneesha Malik, interpretata da Golahiften Farahani, la dimensione istintiva e materna della serie: la sopravvivenza come unico credo, la protezione dei figli come missione assoluta. Aneesha regala momenti di grande verità emotiva, soprattutto nei confronti del figlio Luke (Azhy Robertson), sempre più coinvolto nella sua connessione con gli invasori.
Shamier Anderson, che interpreta il soldato Trevante Cole, abbandona i toni cupi e tormentati della seconda stagione per ritrovare uno scopo al suo ritorno: Cole è l’archetipo dell’uomo che ha visto l’inferno e ora vuole dare un senso alla propria esistenza.
Visivamente la serie Invasion resta sontuosa, con una regia che alterna panorami desolati e atmosfere claustrofobiche, e una colonna sonora che accompagna il racconto con eleganza. Ma ciò che distingue davvero Invasion da tanta fantascienza contemporanea è la sua volontà di rimanere umana: di far sentire gli alieni non solo come minaccia esterna (non sappiamo ancora se essi sono nemici o cercano di dirci qualcosa), ma come riflesso delle nostre paure più intime.
La terza stagione di Invasion riesce in pieno in questo intento, confermando la serie come una delle più raffinate e sottovalutate produzioni del catalogo Apple.
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