L’aggiornamento dei limiti nell’ISEE Universitario 2025/2026 amplia l’accesso alle borse di studio, ma le risorse restano insufficienti

Le modifiche presentate nell’ISEE universitario 25/26 riguardo agli importi minimi delle borse di studio mettono in luce una questione fondamentale quanto controversa: la capacità dello Stato di garantire un’istruzione accessibile e inclusiva per tutti gli studenti, indipendentemente da quale sia il loro background economico.



L’aggiornamento delle soglie, anche se coerente con l’inflazione in corso, non risolve il problema di fondo che grava da anni sull’intricato sistema delle agevolazioni economiche per gli universitari. “Aumentare i limiti ISEE non basta, servono più fondi e meno burocrazia per evitare che gli studenti siano costretti ad abbandonare gli studi!” E’ il grido delle associazioni studentesche, evidenziando come la reale difficoltà sia rintracciabile non solo nei numeri, ma anche nell’accessibilità pratica alle borse di studio.



Il nuovo limite massimo ISEE, fissato a 27.948,60 euro, e quello ISPE, portato a 60.757,87 euro, allarga leggermente il pubblico di coloro che possono beneficiarne, ma non risolvono la distanza tra chi può contare su un aiuto economico familiare solido e chi deve mantenersi gli studi con pochi strumenti a disposizione e condizioni di vita sempre più precarie e incerte.

L’importanza delle borse di studio non può essere ricondotta a una mera questione di numeri, in quanto, rappresentano un mezzo fondamentale della giustizia sociale e un investimento strategico sul futuro del Paese, e per questa ragione, la loro gestione e organizzazione dovrebbe essere una priorità nell’agenda politica nazionale.



ISEE Universitario 25/26: aumentano i beneficiari, ma non basta

Accanto alla revisione delle soglie ISEE, il decreto ministeriale n. 181/2025 ha determinato anche un leggero aumento degli importi minimi delle borse di studio, stabilendo nuove cifre che, pur migliori rispetto al passato, non sembrano capaci di sopperire alla distanza tra il costo reale della vita e le risorse effettivamente disponibili degli studenti.

Gli importi aggiornati prevedono un massimo di 7.072,10 euro per chi studia lontano da casa, 4.132,85 euro per i pendolari e 2.850,26 euro per chi vive nella città dell’ateneo. Se da un lato si tratta di un passo avanti, dall’altro i numeri restano ancora lontani dal coprire completamente le spese che uno studente deve affrontare ogni giorno nel corso dell’anno accademico, soprattutto in quelle città dove il costo degli affitti e delle spese quotidiane continuano a salire a dismisura, giorno dopo giorno.

La questione diventa più complessa se si considera il ritardo costante con cui i finanziamenti vengono erogati, lasciando migliaia di giovani nell’incertezza economica, mettendoli alle strette e costringendoli a lavorare in condizioni di precarietà per riuscire a sostenersi in modo adeguato. E’ ampiamente dimostrato che le nazioni che investono di più nell’istruzione e nella ricerca si trovano coinvolte in un progresso economico e sociale più veloce e duraturo nel tempo. Bisogna dunque domandarsi se l’Italia riuscirà a superare la logica dell’emergenza e a costruire un sistema di borse di studio che sia equo ed efficace.