Iniziato lo sfollamento dei palestinesi da Gaza City mentre Hamas accetta liberazione ostaggi (ma ancora non tutti). Sciopero in Israele contro Netanyahu
PROPOSTA USA-ISRAELE, HAMAS ACCETTA LA LIBERAZIONE DEGLI OSTAGGI (MA NON TUTTI)
Non è la prima volta che Hamas esce dai negoziati tra Qatar, USA ed Egitto accettando le proposte di pace per far terminare la guerra in Medio Oriente, ma purtroppo non è mai stata in grado di rispettare/mettere in pratica le condizioni fissate: il rischio è che anche in questa occasione, con il via libera come «accordo parziale» alla proposta di liberazione degli ostaggi israeliani (successiva al piano di occupazione di Gaza City approvato dal Governo Netanyahu), si possa concludere tutto in un nulla di fatto.
La popolazione palestinese è sempre più stremata, con nuovi raid e nuove morti durante la consegna degli aiuti all’interno della Striscia (non chiaro se si tratti di attacchi dell’IDF o sparatorie nate da provocazioni della stessa Hamas), lo scenario internazionale è sempre più in stallo, specie nei giorni in cui i riflettori mondiali sono puntati più sull’Alaska e sulle evoluzioni della guerra in Ucraina.
Resta comunque la notizia per cui il Premier Netanyahu avrebbe ricevuto un documento firmato da Hamas in cui si accetta il piano dell’inviato USA Witkoff che prevede il rilascio di 18 ostaggi morti e 10 vivi in cambio di un cessate il fuoco di 60 giorni (con annesso rilascio anche di prigionieri palestinesi). Davanti alla apertura comunque parziale degli jihadisti sciiti, Netanyahu ha sottolineato che per interrompere le ostilità su Gaza occorre un accordo globale su tutti gli ostaggi da liberare in una volta sola, con annesso «disarmo di Hamas e smilitarizzazione della Striscia di Gaza».
INIZIATO LO SFOLLAMENTO DI GAZA: L’ANNUNCIO DELL’IDF E DOVE ANDRANNO I PALESTINESI (PER ORA)
Il governo di Israele intende porre una tregua immediata nella Striscia solo nel caso in cui Hamas accetta tutte le condizioni sopra dette, con l’aggiunta di un insediamento di un’autorità araba (che non sia di Hamas o dell’Autorità Nazionale Palestinese) per il mantenimento dei rapporti non conflittuali con lo Stato Ebraico. I negoziatori degli alleati Iran a Gaza hanno spiegato ai diplomatici di Qatar ed Egitto che occorre superare le distanze viste nell’ultimo, fallito, accordo sugli ostaggi a Doha dello scorso mese.
Permane comunque la netta distanza tra Tel Aviv ed Hamas, nel giorno in cui è ufficialmente iniziato lo sfollamento delle persone presenti ancora a Gaza City, primo punto del piano di occupazione a lungo termine dell’IDF (divisa al suo interno sulle potenziali conseguenze che tale pianificazione potrà portare per un’ulteriore escalation della guerra). L’espulsione dei residenti palestinesi da Gaza City parte dall’assunto che l’assedio contro Hamas nel cuore della Striscia deve avere il minor coinvolgimento possibile di vittime civili: da qui lo “spostamento” (sfollamento) verso campi profughi a Sud di Gaza City.
1 milione di persone, questa la cura che occorre tenere a mente per capire l’entità della portata generale dello sfollamento: come ha spiegato il portavoce arabo dell’IDF Avichay Adraee, dal 17 agosto 2025 inizia la distribuzione di tende e materiale per i residenti di Gaza in grado così di spostarsi forzatamente verso l’area a sud. «Gli aiuti entreranno attraverso il valico di Kerem Shalom», conclude il militare su ordine del Governo Netanyahu, grazie all’aiuto di ONU e organizzazioni internazionali
ENORME SCIOPERO A TEL AVIV CONTRO IL PIANO DI OCCUPAZIONE A GAZA: COSA STA SUCCEDENDO
La giornata in Israele è segnata fortemente dai previsti scioperi generali contro il piano di occupazione della Striscia di Gaza, in aperta polemica contro il Premier Netanyahu visto come il politico che potrebbe generare la morte degli ostaggi in mano ad Hamas con quest’ultimo assedio finale: secondo i manifestanti, assieme alle famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas dal 7 ottobre 2023, arrivando all’occupazione totale si aumentano enormemente i rischi per gli ebrei in mano ai loro carnefici, oltre a non risolvere il conflitto portando ad una pace diplomatica.
Strade e autostrade letteralmente occupate e bloccate, scontri e tafferugli con le forze dell’ordine e almeno una trentina di arresti solo nella prima parte della giornata: da Gerusalemme a Tel Aviv fino alle città più piccole di Israele, l’ondata di proteste si fa sentire e si estende fino alla giornata di domani quando il Forum delle famiglie degli ostaggi ha annunciato una maxi protesta al Checkpoint 50 (nome simbolico in quanto ancora 50 gli ostaggi in mano ad Hamas) a ridosso del confine con la Striscia, «Fermeremo il Paese» è il grido partorito dal papà di un ostaggio (Matan Zangauker).
La risposta diretta arriva da Netanyahu, che ringrazia il principale sindacato del Paese (Histadrut) per non aver partecipato allo sciopero di oggi: «Coloro che chiedono la fine della guerra non solo stanno irrigidendo la posizione di Hamas», attacca il Premier contestando che così si arriva a ritardare il rilascio degli ostaggi, ma non solo, «stanno assicurando che gli orrori del 7 ottobre si ripeteranno e che dovremo combattere una guerra senza fine».