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Home » Esteri » Medio Oriente » ISRAELE vs HEZBOLLAH/ La “sicurezza” di Netanyahu (in Libano) ha bisogno un accordo Trump-Iran

  • Medio Oriente
  • Esteri

ISRAELE vs HEZBOLLAH/ La “sicurezza” di Netanyahu (in Libano) ha bisogno un accordo Trump-Iran

Albert Bozo
Pubblicato 24 Novembre 2025
Beirut, Libano. Macerie dopo lo strike israeliano contro Hezbollah nella zona sud della città (Ansa)

Beirut, Libano. Macerie dopo lo strike israeliano contro Hezbollah nella zona sud della città (Ansa)

Ieri Israele ha condotto uno strike contro Hezbollah a Beirut. Il Libano è il fronte della nuova instabilità regionale. Occorre una nuova iniziativa Usa

Chissà come sarà l’atlante geopolitico del 2030. Che colori disegneranno Ucraina e Russia, Sudan e il suo Sud, il Congo di Brazzaville e l’altro di Kinshasa, praticamente tutti gli Stati del Sahel, ma soprattutto il Medio oriente: che confini avranno Israele, Libano, Siria, Gaza e West Bank? Inutile fare previsioni, visto che gli scenari sono sempre più mobili, gli attori agitati da copioni scritti in remoto da sceneggiatori volubili, spinti da inconfessabili odi, credi, mire egemoniche, miraggi economici.


Putin: “Dombass sarà nostro, coi negoziati o con le armi”/ Trump accelera sulla pace: oggi round USA-Ucraina


In Medio oriente è già fin troppo chiaro l’obiettivo di questi assurdi mix: Israele che vuole diventare greater, più grande, magari con l’assorbimento di parte o tutta la Cisgiordania, dei territori meridionali del Libano, di quelli confinanti della Siria; la Siria che invece continua a sognare il suo sbocco al mare, autoproclamandosi padrina (o padrone) del Libano, come già successo in passato; la Palestina dei fanatici di Hamas di Gaza che vorrebbero cancellare Israele dalla faccia della Terra.


TAIWAN/ Tokyo con Taipei come l’Ue con Kiev, non è in grado di aiutarla senza Trump (che può cedere a XI)


In questo enorme calderone, bolle un brodo di coltura per scontri di religione e potere senza fine, faide in cui tanti non saprebbero neanche dire il perché o il quando tutto è iniziato.

“A più di un mese dal cessate il fuoco che apparentemente ha posto fine alla guerra a Gaza, la situazione regionale di Israele assomiglia a un browser web con tutte le schede lasciate aperte – commenta l’analista Amos Harel –, nonostante l’accordo che il presidente Donald Trump ha imposto a Israele e Hamas e nonostante i chiari guadagni militari di Israele su altri fronti: nulla è stato veramente risolto”.


GOVERNO E UCRAINA/ Decreto armi e invito del Papa, quel doppio "messaggio" alla Meloni


Non solo. “La condotta irregolare e carica di contraddizioni della politica estera degli Stati Uniti – sono ancora parole di Harel –, i vincoli politici del primo ministro Benjamin Netanyahu e la sua paura di essere visto debole dall’ala destra ostacolano tutti gli sforzi per affrontare i problemi che stanno ancora ribollendo. In realtà, l’amministrazione Trump stessa rimane impantanata nel disordine strutturale, vacillando da un momento all’altro secondo i capricci e le preferenze personali del presidente”.

Oggi sembra che il punto più infiammabile sia in Libano, non a Gaza, dove comunque ogni illusione di tregua sta svanendo sotto i recenti scontri. Fino a pochi mesi fa, il Libano era visto come una storia di successo israelo-americana. Tra luglio e ottobre 2024, la maggior parte della leadership di alto livello di Hezbollah è stata eliminata, incluso il suo segretario generale, Hassan Nasrallah. Il suo vice e successore, Naim Qassem, è considerato una figura poco brillante che sta avendo difficoltà ad indossare i panni del leader.

Iran, ayatollah Khamenei
L’ayatollah dell’Iran Ali Khamenei (Ansa)

Anche le capacità militari di Hezbollah sono state gravemente degradate. Ma ancora di più, il governo e l’esercito libanese, sotto una nuova leadership e con l’incoraggiamento americano, per la prima volta sono apparsi pronti a confrontarsi con Hezbollah e a tentare di disarmarlo, almeno nelle aree a sud del fiume Litani.

“Tali speranze sono gradualmente svanite nell’ultima estate – sostiene Haaretz –. Hezbollah si è dimostrato un avversario più testardo e sofisticato di quanto si pensasse a Washington. Il gruppo non è stato veloce a cedere alla pressione ma, nel frattempo, ha rinnovato i suoi sforzi per riarmare ed espandere la presenza segreta dei suoi agenti, anche a sud del Litani.

In risposta, Israele ha intensificato i suoi attacchi aerei. Più di 350 membri di Hezbollah sono stati uccisi in questi attacchi da quando è iniziato il cessate il fuoco alla fine di novembre dello scorso anno. Questa settimana, in una mossa insolita, Israele ha anche colpito un obiettivo di Hamas nel sud del Libano, nel campo profughi Ein el-Hilweh vicino a Sidon, uccidendo 14 palestinesi”.

Tutto fa pensare ad un’altra escalation imminente, e l’IDF starebbe già preparando i piani per nuovi scontri mirati con Hezbollah. Certo è che Israele non intende più mostrare moderazione o tolleranza per i suoi nemici, per evitare di dovere affrontare in futuro gruppi terroristici cresciuti a dimensioni di eserciti.

Netanyahu vuole soprattutto riproporsi come guardiano della nazione, colui che ha sconfitto l’Iran e Hamas, e possibilmente Hezbollah. Resta la confinante Siria, dove gli Stati Uniti stanno tentando la strada della moderazione. Pochi giorni fa, però, Netanyahu e i suoi ministri di gabinetto, accompagnati da ufficiali IDF, hanno ispezionato le aree che Israele ha catturato un anno fa nel Golan e nell’Hermon, segno evidente che il fronte rimane irrisolto e segnale d’intransigenza per il presidente siriano Ahmad al-Sharaa.

E rimane aperta anche la questione iraniana, in realtà la madre di tutte le questioni, visto che il regime teocratico di Teheran è il grande burattinaio di tutti i gruppi terroristici e gli Stati che pongono da anni Israele nel mirino. Nel blitz israelo-americano di giugno sono stati inflitti gravi danni al regime e al suo programma nucleare, ma il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ha più volte dichiarato che intende proseguire nei suoi miraggi atomici, lasciando così il Paese esposto a nuovi attacchi.

Che restano probabili, soprattutto se anche Trump non riuscirà a raggiungere un nuovo accordo con l’Iran per ricominciare le ispezioni sulle attività nucleari, senza il quale ogni stabilità nell’area resta un’utopia.

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Tags: Benjamin NetanyahuDonald Trump

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