John Cleese, fondatore con Eric Idle, Terry Gilliam, Terry Jones, Michael Palin e Graham Chapman dei Monty Python, si è raccontato ai microfoni del “Corriere della Sera”, presentando il suo spettacolo itinerante “Last Time To See Me Before I Die” (“L’ultima occasione per vedermi prima che io muoia”). Affrontare un tour a 82 anni non è da tutti, ma il comico lo fa per colpa di “un divorzio da 20 milioni di dollari (quello dalla terza moglie Alyce Fay Eichelberger, ndr): un tour è l’unico modo per avere incassi regolari. Se non avessi bisogno di soldi, probabilmente non girerei più: è molto faticoso”.
Qualora non avesse necessità di lavorare, John Cleese si dedicherebbe all’approfondimento delle sue passioni, vale a dire i fenomeni paranormali e il tema della vita dopo la morte: “Esiste? Non importa cosa sostengono le religioni, credo che questo argomento possa essere valutato anche da un punto di vista scientifico. In ogni caso, l’idea della morte non mi spaventa affatto. Ma più invecchio, più trovo cose interessanti da fare, quindi spero che accada il più tardi possibile. Quando succederà, vorrei essere ricordato come una persona che ha provato a essere buona nonostante tutti i suoi fallimenti”.
JOHN CLEESE (MONTY PYTHON): “IL POLITICAMENTE CORRETTO È LA MORTE DELLA COMICITÀ”
Nel prosieguo della sua chiacchierata con il “Corriere della Sera”, John Cleese ha esternato il suo pensiero circa il cosiddetto “politically correct“: “Penso che il politicamente corretto sia la morte della comicità e che i Monty Python oggi non potrebbero esistere. In realtà, anche quando nel 1969 debuttammo con la serie ‘Monty Python’s Flying Circus volta’ il nostro produttore, Michael Mills, si prese un bel rischio, mandandoci in onda senza sapere cosa avremmo fatto. Non lo sapeva perché non lo sapevamo nemmeno noi. Scommise sul nostro talento, cosa che oggi i produttori non fanno più. Cercano solo di controllare tutto, di sapere cosa ci sarà esattamente in quell’episodio e in tutti gli altri della serie, ma non è questa la cosa importante. Dovrebbero semplicemente fidarsi”.
Poi, spazio a un aneddoto familiare: John Cleese ha cambiato il suo vero cognome, Cheese (formaggio), in Cleese. O meglio: “Non l’ho cambiato io, ma mio padre. Nel 1915 si era unito all’esercito britannico per combattere in Francia, i suoi commilitoni lo sfottevano chiamandolo ‘cheese’, così decise di cambiarlo. Certo, senza grande creatività. A scuola tutti mi chiamavano comunque Cheese. Quindi non sono sicuro che papà abbia raggiunto il suo obiettivo”.