La straziante intervista di Sonia, madre del ragazzo deceduto in Toscana dopo una serata di eccessi: "Non era un tossicodipendente"
Sono parole forti e permeate da profondo dolore quelle pronunciate da Sonia, la madre di Samuele Ventrella, il 25enne torinese deceduto in Versilia successivamente all’assunzione di un mix di cocaina, hashish e alcool consumato con la complicità del padre, lo scrittore Gerardo Ventrella, attualmente in coma. “Mi sono separata quando Samuele aveva sei anni e mezzo, me ne sono andata di casa perché il padre non era una persona responsabile – ha dichiarato la donna al quotidiano ‘La Repubblica’ –. Quell’uomo me lo ha rovinato da ragazzo e me lo sta rovinando anche adesso, perché sta uscendo un’immagine non vera di mio figlio”. La mamma ha quindi raccontato il momento in cui ha appreso che Samuele non c’era più: “Mi hanno chiamato dall’ospedale dicendomi che mio figlio era stato ricoverato, poi un medico mi ha detto che era morto. È stato come se mi avessero gettato dell’acqua gelata addosso. Aveva trovato un lavoro stabile, era andato a vivere da solo, voleva prendere la patente… Invece non è più tornato”.
“MIO FIGLIO SAMUELE VENTRELLA, UCCISO DA DROGA E ALCOOL: TEMEVO PER LUI”
Samuele si trovava a Lido di Camaiore, dove si era recato in vacanza dal papà, e sua madre non era affatto tranquilla: “Tutte le volte che lo vedeva c’erano problemi. L’ultima volta un paio di anni fa era stato aggredito. Non volevo che andasse, avevamo anche pensato di andare per le vacanze in Marocco con il mio secondo marito e i due fratellini, ma è arrivato il Covid. Mi sono raccomandata almeno che non andasse in Versilia da solo. Allora è partito con un cugino di vent’anni, che ora è sotto choc”. La donna ha proseguito il suo racconto rivelando che “Samuele mi diceva tutto, mi aveva detto che si era fatto le canne e io lo mettevo in guardia. Ma non era un tossicodipendente: da un anno lavorava in una ditta di stampaggio, gli facevano i controlli antidroga per l’uso delle macchine ed è sempre risultato negativo“. Purtroppo, la droga c’è sempre stata nella vita di Gerardo, che in passato è stato anche in carcere. Quella stessa droga che, mischiata all’alcool, ha stoppato per sempre l’esistenza di un ragazzo di soli 25 anni.
