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Home » Lavoro » Sindacati » FIAT/ Per Marchionne c’è un “nemico” peggiore della Fiom…

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FIAT/ Per Marchionne c’è un “nemico” peggiore della Fiom…

Andrea Giuricin
Pubblicato 31 Marzo 2011
Fiat_500_America_MarchionneR400

Sergio Marchionne con la 500 al Salone dell'auto di Detroit (Foto Ansa)

I problemi di Fiat questa volta non arrivano dai rapporti conflittuali con la Fiom, ma sono molto più preoccupanti, spiega ANDREA GIURICIN, perché arrivano direttamente dal mercato

I problemi di Fiat questa volta non arrivano dai rapporti conflittuali con la Fiom; sono molto più preoccupanti perché arrivano direttamente dal mercato. Se Pomigliano d’Arco o Mirafiori sono stati dei banchi di prova difficili da superare, gli scogli nella vendita dei propri modelli si preannuncia molto complicata per l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne.


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In attesa dei dati relativi a marzo, che verranno comunicati domani, quelli di febbraio sono pessimi in Italia e anche dall’America non arriva nulla di buono. Nel nostro Paese, nei primi due mesi dell’anno, il gruppo italiano ha venduto il 27% in meno delle automobili rispetto al primo bimestre del 2011, a fronte di un mercato in caduta del 20%. La quota di mercato è ormai stabile sotto il 29%. Certo, i primi mesi del 2010 sono stati influenzati dagli ultimi incentivi al settore auto, che hanno aiutato i produttori di veicoli medio-piccoli come Fiat, ma il segnale è chiaro: la caduta dell’azienda torinese in termini di vendite è continua e gli obiettivi del piano industriale si allontanano sempre di più.


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Anche negli Stati Uniti Chrysler è in difficoltà; in questo caso le vendite sono cresciute di oltre il 16% negli ultimi 12 mesi, ma la quota di mercato continua a diminuire ed è arrivata al 9,1%. Un dato peggiore rispetto a quello di un anno fa, che includeva i postumi del fallimento del colosso di Detroit, dato che la market share era al 9,6%. Nel mercato americano, l’obiettivo di Marchionne era quello di arrivare oltre l’11% in un settore che comunque registra diversi segnali di forte recupero. Tuttavia, nonostante lo sbarco della Cinquecento in alcune delle principali città americane, l’obiettivo difficilmente potrà essere raggiunto.


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Per completare il quadro negativo vi sono anche i dati dell’Acea, relativi alle vendite in Europa. Essendo Fiat molto dipendente dal mercato italiano, non stupisce il fatto che abbia registrato un calo delle immatricolazioni di oltre il 18% nel primo bimestre dell’anno, a fronte di un mercato sostanzialmente in pari. Il mercato automotive dimostra segnali di recupero negli Stati Uniti, una leggera ripresa in Europa e una forte crescita nei Paesi in via di sviluppo quali Brasile, Russia, Cina e India.

Se nei mercati maturi Fiat continua a soffrire, i dati peggiori arrivano dai mercati in via di sviluppo. A parte il Brasile, nella quale la quota della casa automobilistica torinese è superiore al 20% e si contende la leadership con Volkswagen, le notizie che arrivano dagli altri Bric sono molto preoccupanti. In Russia, la joint venture con Solers è venuta meno il 18 febbraio, lasciando l’azienda italiana “scoperta” in quel Paese. Il produttore russo si è alleato con Ford, preferendo il partner americano a Fiat. Una grave perdita che difficilmente potrà essere supplita a breve. In Cina, i piani di sviluppo non sono mai decollati, e ormai la casa torinese è molto in ritardo. Volkswagen continua a macinare utili grazie al mercato cinese, ormai il primo al mondo per il produttore tedesco. Fiat praticamente è inesistente su questo mercato, così come non ha una presenza degna di nota in India, l’altro grande mercato in via di sviluppo. L’alleanza con Tata non decolla e Fiat rischia di perdere un’altra grande opportunità.

Sergio Marchionne, che è riuscito a risolvere brillantemente gli scontri sindacali con la Fiom, avrà molte difficoltà a recuperare il terreno perduto negli ultimi mesi in termini di vendite. Superare i conflitti sindacali e modificare le relazioni sindacali è essenziale, ma non sufficiente per garantire il raggiungimento degli obiettivi del piano industriale. La sfida della casa torinese è difficile da vincere e i prossimi mesi saranno decisivi per vedere se Fiat potrà avere quel ruolo di global player che Sergio Marchionne vuole dare all’azienda.

Tags: TelecomFiat Stellantis Chrysler

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