La bozza di disegno di legge sul lavoro agile collegato alla Legge di stabilità per il 2016 tenta di rimediare alla dimenticanza avvenuta con il varo del Jobs Act. Gli ambienti parlamentari governativi non avevano considerato il forte cambiamento in atto nel lavoro italiano provocato dall’espansione delle tecnologie digitali e dalla conseguente rivoluzione culturale in corso che coinvolge milioni di persone, lavoratori d imprenditori.
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Negli ultimi tempi, in verità, tante sono le aziende che hanno fatto ricorso informalmente allo smart working in collaborazione a lavoratori interessati nell’intento di rendere più competitive le aziende. Poter lavorare più liberi da un posto fisico fisso, guadagnare il tempo e i costi di percorrenza casa-lavoro, conciliare le esigenze personali e familiari nel lavoro sono obiettivi non secondari dei lavoratori.
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Il disegno di legge del governo distingue il lavoro agile dal telelavoro. Come si sa, prevede una prestazione lavorativa fuori e dentro l’azienda. Vuole aiutare il lavoro digitalizzato da sviluppare con libertà ed efficienza purché contrattato dalle parti e con condizioni di base delle dotazioni tecnologiche necessarie per praticarlo. I vantaggi contributivi e fiscali sulla produttività ed efficienza lavorativa ripristinati con la Legge di stabilità saranno disponibili anche per lo smart working. Insomma, si vuole dare il viatico a ogni possibilità di aumento della produttività e nuove opportunità per i lavoratori.
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E le parti sociali? I rappresentanti del lavoro italiano hanno progettato qualcosa? È auspicabile che ciò avvenga, per governare processi così importanti nei posti di lavoro, per evitare norme legislative velleitarie e farraginose. Infatti, questo accade sovente, se le materie del lavoro sono gestite esclusivamente dal Parlamento.
Si spera che il tema sollevato abbia anche gambe più robuste per correre verso il futuro. Il governo deve chiarire i suoi propositi sulla banda larga e ultra larga. A ben vedere non sembra sia nelle priorità italiane. Difficilmente potremo progredire in un ambiente ancora carente di infrastrutture immateriali e di consapevolezza sulla loro importanza. Basta vedere alla sostanziale inattività dopo tante “grida” sui fannulloni nella Pa, sulla atavica inefficienza e sulla corruzione. La riorganizzazione delle amministrazioni in senso digitale porterebbe a rendere verificabili i carichi di lavoro degli impiegati, la progettualità e la capacità di direzione della dirigenza, la trasparenza in ogni atto pubblico a fronte della corruzione dilagante.
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I servizi pubblici on line che da tanto aspettiamo dipendono molto dalle cose suddette. Non si realizzano con le dichiarazioni stampa e neanche nei talk show. Si realizzano avendo un disegno e creando le condizioni finanziarie, politiche, sociali per realizzarlo.