RIFORMA PENSIONI E QUOTA 100/ Rizzetto ricorda Quota 41 ed esodati (ultime notizie)

- Lorenzo Torrisi

In un lungo post sulla sua pagina Facebook, Walter Rizzetto ha voluto puntualizzare la sua posizione sul decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100

prelievo forzoso coronavirus inps (Pixabay)

RIZZETTO SUL DECRETONE

In un lungo post sulla sua pagina Facebook, Walter Rizzetto ha voluto puntualizzare la sua posizione sul decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza dopo essere stato “chiamato in causa” dal deputato del Movimento 5 Stelle Luca Sut. Il deputato di Fratelli d’Italia ci tiene a precisare di non essere “contrario al reddito di cittadinanza in quanto tale: sono contrario ad applicarlo ora, come misura squisitamente elettorale, con una disoccupazione al 11% e senza aver fatto nulla per coloro che il lavoro lo creano, ovvero le imprese e gli imprenditori; lo dicevo allora, lo dico oggi e di certo non saranno i centri per l’impiego ad inventarsi i posti di lavoro e di certo entro 18 mesi da oggi non troveremo qualche milione di offerte. Mi chiedo poi dove sia finita la riorganizzazione degli stessi centri pubblici per l’impiego che qualche suo collega aveva descritto a Ottobre 2018 come ‘fatta nei prossimi tre mesi’. Come mi chiedo che fine abbiano fatto i lavoratori #precoci #Q41 e gli #esodati, dimenticati da questo Governo”.

DECRETONE VERSO IL VOTO FINALE

Viaggia spedito al Senato il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 e sul reddito di cittadinanza. Respinte tutte le richieste di modifica, si sono chiuse le votazioni sugli emendamenti e nel tardo pomeriggio dovrebbero esserci le dichiarazioni di voto sul testo. Intanto in tema di Opzione donna, pensionioggi.it ricorda che la decurtazione che si viene a determinare sull’importo dell’assegno pensionistico futuro può essere mitigata o anche completamente assorbita dall’eventuale presenza di una pensione di reversibilità. In sostanza una donna vedova potrebbe non essere penalizzata da questa forma di pensionamento anticipato. Tra l’altro, come sottolinea lavoroediritti.com, la pensione di reversibilità, secondo quanto stabilito da una Sentenza della Corte di Cassazione, spetta anche a una donna separata che non riceve l’assegno di mantenimento. Certo è che non è da augurare a nessuno di dover perdere il coniuge per poter non sentire gli effetti del ricalcolo contributivo dell’assegno determinato da Opzione donna.

QUOTA 100 E RDC, CSC: EFFETTI NEGATIVI SUL PIL

Oggi il Centro studi di Confindustria ha evidenziato come l’Italia rischi un 2019 all’insegna della crescita zero. E nella sua analisi ha anche parlato del reddito di cittadinanza e della riforma delle pensioni con Quota 100, che “daranno un contributo, seppure esiguo, alla crescita economica”. Tuttavia, “queste due misure, realizzate a deficit, hanno contribuito al rialzo dei tassi sovrani e al calo della fiducia, con un impatto negativo sulla crescita”. Dunque il bilancio finale su queste due misure non è positivo, anzi. Secondo il Csc, nel secondo semestre dell’anno Quota 100 e Reddito di cittadinanza riusciranno a contribuire a un aumento dei consumi delle famiglie italiane, ma gli effetti negativi determinati nella seconda parte del 2018 da queste due misure, in particolare l’aumento dello spread e il crollo della fiducia delle imprese, sono superiori ai benefici che porteranno. Insomma, un altro giudizio negativo sull’operato del Governo nonostante il riconoscimento di un impatto positivo sui consumi delle due misure.

LA CONVENIENZA DEL RISCATTO DELLA LAUREA

Una delle misure della riforma delle pensioni con Quota 100 che sta attirando l’attenzione degli italiani è quella relativa al riscatto agevolato della laurea, che aiuta però a coprire solo i periodi contributi successivi al 1996. La Fondazione Studi Consulenti del lavoro, rispondendo a una domanda di un lettore del sito di Repubblica, dà un’indicazione importante per valutare la convenienza di questo riscatto. “I contributi riscattati, seppur in modo agevolato, incrementano il valore di pensione e anticipano la decorrenza della pensione anticipata. Aiuteranno a raggiungere anche il numero minimo di contributi richiesto per la pensione di vecchiaia (20), nonché per le prestazioni più assistenziali come i trattamenti per invalidi e superstiti”, si legge nella risposta al quesito. Dunque il riscatto agevolato ha una convenienza che va al di là del mero risparmio sul riscatto dei contributi, tra l’altro aumentata dalla “deducibilità degli importi riscattati dal reddito fiscalmente imponibile”.

RIFORMA PENSIONI, GLI EFFETTI DEGLI TAGLI

Si sta parlando molto degli effetti che avranno il blocco parziale delle indicizzazioni e il contributo di solidarietà sugli assegni più alti introdotti dalla riforma delle pensioni. “I pensionati penalizzati dal provvedimento Conte sono poco più di 3 milioni su 16 milioni in totale; e i più penalizzati saranno proprio quelli che hanno versato in maggior misura contributi e imposte, segnatamente l’Irpef, a differenza degli oltre 8 milioni di pensionati totalmente o parzialmente assistiti dallo Stato”, scrivono Giovanni Gazzoli e Mara Guarino, che per il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali hanno realizzato delle simulazioni, pubblicate su ilpuntopensionielavoro.it che mostrano gli effetti delle misure in questione.

“Facendo un esempio, un pensionato che riceve 2.052,04 euro lordi avrà – con la legge Conte – una rivalutazione mensile di 21,90 euro (l’1,1% di inflazione pesa per il 97%) a fronte dei 20,32 (solo il 90%) previsti dalla normativa precedente: dunque, beneficerà di 1,58 euro al mese in più. Al contrario, chi ne riceve 2.565,05 lordi dovrà ‘rimborsare’ lo Stato di circa 11 euro, poiché la sua pensione mensile verrà rivalutata di 3,66 euro in meno ogni mese”, scrivono Gazzoli e Guarino a proposito della misura concernente la rivalutazione degli assegni. Quanto al taglio degli assegni più alti, “i pensionati colpiti sono in realtà molto pochi: 35.642, pari allo 0,22% dei pensionati totali”, con un ricavo per le casse dello Stato: “poco più di 120 milioni l’anno”. Basso anche il risparmio che si avrà con il blocco parziale delle indicizzazioni. Dunque, si chiedono Gazzoli e Guarino, valeva la pena varare questi interventi?





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