Novak Djokovic ha vinto gli Australian Open 2020: archiviato il primo Slam della stagione, è tempo di bilanci. Nelle pagelle del torneo del Melbourne Park diamo la precedenza al tabellone maschile, ma naturalmente ci sarebbe tanto da dire anche sulla Wta: ancora una volta il titolo è andato a una giocatrice che non aveva mai vinto prima un Major, questa volta la ventunenne Sofia Kenin (voto 10, per forza di cose) ha avuto la meglio su Garbine Muguruza (voto 9 per un graditissimo ritorno, ma gestione della finale rivedibile) e come premio ha anche ricevuto il primo ingresso nella Top Ten del ranking. Il tennis femminile sta vivendo un momento particolare: se la Atp non ha ancora trovato un campione Slam nato negli anni Novanta e i Big Three continuano a riempiere l’albo d’oro, qui troviamo tante nuove tenniste che salgono alla ribalta. A oggi, il quadro della situazione ci dice che è molto più difficile rimanere in vetta che arrivarci per un paio di settimane (il caso di Jelena Ostapenko insegna, ma certamente non è la sola), restiamo in attesa di una nuova dominatrice – o di un grande ritorno – ma intanto celebriamo le pagelle degli Australian Open 2020.
PAGELLE AUSTRALIAN OPEN 2020
NOVAK DJOKOVIC 9,5 – Chiariamo subito: nelle nostre pagelle degli Australian Open 2020 non prende un voto pieno (che sarebbe 10) solo perchè in finale ha dato la sensazione di “aspettare” che fosse l’avversario a sbagliare, e ha sostanzialmente subito in larga parte il gioco di Thiem salvandosi a volte per il rotto della cuffia. Chiarito questo, cosa vuoi dirgli? Ha comunque vinto una finale in cui si era trovato sotto 1-2, ha messo in bacheca ottavo Australian Open e 17esimo Slam, è sempre più vicino a Nadal e Federer e come contorno è pure tornato numero 1 Atp. La stagione è iniziata in maniera straordinaria: adesso i record che insegue non sono più così lontani, e ancora una volta ci ha detto che, in termini generali (per esempio escludendo la terra rossa) resta il giocatore da battere. Dal calo del Re (possiamo individuarlo nel post-Wimbledon 2012) nessuno ha vinto come lui: un altro attestato di grandezza.
DOMINIC THIEM 9 – Discorso inverso: avanti 2-1 e giocando un grande tennis, mentalmente impeccabile e virtualmente “migliore in campo”, Thiem ha perso la bussola e con errori anche evidenti nei momenti topici ha perso la finale. Era la terza in uno Slam, la prima su superficie dura: aveva anche battuto il favoritissimo Rafa Nadal e poi rimontato Alexander Zverev, ma nemmeno stavolta è bastato. Tuttavia l’austriaco è ormai arrivato: delle nuove leve – se si può considerare tale, visto che a settembre compirà 27 anni) è quello che a oggi ha le maggiori possibilità di arrivare in fondo ai Major senza che si tratti di un flop dei big o di due settimane perfette ma isolate. Siamo sicuri che prima o poi vincerà: la sua (e magari nostra) speranza è che non debba succedere quando i tre di cui sopra si saranno ritirati, intanto non è la prima volta in cui dimostra di poter battere la triade anche sulla distanza dei cinque set, stavolta gli è mancato un dettaglio ma, con questa condizione e questo livello di tennis, già al Roland Garros potrebbe seriamente minacciare il regno di Rafa.
ALEXANDER ZVEREV 8,5 – La NextGen ci è andata ad un passo: ne parleremo, intanto possiamo dire che aspettavamo Medvedev o Tsitsipas e invece è stato Sascha a giocare la semifinale. Il tedesco aveva anche vinto il primo set, ma poi Thiem si è dimostrato più pronto: se non altro Zverev ha dimostrato di poter cancellare la maledizione degli Slam arrivando alla sesta partita degli Australian Open 2020. Prima semifinale Major su superficie dura, seconda volta almeno ai quarti dopo il Roland Garros, soprattutto il ventunenne è arrivato alla sfida con Thiem avendo perso il solo primo set contro Wawrinka, in un match che poi ha dominato. Adesso sarà interessante stabilire se queste due settimane siano state una “una tantum” o se Zverev, già vincitore di tre Masters 1000 e delle Atp Finals, possa finalmente dire la sua anche nei grandissimi tornei. Nel frattempo, a Indian Wells sarà un altro nome da tenere d’occhio e il deserto della California potrebbe anche fungere da trampolino di lancio…
ROGER FEDERER 7 – Spieghiamo il voto, perchè bisogna fare un distinguo: su un piatto della bilancia mettiamo l’ennesima semifinale Slam alla bellezza di 38 anni e mezzo, la qualità di certe giocate, la rimonta contro Millman e il capolavoro con Sandgren (7 match point annullati). Cose che un comune mortale spesso e volentieri sogna per tutta una carriera; dall’altra però c’è il fatto che in questi Australian Open 2020 il Re non ha mai davvero convinto, è arrivato in semifinale senza incrociare teste di serie ma anche così ha dovuto giocare due volte il quinto set e ne ha lasciato uno a Fucsovics. Certo: tornando a prima, a questa età anche campioni con tanti Slam in bacheca erano già ritirati. Vero però che, dovendo giudicare le prestazioni sul campo, il Federer di inizio stagione è arrivato a sfidare Djokovic nemmeno lui sa come (e lo ha anche detto) per poi crollare una volta perse le occasioni nel primo set contro il serbo. Vero che aveva problemi agli adduttori, vero che ogni volta sa stupire, ma diciamolo pure: al netto del doppio miracolo non il miglior Federer, e quelle partite sono arrivate contro i numeri 47 e 100 del ranking.
RAFAEL NADAL 7 – Perde la prima posizione mondiale, soprattutto perde la grande occasione per agganciare i 20 Slam di Federer: devastante fin dall’inizio degli Australian Open 2020 (in molti lo davano per favorito, dopo gli Us Open), ha gestito alla grande l’esplosività di Kyrgios ma poi non ha retto la verve di Thiem, che lo ha battuto sul suo terreno preferito (costanza e intensità). Diciamo la verità: in quel quarto di finale, straordinario per livello di gioco, Nadal che pure avrebbe potuto riprendere le fila del discorso ha dato la sensazione di non riuscire mai a incrinare le certezze dell’austriaco. Da una parte Rafa ha sicuramente dimostrato che chi vuole vincere i Major deve fare ancora i conti con lui, dall’altra l’età avanza e questo è evidente se pensiamo che poco tempo fa una partita simile l’avrebbe davvero rimessa in piedi, in un modo o nell’altro. Il Roland Garros è ancora lontano: prima, lo spagnolo dovrà fare pratica sui caldissimi campi dei Masters 1000 americani e far vedere a tutti di poter ancora vincere.
FABIO FOGNINI 6 – Discorso simile a quello fatto con Federer, solo che lui si è fermato agli ottavi. Passi la grande rimonta con Opelka, d’accordo la resistenza con Thompson dopo aver scialacquato due set di vantaggio, d’accordo il netto successo su Pella, ma poi Fabio si è fermato lì. Di fatto, ordinaria amministrazione: arrivare agli ottavi era un atto quasi dovuto per il numero 12 del seeding, anzi i ko di Berrettini e Shapovalov e un Federer acciaccato e poco brillante avevano autorizzato addirittura una potenziale semifinale. Invece, è finita ancora troppo presto: Fognini ancora una volta ha fatto e disfatto tutto da solo, apostrofando l’arbitro e spaccando racchette, prendendosela con l’avversario di turno (Opelka), rimontando una partita già persa, rischiando di perderne una già vinta, infine venendo eliminato dal numero 100 Atp (sia pure nei consueti giorni di grazia). Noi vorremmo che fosse sempre quello che ha sollevato il trofeo a Montecarlo, purtroppo la carriera ci dice che il sanremese ha perso un’altra occasione.
MATTEO BERRETTINI 5 – Una delusione, senza girarci attorno. La vicenda Cecchinato insegna: il palermitano dopo la semifinale del Roland Garros non ha più vinto un match negli Slam (0-7 da quel momento), il romano era arrivato a Melbourne sull’onda di una stagione d’oro tra ottavi a Wimbledon, semifinale agli Us Open, ingresso in Top Ten e partecipazione alle Atp Finals, ma sotto il sole australiano è uscito al secondo turno. Avrebbe avuto un’autostrada, utile addirittura per provare a prendersi la finale (al netto di Djokovic ovviamente): è caduto contro un avversario che forse a settembre avrebbe battuto quasi a occhi chiusi. Avviso ai lettori: questo non vuol dire che allora Berrettini sia un bluff – anzi: semplicemente, e soprattutto se hai 23 anni, non bastano sei mesi anche straordinari per avere la pretesa di fare semifinale in ogni singolo Major. Matteo, che è intelligente e soprattutto un signor giocatore, da questa lezione trarrà un bell’insegnamento: già a Indian Wells e Miami siamo certi che lo rivedremo sui suoi livelli.
LA NEXTGEN 5,5 – Niente da fare. Passano gli anni, siamo nel 2020 e i nati nel 1999 vanno per i 21, eppure gli Slam sono ancora questioni dei nati negli Ottanta. La NextGen non ha fallito, non si può dire così se Zverev ha raggiunto una brillante semifinale e Thiem ha battuto Nadal prendendosi la finale, ma l’austriaco fa parte di una generazione ancora precedente e Sascha è stato l’unico della sua “cricca” a centrare un risultato di prestigio. Gli altri, dal già citato Berrettini a Tsitsipas passando soprattutto per Medvedev, avrebbero dovuto dominare il Melbourne Park ma sono usciti con le ossa rotte. La generazione precedente ha fallito o quasi, anche se un colpo di coda potrebbe ancora arrivare; questa ha tempo e spazi per emergere ma deve iniziare seriamente a pensare a come farlo, altrimenti il rischio sarà quello di vincere qualcosa qua e là (magari ogni tanto anche un Major) ma rimanere in bilico tra la gloria e una rispettabilissima carriera senza troppi acuti. Staremo a vedere…