Manovra Legge di Bilancio 2026, trovato accordo su alcuni temi ancora in sospeso come affitti brevi, Isee e tasse sui dividendi, cosa cambia
Legge di Bilancio 2026, la maggioranza raggiunge l’intesa sulle questioni che erano rimaste ancora aperte e da discutere dopo l’ultima riunione che ha definito alcuni aspetti della Manovra. Si tratta principalmente dei temi che avevano maggiormente diviso gli esponenti politici, come ad esempio quello degli affitti brevi e la quota di cedolare secca, la modifica del meccanismo di calcolo dell’Isee e le tasse sui dividendi per i quali si è cercato di trovare un punto di incontro, anche se non è escluso che ulteriori cambiamenti potrebbero intervenire fino al giorno dell’approvazione prevista per il prossimo 19 dicembre.
Nel frattempo, come si legge in una nota ufficiale di Palazzo Chigi, sono stati respinti 105 emendamenti su 400, dando però ai senatori la possibilità di presentarne altri in sostituzione di quelli cancellati, per la maggior parte a causa della mancanza di sufficienti fondi di copertura finanziaria. Tra quelli dichiarati al vaglio di ammissibilità anche il discusso provvedimento che punta a far passare allo Stato l’oro detenuto nelle riserve di Banca d’Italia.

Legge di Bilancio 2026, cosa cambia con l’accordo su Isee, affitti brevi e tassazione dividendi
Accordo di governo sui temi ancora aperti in Legge di Bilancio 2026, in base a quanto deciso durante l’ultima riunione a Palazzo Chigi sulla versione definitiva della Manovra, la normativa sulla tassazione degli affitti brevi, la cui modifica era stata tra quelle più discusse, è stata stabilita in questo modo salvo ulteriori interventi entro l’approvazione finale: la cedolare secca al 21% sarà attiva solo per chi ha un solo immobile anche se ci si avvale dell’aiuto di intermediari. Dalla seconda in poi si pagherà il 26% ed è allo studio un ulteriore scalino per le entrate derivate da affitti plurimi considerati come reddito di impresa.
Altra questione sulla quale è stata raggiunta l’intesa era quella dell’Isee e la proposta di eliminare la prima abitazione di proprietà dal calcolo per favorire le famiglie. Restava poi anche il nodo sui dividendi, con una predisposizione, cambiata dopo le polemiche che erano arrivate con la prima bozza che avrebbe aumentato la soglia, in una esenzione dalle imposte che scatta oltre il 5% della partecipazione da mantenere per almeno tre anni.
