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Home » Lavoro » LEGGE SBLOCCA-STIPENDI/ Se la sinistra ha già dimenticato il disastro della scala mobile

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LEGGE SBLOCCA-STIPENDI/ Se la sinistra ha già dimenticato il disastro della scala mobile

Gerardo Larghi
Pubblicato 28 Luglio 2025
Bonelli, AVS

Angelo Bonelli, segretario Europa Verdi e co-portavoce di AVS (ANSA 2024, Angelo Carconi)

Da Avs arriva la proposta di legge per introdurre un meccanismo simile alla scala mobile per far crescere i salari

A osservare il modo in cui si utilizza il “passato” si capisce anche dove si vuole andare per il futuro e si imparano quali siano i paradossi della trasmissione di ogni “eredità”. Si imparerebbe, per esempio, che nel Medioevo i classici si studiavano come fondamento della discontinuità, della rivoluzione e non della tradizione, della restaurazione. Erano alleati del presente. Si imparerebbe, magari che quando una cultura ha creduto di conservare o addirittura restaurare ha invece spesso finito per innovare; e, viceversa, ovviamente.


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Le prime grandi rivoluzioni della modernità – l’Umanesimo e poi il Rinascimento – non sono forse state delle “restaurazioni”, che hanno guardato all’antico per fondare il moderno? E la rivoluzione francese non ha usato Atene (ma anche Sparta e facendo pure finta che fosse una repubblica!) per fracassare la sovranità monarchica e la religione?


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E per venire all’Italia: la parola che designa l’avvio dell’Unità nazionale, Risorgimento, non vuol dire che qualcosa c’era e poi è morto e stava ri-sorgendo, ri-nascendo: e tra i pochi versi noti dell’italico inno nazionale (a parte il mitico e universale “sì” al posto di qualche sillaba mal rinomata) non c’è il solito “L’Italia s’è desta”? Ma da che ti desti se non sei addormentata? Ti risvegli per ri-tornare alla grandezza. E infatti in quegli anni lì c’era chi andava in giro a sostituire le Madonne dipinte sulle mura delle città italiane con delle teste di Bruto, quello di Cesare, per spiegarlo a questo secolo.


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Peraltro, ai classici si rivolgevano (si rivolgono? Mumble, mumble…) anche i nemici dei giacobini e, come insegnano i generali che si danno alla politica, i romani erano tutt’altra roba dal mondo alla rovescia di oggi. Oh se prima di scrivere, e pensare, certa roba avessero chiesto a Cesare, la mulier del Mare Nostrum, per eventuale conferma!

D’accordo tutto bello, ma di cosa si parla oggi? Gli è che alla lettura della ennesima tafazzata dell’AVS (non quella elvetica ma il gruppo di sinistra parlamentare) nostrana ci è partito l’embolo.

Per chi si fosse perso la perla quotidiana, i Bonelli’s boys hanno lanciato una proposta di legge, o qualcosa di simile, per far sì che a ogni aumento del costo della vita il Governo decreti per legge un equivalente adeguamento dei salari. Pubblici, privati, semi-privati, semi-pubblici e via frazionando. Todos caballeros e adelante compañeros, e mi raccomando sin demasiado juicio de valor. Mica stiamo troppo a ragionare. Vedi mai che si usi la storia per capire il mondo.

Ma perché te la pigli con dei politici? In fondo sono le loro idee, tutte le idee vanno rispettate e bla bla bla. Massì, mica c’è da pigliarsela per le idee, quelle fin che restano nell’iperuraneo platonico mica ci disturbano. Il problema ci nasce quando ci accorgiamo che qualcuno pensa di costruire il futuro sul trapassato remoto e affida a Neanderthal la gestione dell‘intelligenza artificiale. È lì che ci vien voglia di tirare giù il muro a testate.

Intendiamoci: non stiamo dando dei neandertaliani agli AVS. Abbiamo un grandissimo rispetto per i nostri antenati. E non ci indigniamo nemmeno perché per questi giovanotti in Tesla i 30 anni passati dal referendum sulla scala mobile devono essere stati come un soffio di vento che neanche si sono accorti di non aver più i pantaloni corti e la bavaglina al collo. E neppure per ragioni economiche: sai la storia delle imprese come fattore sociale, il sistema industriale, il libero mercato.

Saran anche tutte balle, ma insomma. No, non è neanche per quello che ci fumano e sfrigolano. Gli è che proprio non capiamo quale sia il senso politico di una proposta così bizzarra.

Vedete, se c’è un argomento (per la verità ce ne sono diversi, ma restiamo su quello che ci occupa) nel quale l’attuale Governo dimostra un’imbarazzante incapacità è proprio il dossier dell’economia, dello sviluppo industriale, del sostegno all’innovazione e alla conquista di nuovi mercati.

Se c’è invece un tema chiaro per tutti i cittadini sono i soldi, gli sghei, i danée. E siccome tutti, o quasi, si va a fare la spesa, tutti o quasi si sa che i prezzi delle merci salgono come Pogacar al Tour de France, che il costo della benzina aumenta, che la crisi del portafogli non ce l’hai più alla terza settimana del mese ma alla seconda: han bello da venderci i beni a 9,99 euri! Sempre un centone se ne va quando finisci al supermercato.

Il costo della vita non si arresta ed è un fatto che nessuno discute: ormai ti vendono la merce all’etto per non far capire che i prezzi al chilo sono impazziti. Per dire: se n’è accorto anche Urso! I salari sono fermi perché i contratti nazionali si rinnovano a fatica, di contrattazione decentrata non si deve nemmeno parlare, il Jobs Act l’è mort e anche i referendum non se la passan bene, aggiungerebbe Eugène Ionesco (lo so, lo so: per Vongola80 l’avrebbe detto Woody Allen ma io sono della corrente opposta).

Insomma, sul tema della distribuzione delle ricchezze l’azione di Governo è piuttosto diciamo latitante, e tu, sinistra sinistrante, tu ti inventi di tornare a prima del 1968? Ma non hai nemmeno un briciolo di equilibrio? Davvero la tua idea di economia politica prevede come sbocco futuro il sistema dei kolkhoz? Davvero credi che stampando moneta da gettare sulla gente sul modello di D’Annunzio a Vienna, farai felice il popolo?

Ma ti ricordi che disastro furono quegli anni? L’inflazione galoppava che neanche un purosangue all’ippodromo, ogni mese diminuiva il valore dei quattro beni che ogni famiglia si era comperata e il conto in banca valeva sempre meno. Il che significò, spiegato in parole da odierna discussione televisiva colta, che la gente diventava sempre più povera.

Ora: non è che non comprendiamo i servatores, quelli che nulla deve cambiare perché è sempre stato così. Ci sono anche in qualche modo simpatici. Ma che la soluzione del tema del costo della vita sia un ritorno alla scala mobile, cioè un meccanismo automatico di adeguamento dei salari all’inflazione, quello no: a meno di convincerci che nella caverna paleolitica si vivesse grazie alla domotica.

Secondo il suddetto ragionamento di alta accademia, e secondo AVS, per vincere la povertà si dovrebbe quasi abolire la ricchezza! Noi speriamo di no (nel senso che non vogliano far questo, non nel senso che non è mica vero): ma per come è stata avanzata l’idea ci sembra quella lì.

Badate, a pensarci bene una apparente logica c’è: perché si è poveri solo nei posti dove ci sono i ricchi. È come con l’altezza: ci sono i bassi solo se ci sono quelli alti. Se nessuno superasse il metro e mezzo di statura non ci sarebbe nessuna disparità di taglia e tutti potremmo credere di essere alti come pivot di pallacanestro. L’illusione al potere: ma il ’68 almeno parlava di fantasia. Qui siamo alla psichedelia.

Lo so, in molti penerete che in fondo han ragione Bonelli e company, come direbbero su TikTok i fan del genere “io so tutto”: se i prezzi aumentano, non basterebbe alzare i salari? In questo secolo di semplificatori, così seriali che neanche il mostro di Firenze, non potrà certo mancare qualche Vongola80 che mentre si cura le unghie risolve il tema del costo della vita. Ma per lei, per Vongola80 intendo, una spiegazione c’è. Si occupa di onicologia mica di economia.

Il problema è quando un politico, che si candida pure a governare, usa gli argomenti di Vongola80 (che però almeno una volta finito lo smalto passa a discutere di toilette canina con altrettanta competenza).

A noi resta sempre nella mente la lezione di chi vinse quel referendum e pagò con la morte quella sua presa di posizione: Ezio Tarantelli, per gli smemorati, cadde sotto i colpi delle BR proprio perché aveva saputo spiegare alla gente che il costo della vita si governa con strumenti diversi e più efficaci che non gli automatismi.

Bonelli, Bonelli, non pretendiamo che tu sappia che l’inflazione in realtà origina dalle aspettative del mercato e che i prezzi al consumo aumentano indipendentemente dal crescere dei costi delle materie prime perché gli operatori hanno paura di dover operare in perdita e quindi si vogliono preventivamente difendere alzando i costi delle merci. Ma ci aspetteremmo che tu ti fermassi almeno un po’ a riflettere che per raffreddare l’inflazione servono meccanismi di governo non formule magiche.

Vorrà pur dire qualcosa che perfino nella Cgil di allora e in una parte del Pci, e stiamo parlando di gente dalla struttura mentale e caratteriale piuttosto solida…, ci si decise a indire il referendum sulla scala mobile solo a malincuore e quasi certi di perdere. La scelta fu politica: si doveva far fuori il cinghialone, al secolo Bettino. Poi persero, e anche malamente e il cinghialone restò al potere per un bel po’ di tempo.

Ora: il Pci qualche referendum l’aveva pur vinto (magari solo per aver appoggiato quelli radicali, ma non stiamo tanto a sottilizzare), in qualche elezione aveva sfiorato la maggioranza (e avevano contro il Muro di Berlino, capirete, mica Giuseppe Conte: anche l’avversario ha il suo peso). Ma voi, voi AVS: voi che un’elezione rischiate di non vincerla nemmeno se correste da soli, voi che sui referendum, vabbè non infieriamo ma giugno era appena ieri…, voi che non avete neanche un Muro qualunque cui appoggiarvi, come diavolo pensate di riuscire a scalzare Giorgia svalutando la ricchezza della gente?

A meno che l’obiettivo vero sia proprio questo: tener su l’influencer della Garbatella e vivere beatamente all’opposizione. Una vera goduria: puri, duri, e senza l’incombenza di dover anche faticare per realizzare ogni corbelleria (citazione ariostesca, per chi non googoleggia) partorita dalla mente.

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Tags: InflazioneCgil

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