Lello Arena ha rilasciato una lunga intervista a “Il Fatto Quotidiano” in edicola oggi, domenica 17 ottobre 2021, nella quale ha ripercorso il suo rapporto personale con Massimo Troisi. Nel suo libro, “C’era una volta”, Arena ha provato a ricostruire quegli anni trascorsi al suo fianco, incluso l’episodio della loro rottura: “Ci sono tanti ‘però’. Però potevo chiamarlo dopo la sua vittoria della Coppa Volpi; però potevo andare a trovarlo quando a Cinecittà stava ultimando ‘Il Postino’ e le sue condizioni erano precarie; però potevo presentargli mia figlia Valentina. Alla fine dico ‘però’ è andata così, anche se mi sono perso gli ultimi sette anni della sua vita”.
La lite con Troisi è nata a seguito del film “Le vie del signore sono finite”: dopo mesi e mesi “di lavoro, di studio del mio personaggio, una sera Massimo mi chiama e mi comunica che avrei avuto un altro ruolo. Non accetto. E da lì parte un meccanismo più grande di noi, con incomprensioni e voci sbagliate; fino a quel momento la coppia era Troisi-Arena e funzionava molto”. Arena lo ricorda come un artista “intransigente, perché, come Totò ed Eduardo, si è occupato in maniera intransigente dell’arte fino al punto di rinunciare a tutto il resto”.
LELLO ARENA: “UN GIORNO MASSIMO TROISI DECISE DI RAPINARE UNA BANCA”
Nel prosieguo del suo intervento ai microfoni de “Il Fatto Quotidiano”, Lello Arena ha sottolineato che Massimo Troisi, da bambino, un giorno decise di rapinare la banca del posto e per riuscirci aveva studiato la realizzazione di un tunnel sotterraneo: “Ovvio, non sapeva nulla di come si fa un tunnel, eppure agli amici spiegava la giusta tecnica per evitare crolli. La magia si palesava appena lo incontravi: tutti eravamo portati a ottenere la sua felicità, e non era una questione di soggezione”.
Troisi litigò anche con Renzo Arbore e Arena ha spiegato le motivazioni di quell’incomprensione: “Andava a vedere il suo spettacolo proprio per le ‘Coccodè’, fino a quando un pomeriggio è tornato
da noi come una specie di belva, dicendoci di avere litigato con Arbore. Noi rimanemmo basiti: per il carattere di entrambi ci sembrava impossibile una discussione. ‘Non si fa così – disse –! In mezzo a
quelle Coccodè ci sono tre uomini. Uno deve avvisare’. Aggiungendo, poi: ‘Ho fatto il cretino con uno di questi travestiti'”.