Avere una casa vicino a vigneti può incrementare il rischio di leucemia infantile? In Francia è stato avviato uno studio epidemiologico su larga scala per misurare le conseguenze sulla salute dell’esposizione ambientale ai pesticidi, che vengono usati nella maggior parte dei vigneti. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Environmental Health Perspectives, non fanno definitiva chiarezza. «Non abbiamo trovato alcun legame tra il rischio di leucemia acuta e il semplice fatto di vivere a meno di un chilometro da un vigneto, una situazione che riguarda il 10% dei bambini della Francia continentale», dichiara Stéphanie Goujon, ricercatrice dell’équipe Epicéa (Epidemiologia dei tumori dell’infanzia e dell’adolescenza) dell’Inserm e coautrice dello studio, ai microfoni di Le Figaro. Ma gli scienziati hanno riscontrato un leggero aumento del rischio in funzione delle dimensioni dell’area coltivata a vigneto all’interno del perimetro, anche se lo studio non è stato in grado di stabilire un nesso causale tra le due cose. «Aumenta in media del 10%, nel caso della leucemia linfoblastica, ogni volta che la superficie del vitigno aumenta del 10%», riassume la ricercatrice.
Nel raggio di un chilometro dal luogo di residenza, un aumento del 10% della superficie coltivata a vite – una delle colture a maggiore intensità di pesticidi – è associato a un aumento del 5% del rischio di leucemia linfoblastica acuta. Limitando l’analisi al periodo 2010-2013, per il quale l’ubicazione degli appezzamenti di vigneto era meglio conosciuta, gli autori calcolano un aumento del rischio maggiore, pari a circa il 10%. Il rischio per i bambini le cui case sono circondate dal 50% di viti nel raggio di un chilometro aumenterebbe quindi di circa il 20%. Ma Goujon precisa: «Il nostro studio non ci permette di entrare in questo livello di dettaglio a causa dei numeri insufficienti: meno dell’1% dei bambini ha un’alta densità di viti intorno alla propria casa».
I DUBBI SUI RISULTATI DELLO STUDIO
Infatti, l’aumento medio del rischio stimato è modesto, soprattutto perché l’incidenza della leucemia infantile è bassa – circa 50 casi per milione di bambini sotto i 15 anni ogni anno. Due esperti, che non hanno partecipato allo studio e hanno chiesto a Le Figaro di restare anonimi, hanno espressi scetticismo sulla forza dei risultati di questo studio. «L’associazione si osserva solo su alcuni indicatori ed è tenue», afferma un ematologo, secondo cui è «impossibile concludere in un senso o nell’altro». Un medico di sanità pubblica non esclude che «l’effetto misurato sia totalmente dovuto al caso». In generale, rilevare un segnale di salute tramite studi geografici è complesso, soprattutto quando la malattia oggetto di studio è rara.
COME È STATO CONDOTTO LO STUDIO
Quindi, gli scienziati hanno attinto al registro nazionale dei tumori infantili, prendendo in considerazione quasi 3.700 casi di leucemia diagnosticati tra il 2006 e il 2013, confrontandoli con un gruppo di riferimento di 40mila bambini non malati. Tutti gli indirizzi sono stati geolocalizzati. Queste informazioni sono state sovrapposte a una mappa dei vigneti francesi, in quanto è noto l’alto consumo di pesticidi, usando tre fonti di dati: immagini satellitari, dichiarazioni degli agricoltori dai registri della Politica agricola comune e dati sull’uso del suolo dall’IGN. Ma la mappatura non distingue tra vigneti biologici e convenzionali e non sono disponibili informazioni sulla natura e sulla quantità di sostanze applicate.
GLI STUDI SU RISCHIO DI LEUCEMIA DA PESTICIDI
«La prima parte di questa ricerca, condotta a livello di autorità locali, ha mostrato che nel 2020 l’incidenza della leucemia pediatrica era più alta nelle comunità più viticulturali», sottolinea Jacqueline Clavel, ricercatrice dell’Inserm e coautrice dello studio. Stando a quanto riportato da Le Figaro, anche altri studi, raccolti in un rapporto dell’Inserm pubblicato nel 2021, hanno dimostrato un aumento del rischio di leucemia da pesticidi nei bambini esposti dopo la nascita, nonché durante la gravidanza della madre per uso domestico o professionale. Ma sono necessarie ulteriori ricerche per garantire che l’effetto sia confermato quando si esamina l’esposizione ai pesticidi, tenendo conto della configurazione delle aree, dei programmi di irrorazione e persino del vento.