Di fronte al continuo calo della produzione industriale, il Presidente di Confindustria chiede interventi coraggiosi

In questo caso il mal comune non fa mezzo gaudio perché la crisi industriale di Germania e Francia impatta così tanto sulla produzione dell’Italia che da ventitré mesi arretra nonostante la spinta del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). E così, all’indomani della presentazione del rapporto congiunturale del Centro studi di Confindustria che certifica questo stato di cose, il Presidente Emanuele Orsini torna sull’argomento con particolare vigore.



Ciò che serve, spiega, è un piano triennale che dia forza e fiducia alle imprese perché non è più possibile adeguare vecchi provvedimenti a nuove esigenze nel Paese come in Europa, dove invece serve un vero e proprio salto di qualità. Basta con l’esercizio di tirare da ogni parte una coperta inevitabilmente corta. Occorre stabilire che cosa sia utile fare perché la coperta cresca e sia in grado di soddisfare tutti i bisogni di una società in fermento.



Invoca il coraggio delle decisioni, il numero uno di Confindustria, perché l’imperativo torna a essere investire bene le risorse pubbliche perché creino le condizioni per attrarre quelle private senza le quali non si potrebbe mai raggiungere la massa critica necessaria alle trasformazioni o transizioni in atto. Su questo punto il piano di Mario Draghi per l’Unione è stato chiaro: per avere l’impatto desiderato occorrono almeno 800 miliardi per molti anni.

Appare evidente che se l’obiettivo è consentire alle imprese di restare competitive sui mercati internazionali – e ricordiamo che oggi l’export è il principale motore della nostra economia – diventa indispensabile alleggerirle dai tanti pesi che le opprimono: quelli della burocrazia, per esempio, varando norme che davvero semplifichino la vita a chi rischia per creare ricchezza, e quelli dell’energia che sono nuovamente saliti molto più che altrove.



Orsini sa bene che non è il tempo delle recriminazioni e delle divisioni. Per questo invita Governo e sindacati a considerare unitariamente il capitolo della competitività dell’impresa italiana e l’importanza di essere presenti nelle partite importanti dell’avanzamento tecnologico per consentire di non restare indietro a chi lavora sulla frontiera dell’innovazione e alle aziende dei settori tradizionali di poter accedere ai migliori standard.

Una cartina al tornasole di quello che potrà avvenire si avrà già domani all’incontro programmato con il ministro del Made in Italy Adolfo Urso al quale il Presidente di Confindustria farà notare tutto questo e chiederà di semplificare il meccanismo degli incentivi legato alla partita di Transizione 5.0 suggerendo di tornare all’antico sicuro di Industria 4.0. Una misura che il sistema imprenditoriale italiano ha compreso e digerito. E che ha mostrato di funzionare.

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