Il film "Locke", diretto da Steven Knight, ha richiesto una lavorazione particolare e ha fatto emergere le doti di Tom Hardy
Alcune settimane fa vi ho proposto il film Una notte a New York con Sean Penn e la bella Dakota Johnson, in taxi dal JFK Airport alla città della Grande Mela, e ora vi propongo Locke, un’altra pellicola ambientata in auto, presentata fuori concorso al Festival di Venezia nel 2013.
Per me Locke è stato il miglior film proiettato alla Mostra, con un unico attore, Tom Hardy che interpreta Ivan Locke, ingegnere edile, capo cantiere di una grande costruzione a Birmingham, dove la mattina seguente arriveranno 218 camion di calcestruzzo per la colata più grossa d’Europa.
È sera, Locke ha finito di lavorare, sale sul suo suv targato ADIO SXJ, arriva al semaforo mette la freccia a sinistra, ma al verde gira a destra, sceglie di dirigersi a Londra a circa due ore di strada. Poi inizia a telefonare, chiama casa dove l’attendono i due figli per vedere insieme la partita di calcio della squadra del cuore con la moglie che per l’occasione si è vestita da tifosa. Non ci sarà, dice al figlio, spiegherà il motivo il giorno dopo.
Telefona al costruttore, ma lui non c’è; chiama il suo assistente in cantiere per spiegargli cosa dovrà fare la mattina dopo, perché lui non ci sarà. E scoppia il bubbone.
Il boss lo richiama per chiedere spiegazioni e Locke, serenamente e coscientemente: Niente è più un gioco. Sto andando ad assistere al parto di una donna con cui ha avuto un rapporto occasionale, quello è mio figlio.
Chiaramente si gioca la carriera, viene licenziato via telefono, ma Locke continua ugualmente a dare indicazioni tecniche al suo sottoposto su come deve essere svolto il lavoro l’indomani.
Chiama Bethan, la donna che sta per partorire, lei è in ansia, il bimbo ha il cordone ombelicale legato al collo, è sola, lei gli chiede se la ama, ma lui le risponde Come posso amarti? Non c’è stata storia tra i due, solo un’avventura di una sera per scacciare la solitudine in un cantiere in mezzo ai bricchi.
Locke sa di aver commesso un errore, ma vuol assistere alla nascita del figlio: Il bimbo sta per nascere ed è colpa mia. Non vuole fare come suo padre che lo ha abbandonato da piccolo. Si sente responsabile di quel che ha compiuto.
Al tempo stesso ama la moglie e i figli e quando lei, Katrine, lo chiama per capire come mai non arrivi a casa, Locke le racconta tutto.
Prevedibili le reazioni, butta giù la telefonata, si ritira in bagno e quando lo richiama lei ha deciso, non lo vuole più a casa.
– Non amo quella donna. In quindici anni di matrimonio è stata l’unica volta, mi occuperò del mio errore, si difende lui.
– Tra una e nessuna ci passa tutto il mondo. È la differenza che passa tra il bene e il male, risponde Katrina.
Senza lavoro, senza casa, senza approdo familiare si dirige comunque in ospedale e il film termina con la telefonata di Bethan che gli fa ascoltare il vagito del bambino appena nato. Un uomo che per la sua storia passata ha voluto svoltare, non voleva essere come suo padre, prendendosi le responsabilità sulla sua cazzata compiuta.
Il film Locke è stato realizzato nel 2013, lontana preistoria sotto l’aspetto tecnico. Se Una notte a New York è stato girato in studio con l’auto su rulli con sfondo di grandi schermi di ultima generazione, Locke ha avuto una lavorazione con tre telecamere allora all’avanguardia piazzate nell’abitacolo e con lo svolgimento in tempo reale. Tre giorni di prove e otto notti di riprese. Anche le varie telefonate erano in diretta.
Tom Hardy si è rivelato molto bravo nel calarsi nella parte, è immedesimato totalmente (questa è una sua capacità che traspare in molti film), guardate le sue espressioni del viso. Se potete guardatelo nella versione in lingua originale, conferma le sue capacità appena evidenziate. Prima o poi vincerà un Oscar. La sua carriera è esplosa dal 2010, sfogliate il suo c.v. Qualche anno prima lo avevo visto in Bronson (2008) interpretare un isterico galeotto, fenomenale, ma ancora se lo filavano in pochi.
Soggetto, sceneggiatura e regia sono di Steven Knight, poche regie in carriera ma molti script, un Oscar nel 2004 per Piccoli affari sporchi e le ultime sceneggiature dei biopic Spencer (2021) e Maria (2024) diretti da Pablo Larrain. Mica paglia!
Nota conclusiva: ha inventato il famoso game show Chi vuol essere milionario?
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