Proseguono le tensioni a Los Angeles: dopo un'altra giornata di scontri da manifestati e Guardia nazionale, Trump pronto ad inviare anche i marines
Non si arrestano – ed anzi sembrano aumentare ogni giorno – gli scontri a Los Angeles, che stanno coinvolgendo un ampio gruppo di manifestanti e la Guardia nazionale inviata dal presidente Donald Trump per cercare di riportare la calma e l’ordine, mentre la battaglia dalle strade e dalle piazze si è spostata anche negli alti palazzi politici, con i governatori democratici che accusano il presidente di aver causato l’escalation, definendo dittatoriale e illegale l’invio della Guardia nazionale: insomma, quello di Los Angeles è un vero e proprio caos che sembra sempre più difficile da contenere, con il numero di arresti e feriti che rischia di crescere sempre di più con il passare delle ore.
Facendo prima di tutto un passo indietro, è bene ricordare che le manifestazioni a Los Angeles sono iniziate dopo una serie di retate organizzate dall’ICE statunitense – l’agenzia federale che si occupa di immigrazione illegale – contro i migranti ritenuti irregolari, arrestati e probabilmente prossimi all’espulsione: i manifestanti avevano pacificamente accerchiato il municipio di Los Angeles, il tribunale federale e il centro di detenzione dove si troverebbero gli arrestati; mentre, dopo alcuni sporadici episodi di violenza contro la polizia locale, Trump ha deciso di dispiegare la Guardia nazionale.
Da quel momento, Los Angeles è precipitata in un completo caos, con le strade che sono diventate letteralmente campo di battaglia tra una fetta (certamente consistente, ma non maggioritaria) di manifestanti e la stessa Guardia nazionale, costretta più volte ad usare proiettili di gomma o al peperoncino, lacrimogeni e granate stordenti per disperdere i rivoltosi: attualmente risulta che, dopo gli scontri delle ultime ore, siano state arrestate almeno 27 persone coinvolte negli scontri a Los Angeles – e altre ne arriveranno nel corso della giornata –, con il numero di feriti ignoto e apparentemente nessun morto segnalato.
Il caos a Los Angeles diventa politico, i governatori Dem schierati contro Trump: “È un dittatore che ha causato l’escalation”
Dal canto suo, il presidente Trump aveva giustificato la decisione di inviare la Guardia nazionale – pur contro il parere negativo dei governatori locali – con la necessità di “ristabilire la legge e l’ordine”, promettendo che “non lasceremo che il nostro Paese venga distrutto in questo modo” e che “libererò Los Angeles da migranti e criminali“: in mattinata, poi, il presidente ha esortato la polizia e la Guardia nazionale ad “arrestare subito le persone a volto coperto”, dicendosi “pronto a mandare soldati ovunque”, incluso un gruppo di 500 marines che sono pronti per l’eventuale dispiegamento nelle prossime ore; mentre, al contempo, ha ricordato ai governatori Dem che potrebbero trovarsi ad “affrontare accuse federali per aver ostacolato le deportazioni di immigrati illegali”.
Proprio questi ultimi, infatti, sono tra i principali oppositori della decisione di Trump di schierare la Guardia nazionale a Los Angeles e, in una dichiarazione congiunta firmata anche dal governatore californiano Gavin Newsom, il dispiegamento è stato definito un “allarmante abuso di potere” che avrebbe “creato una crisi” là dove tutto era sotto controllo: secondo il governatore Newsom “non avevano nessun problema fino a quando Trump non è intervenuto”, definendolo “un dittatore” e chiedendogli di “revocare l’ordine e riconsegnare il controllo alla California”.
Newsom, peraltro, ha esortato i manifestanti di Los Angeles ad evitare di dare “a Trump ciò che vuole”, invitandoli a “restare calmi e pacifici”, a “non cadere nella trappola” e – soprattutto – ad evitare “l’uso della violenza contro le forze dell’ordine”: appello ripetuto a grosse somme anche dalla sindaca di Los Angeles, Karen Bass, che, dopo aver accusato Trump di aver causato “l’escalation caotica” che si vede nelle ultime ore, ha anche chiesto ai manifestanti “di non creare tensioni” tali da giustificare il dispiegamento di ulteriori soldati.