Con la manovra si interviene in favore del ceto medio con un taglio dell'Irpef. Un intervento che andrebbe potenziato
Il varo della Legge Finanziaria è come sempre un appuntamento che pone a confronto visioni opposte spesso solo per posizioni preconcette. Le risorse a disposizione dei Governi sono sempre scarse e gli appetiti sempre molteplici. Al momento le misure previste non prevedono nuovo debito, poiché si è preferito puntare sui tagli, mentre l’indirizzo di questa manovra punta a soccorrere il ceto medio, la famiglia, i genitori separati e le imprese.
Il ceto medio è stato più volte evocato come il segmento chiave della società a cui dover dare sostegno per due ragioni. Rappresenta la parte della società maggiormente in difficoltà ed è quella che ha una più alta propensione al consumo che, se alimentata, può costituire un impulso per la crescita del Pil. Per il ceto medio è previsto un taglio dell’Irpef che viene valutato in massimo 440 euro annui, ottenuto agendo sull’aliquota del 35% che verrebbe ridotta al 33% solo per coloro i quali rientrano nella fascia reddituale 28/50 mila euro.
L’attenzione per la famiglia, oltre all’intervento sull’aliquota Irpef, troverebbe attuazione attraverso la proroga, con qualche limitazione da verificare a misura approvata, del credito di imposta sulle ristrutturazioni edilizie confermate nel 50% per la prima casa e nel 36% per la seconda. Sempre per le famiglie è prevista la modifica dell’Isee, strumento per accedere a prestazioni agevolate, agendo sull’esclusione, entro un valore catastale di 70 mila euro, della prima casa dal calcolo. In favore dei genitori separati è previsto possa essere riconosciuto un contributo economico utile a dare una casa al genitore in difficoltà su questo fronte.
Per le imprese si sono usati il bastone e la carota. Torna il super ammortamento, che di fatto sostituirà il credito di imposta 4.0 e 5.0, viene confermato, per il prossimo triennio il credito d’imposta per le imprese delle Zes e verrà rifinanziata la Nuova Sabatini. Dal lato del bastone è prevista una stretta sulle compensazioni che saranno vietate con debiti tributari a partire da 50 mila euro e non più 100 mila.
Per imprese e famiglie e prevista la riapertura della rottamazione delle cartelle per i carichi affidati entro il 31 dicembre 2023. La nuova edizione prevede una rateazione fissata in 9 anni con rate bimestrali di pari importo e vi potranno accedere solo coloro che hanno dichiarato e non versato e saranno esclusi gli evasori totali. Andrà verificato se rientrano coloro che pur avendo dichiarato hanno subito degli accertamenti da parte del fisco.
L’aspetto delle coperture oltre ai tagli operati per tutti i ministeri vede protagoniste le banche e le assicurazioni dalle quali sono attesi, nel 2026, 4,4 miliardi di euro. Per le banche è previsto un aumento dell’Irap e una stretta sulla deducibilità dei crediti dubbi. Altra fonte verrà dalla possibilità offerta alle banche di liberare le riserve accumulate in passato pagando un’imposta ridotta del 27,5% in luogo di quella originaria fissata nel 40%. Ancora non è chiaro l’apporto che verrà dalle assicurazioni.
Si tratta di misure che sorprendono, ma che andranno verificate. Sul versante delle banche si gioca la credibilità del Governo e degli stessi Istituti. Il Governo si è affrettato a dichiarare che le banche non trasferiranno l’onere sui i correntisti che a questo punto potranno valutare essendo anche elettori.
Ciò detto, visto l’andamento della congiuntura economica, si pone un interrogativo: per la copertura delle prossime manovre di bilancio si ritornerà dalle banche?
In questo contesto irrompe il Fmi che ricorda che il debito pubblico che caratterizza tutte le economie europee è insostenibile senza crescita. Le conclusioni del Fmi evidenziano che dalle riforme potrebbe derivare un incremento del Pil del 9% nei prossimi 10 anni. Se ciò avvenisse i benefici per il ceto medio andrebbero oltre gli interventi messi in campo e risulterebbero strutturali.
A questo punto, quindi, l’intervento dal lato delle riforme impone scelte coraggiose e sempre più improcrastinabili.
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