Mantovani: “I vaccini alla base della prevenzione”. Smentisce il legame con l’autismo e avverte: “Le fake news indeboliscono la fiducia nella sanità”

Alberto Mantovani, tra i più autorevoli immunologi italiani, si è recentemente esposto su uno dei temi più delicati e discussi degli ultimi anni – quello dei vaccini – e lo fa con parole chiare, senza mezzi termini, perché stavolta – dice – il rischio non è solo quello di dar spazio ai dubbi e alle perplessità ma di compromettere un elemento fondamentale ed essenziale della salute pubblica.



Il suo intervento al Corriere della Sera arriva dopo l’ultima mossa dell’Acip, il comitato consultivo statunitense che si occupa di vaccini, recentemente rinnovato e riposizionato dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr, che ha sconsigliato l’utilizzo delle immunizzazioni antinfluenzali contenenti thimerosal, un conservante a base di mercurio impiegato per proteggere le fiale multidose da contaminazioni batteriche, una sostanza, spiega Mantovani, che è finita al centro delle polemiche senza alcun fondamento scientifico.



Secondo il direttore scientifico dell’Humanitas, il falso allarme nasce da uno studio pubblicato nel 1998 su The Lancet e poi ritirato perché ritenuto fraudolento: l’autore, l’ex medico inglese Andrew Wakefield, sosteneva un legame tra il vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia) e l’autismo e proprio quel lavoro ha lasciato una scia lunga e dannosa, con conseguenze reali, concrete, misurabili: un crollo della copertura vaccinale in diversi Paesi e un aumento esponenziale dei casi di morbillo, che ancora oggi uccide più di 100.000 persone ogni anno nel mondo.

In Italia – ricorda Mantovani – prima dell’obbligo introdotto con la legge 119 del 2017, si è arrivati a registrare un’epidemia da oltre 5.000 contagi, con 6 bambini morti e il 20% dei malati ricoverati. E il danno, avverte, non è stato solo sanitario: la falsa pubblicazione ha costretto decine di ricercatori, negli anni successivi, a dedicarsi alla sua smentita, sottraendo tempo e risorse a studi utili e innovativi, questo perché la disinformazione, dice, può fare più danni della malattia stessa.



L’allarme di Mantovani: “Il nostro sistema regge, ma servono più consapevolezza e meno bugie”

L’autismo, ribadisce Mantovani, è una condizione seria e complessa che merita rispetto e ricerca, non semplificazioni strumentali, ma nonostante questo – osserva – il legame tra vaccini e autismo continua a circolare sui social, nelle chat, perfino in alcuni ambienti istituzionali, dando vita ad una diffidenza che rischia di indebolire la fiducia nella medicina basata sull’evidenza.

A chi teme che il sistema immunitario dei bambini venga “sovraccaricato” da troppi vaccini, l’immunologo risponde con un esempio semplice ma efficace: pensate a quando un neonato attraversa il canale del parto, esposto al mondo microbico della madre, o a quando mette piede in un asilo nido, dove i germi sono milioni di volte più numerosi rispetto a quelli contenuti nei vaccini. Il nostro sistema immunitario, dice, è una macchina sofisticata e molto più preparata di quanto si pensi.

E anche se la situazione italiana, per ora, tiene – almeno a livello medio nazionale – non mancano zone d’ombra, con forti diseguaglianze tra Nord e Sud e a preoccupare è, ad esempio, la scarsa adesione al vaccino contro l’Hpv, raccomandato sia a maschi che a femmine, e che può prevenire un tumore come quello al collo dell’utero, responsabile di circa 1.000 morti l’anno nel nostro Paese e 300.000 nel mondo.

Mantovani ricorda anche l’eccellenza della ricerca italiana, citando il lavoro di Rino Rappuoli, pioniere del vaccino contro il meningococco B, la stessa malattia contro cui ha lottato l’atleta paralimpica Bebe Vio; per l’immunologoi vaccini non sono solo una scelta individuale, ma un atto di responsabilità collettiva e, soprattutto – ribadisce – sono la base della prevenzione, che è a sua volta la via per garantire la sostenibilità del nostro sistema sanitario. Chi diffonde bugie sui vaccini – conclude – gioca con la salute degli altri, spesso dei più fragili e questa, oggi, è una responsabilità che non possiamo più permetterci di ignorare.