Marta Zoffoli, attrice nota tra le altre cose per i suoi ruoli in “I Cesaroni” e “Squadra antimafia”, ha rivelato in una intervista a La Stampa di essere stata più volte vittima di molestie nel corso della sua carriera. “Direi fin da subito. La prima volta quando avevo otto anni. Ero sul set di un film, stavamo girando in aperta campagna e in una pausa tra un ciak e l’altro uno della produzione mi chiese di aiutarlo a raccogliere le ciliegie. Accettai, lui salì sulla scala, mentre io rimasi a terra con il paniere. Quando alzai gli occhi per guardarlo, mi accorsi che aveva i pantaloni abbassati. Rimasi turbata, ma ero piccola e non avevo la struttura mentale per decifrare una situazione che, per fortuna, finì lì”, ha ricordato.
L’incubo, crescendo, si sarebbe ripresentato diverse altre volte. “A diciotto anni andai a fare un provino, interpretai la scena e ad un certo punto la persona del casting indietreggiò verso la porta, facendo finta di cercare l’inquadratura migliore, e mi chiuse dentro l’ufficio. In un attimo me lo sono ritrovata addosso, con i pantaloni calati, mentre cercava di alzarmi la gonna”. Per fortuna riuscì a divincolarsi e a scappare. “Chiamai la mia agenzia, ma mi dissero che non avevano alcuna responsabilità”.
Marta Zoffoli: “Mia carriera costellata di molestie”. Il MeToo
Marta Zoffoli, nonostante la sua carriera sia stata costellata di molestie, non ha mai presentato denuncia. Una scelta che a distanza di tempo la fa riflettere. “Non avevo la percezione reale della gravità dei fatti, andava bene perché l’avevo scampata. È un problema profondamente culturale. Serve un cambio di mentalità. Io sono diventata molto abile negli anni a svincolare subito via dalle situazioni pericolose, ma non ho mai pensato di poter fare qualcosa per cambiarle”. A dare coraggio alle attrici nel recente periodo è stato il #MeToo. “Ho ripensato alle mie disavventure in maniera diversa, non più come una questione personale”.
La lotta contro il fenomeno, però, è ancora lunga. “Abbiamo scoperchiato un vaso di Pandora, ma manca ancora un tassello. Quello degli uomini. Nel mondo della danza ci sono tante vittime, ma nessuno denuncia. Il giorno in cui un uomo avrà il coraggio di farlo, sarà chiaro che gli abusi non sono una questione di genere, bensì di abuso di potere”, ha concluso.