Consiglio Esteri UE si spacca sulle sanzioni a Israele, veto di Germania e Italia: cosa succede e quali scenari. Caos Gaza, ucciso il portavoce di Hamas
DOPO LA RUSSIA L’UE SI DIVIDE ANCHE SULLE SANZIONI A ISRAELE: COSA È EMERSO DA COPENAGHEN
Mentre sul campo di battaglia la tregua per la Striscia Gaza sembra sempre più lontana, le pressioni internazionali per provare a far desistere Israele dall’occupazione totale di Gaza City hanno visto ieri un importante vertice europeo a Copenaghen con tutti i Ministri degli Esteri UE riuniti nel meeting informale con l’Alto Rappresentante della Polizia Estera Kaja Kallas. Un vertice importante ma che si chiude con un nulla di fatto, tanto sulle presunte confische dei beni russi (qui tutti i dettagli nel nostro focus, ndr), quanto sulle possibili sanzioni contro Israele che da più parti vengono richieste.
«Non abbiamo voce», lamenta la “Lady PESC” dopo il vertice in Danimarca dove è emerso che diversi Stati europei, su tutti Germania e Italia, non sono concordi a piazzare nuove sanzioni contro il Governo Netanyahu. «Siamo divisi, non c’è modo d’indorare la pillola», attacca Kallas delusa dal non vedere passi avanti nei tentativi di porre pressioni su Tel Aviv.

Merz con Meloni, e pure i Governi di Ungheria e Repubblica Ceca, non intendono muovere guerra diplomatica contro Israele, semmai sono più aperti a prendere posizioni contro i coloni in Cisgiordania, come sottolineato al Ministro degli Esteri Tajani a margine del summit di Copenaghen: «Colpire i coloni è già un messaggio forte in direzione della difesa delle fondamenta di uno Stato palestinese».
Serve sostenere l’ANP e Ramallah per provare a riconciliare le parti, senza però porre l’UE in contrasto pieno ad Israele: diverse le posizioni di Francia, Spagna e i Paesi nordici che invece reputano necessario prendere provvedimenti contro le politiche in corso a Gaza. Occorre denunciare, come hanno fatto Meloni e Merz, l’essere andati oltre alla reazione giustificata per gli attacchi del 7 ottobre, ma questo non significa porre “regali” ad Hamas, una sigla comunque considerata entità terroristica dalla stessa Unione Europea.
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Con l’accerchiamento sempre più prossimo a Gaza City, il Governo di Israele ha fatto sapere che d’ora in avanti non potrà esserci alcuna tregua temporanea: le condizioni per il cessate il fuoco restano dunque le medesime, la riconsegna di tutti gli ostaggi e l’abbandono delle armi dell’intero commando di Hamas. Le morti per malnutrizione e gli scontri durante la consegna degli aiuti proseguono incessanti, con le fonti palestinesi vicini ad Hamas che condannano le azioni IDF nuovamente questa mattina.

Con Tel Aviv che di contro accusa le milizie islamiste di provocare gli scontri durante la distribuzione del cibo per poter dar la colpa allo Stato Ebraico, è nelle ultime due azioni militari di rilievo che ora si concentra l’attenzione internazionale: prima l’eliminazione del Premier degli Houthi (Ahmad Ghaleb al-Rahwi) con un raid nella giornata di sabato, e ora anche la conferma dell’uccisione del portavoce di Hamas.
Si tratta di Abu Obeida, tra i leader delle Brigate Qassam, di fatto l’ala militare della sigla terrorista palestinese: «Abbiamo deciso di battere Hamas, e l’esercito lo sta facendo», sottolinea il Premier Netanyahu confermando la morte del portavoce Obeida, vittima di un blitz dell’IDF avvenuto appena fuori Gaza City e che ha coinvolto anche tutti coloro che abitavano nell’edificio dove si nascondeva.
