Meloni sostiene l’ingresso saudita nel progetto GCAP, ma Regno Unito e Giappone frenano sullo sviluppo dei caccia di sesta generazione con Riad
Il governo italiano, con l’iniziativa del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha deciso di sostenere il coinvolgimento dell’Arabia Saudita nel programma GCAP (Global Combat Air Programme), il progetto congiunto avviato da Italia, Regno Unito e Giappone a fine 2023 per lo sviluppo dei nuovi caccia di sesta generazione da schierare entro il 2035: si tratta di un programma strategico per la difesa aerea europea e asiatica, nato dalla collaborazione tra Leonardo, BAE Systems e Mitsubishi Heavy Industries, che intende creare una nuova piattaforma da combattimento tecnologicamente avanzata, in grado di competere con i sistemi aerei statunitensi e con l’iniziativa parallela franco-tedesco-spagnola.
La proposta di estendere il progetto a Riad è stata avanzata dalla parte italiana, e la presidente Meloni ne avrebbe discusso direttamente con il principe ereditario Mohammed bin Salman durante l’incontro bilaterale tenutosi a gennaio ad Al Ula, ricevendo garanzie sulla disponibilità finanziaria e sull’interesse strategico dell’Arabia Saudita a investire nel settore aerospaziale, una posizione che, però, ha trovato resistenze immediate da parte del governo giapponese, che non considera compatibile l’ingresso di un Paese come Riad all’interno di un programma costruito su principi di cooperazione tecnologica e valori democratici.
Alle perplessità di Tokyo si è aggiunta, con maggiore discrezione ma altrettanta chiarezza, anche la posizione britannica e pochi giorni fa, l’ambasciatore del Regno Unito Edward Llewellyn ha affermato che le possibili nuove adesioni al progetto GCAP dovranno rispettare tutte le condizioni già fissate nell’accordo trilaterale, a partire dal rispetto della tempistica che prevede l’entrata in servizio dei nuovi aerei entro il 2035 ed ogni modifica al programma, ha spiegato, potrà avvenire solo con il consenso unanime dei tre membri fondatori, perché questo è un progetto costruito su equilibri condivisi e decisioni comuni.
Meloni insiste, Von der Leyen osserva da Bruxelles: il programma GCAP resta in bilico tra aperture economiche e vincoli politici
In questa fase di trattative, l’apertura di Meloni all’Arabia Saudita si scontra con un contesto multilaterale sempre più complesso, in cui ogni scelta tecnologica ha anche un significato geopolitico e mentre la premier italiana spinge per rafforzare il legame con Riad in nome di nuovi investimenti e opportunità industriali, da Bruxelles Ursula von der Leyen segue l’evolversi del progetto, consapevole che ogni cambiamento negli assetti produttivi e nelle alleanze può avere un impatto sulla competitività dell’industria europea della difesa.
Il progetto GCAP ha ottenuto nei mesi scorsi il via libera della Commissione europea in materia di concorrenza, proprio sotto la guida di Von der Leyen, che ha riconosciuto la legittimità della cooperazione tra i tre Paesi promotori e delle rispettive industrie nazionali ma il possibile coinvolgimento dell’Arabia Saudita potrebbe riaprire la discussione anche a livello europeo, specialmente sul piano delle regole comuni e della gestione degli standard tecnologici e di sicurezza, che non possono prescindere dai valori politici e normativi dell’Unione.
Nel frattempo, le divergenze emerse nelle ultime settimane rendono tangibile che l’ingresso di nuovi partner come Riad non sarà né immediato né semplice e in tal senso, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha recentemente criticato la posizione britannica, accusando Londra di mantenere barriere tecnologiche all’interno del progetto e invitando a un maggiore spirito di condivisione, ma le tensioni restano, e anche l’orientamento del governo britannico sembra essersi irrigidito dopo un primo approccio più aperto nei confronti dell’Arabia Saudita.
Senza l’accordo di Tokyo, il programma non potrà essere modificato, e la posizione britannica appare oggi allineata alla prudenza giapponese; in questo contesto, l’Italia si trova a mediare tra la volontà di attrarre capitali strategici e la necessità di mantenere la coesione di un progetto su cui ha investito molto, Giorgia Meloni, di conseguenza, continua a insistere sull’apertura a Riad come opportunità industriale, ma la decisione finale dovrà essere presa all’unanimità, e al momento né Londra né Tokyo sembrano pronte a cambiare direzione.
