Meta, blocca le inserzioni politiche e sociali sui propri social: : la società di Zuckerberg contesta il regolamento UE che entrerà in vigore a ottobre e...

META, ADDIO ALLE INSERZIONI SU POLITICA, ELEZIONI E TEMI SOCIALI DOPO CHE…

Meta, stop alle pubblicità a pagamento in UE su politica, elezioni e temi sociali: è questa la prima conseguenza del nuovo regolamento, in vigore dal prossimo ottobre, dell’azienda attiva nel settore delle nuove tecnologie con sede in California e che farà sì che sulle sue piattaforme (ovvero Facebook e Instagram) non sarà più possibile acquistare spazi per questo tipo di spot.



“Si tratta di una decisione difficile e che arriva in risposta al nuovo regolamento dell’Unione Europea sulla trasparenza e il ‘targeting’ della pubblicità politica che implica sfide operative rilevanti e incertezze a livello giuridico” si legge in una nota della società. Ma quali saranno le conseguenze di questo passo indietro di Meta? Ricostruiamo la vicenda con gli ultimi sviluppi.



Regole troppo onerose per le pubblicità a pagamento”: così Meta ha motivato la decisione a seguito dei nuovi obblighi, introdotti in ambito UE, per le piattaforme digitali: una scelta, tuttavia, che non impedirà certamente a chi frequenta e utilizza i social network di proprietà del 41enne imprenditore originario di New York di pubblicare comunque dei contenuti attinenti ai tre ambiti di cui sopra e anche di discutere di temi a sfondo politico.

Semplicemente, tali contenuti non potranno più ricevere un ‘megafono’ dalle pubblicità a pagamento ed essere quindi amplificati a platee più vaste attraverso il sistema di inserzioni che conoscevamo fino a oggi. “Ancora una volta, siamo di fronte a obblighi normativi che stanno causando la scomparsa dal mercato di prodotti ampiamente utilizzati, con conseguenze sulla libertà di scelta e sulla concorrenza” prosegue la società nel suo comunicato.



Commissione UE, palazzo Berlaymont (YouTube, 2025)

LA SOCIETA’ DI ZUCKERBERG: “REGOLAMENTO UE LIMITA LA LIBERTA’ DI SCELTA E AL…”

Lo stop di Meta alle pubblicità a pagamento sulle sue piattaforme digitali era nell’aria da qualche tempo e qualche sito specializzato aveva già provato a immaginare quali potessero essere le ripercussioni a breve e medio termine della svolta in ambito UE, arrivata col Regolamento numero 900 dell’anno scorso: infatti questo è stato approvato quasi un anno e mezzo fa, nel marzo del 2024, ma entrerà pienamente in vigore nel prossimo autunno.

L’obiettivo dei nuovi limiti e obblighi imposti alle compagnie che operano nel settore del digitale nelle intenzioni è quello di evitare delle pericolose ingerenze nelle campagne elettorali, come segnalato negli ultimi anni in alcuni Paesi europei da parte di attori e stakeholders portatori di interessi ‘esterni’ come Stati extra-UE.

Tuttavia, il rovescio della medaglia del regolamento UE è che ora Meta ha annunciato che i costi derivanti da tale politica sarebbero diventati troppo onerosi: da qui la scelta di dire basta, anche se qualcuno si interroga se dietro la decisione non vi siano anche altre motivazioni.

Il regolamento approvato nel 2024 introduce infatti regole più stringenti col fine di rendere più facilmente ‘etichettabili’ e trasparenti queste forme di comunicazione politica per il pubblico di riferimento e in modo che possa essere facile anche per gli operatori del settore (giornalisti ma non solo) e le autorità risalire alle informazioni di chi e quanto ha pagato quell’inserzione, soprattutto nei periodi di campagna elettorale; in tal senso il caso più eclatante è il cosiddetto targeting, ovvero gli spot a sfondo politico sul web che si basano sui dati personali e che da ottobre sarà possibile unicamente dietro un esplicito consenso.