Michele Piccirillo, uno dei più grandi pugili italiani, vincitore di 5 titoli europei, 5 intercontinentali, una volta campione italiano a tredici volte campione del mondo, accusa la federazione di averlo dimenticato, e lo ha attraverso una intervista rilasciata ai microfoni del quotidiano il Corriere della Sera.
«Sono stato abbandonato? È così. Non ricordo negli ultimi 30 anni un pugile che ha partecipato a tutti questi titoli e ha vinto. Finita un’attività di 36 anni da atleta durante i quali ho dato tantissimo sia all’Italia che alla federazione, mi sono reso conto di essere stato dimenticato. Ho dato loro le soddisfazioni che cercavano, poi non gli è interessato più nulla. In federazione ci vorrebbero persone competenti».
MICHELE PICCIRILLO, EX STAR DEL PUGILATO: “CI VOGLIONO ADDETTI AI LAVORI CHE CONOSCONO IL PUGILATO”
Quindi Michele Piccirillo aggiunge: «Ci vorrebbero addetti ai lavori che conoscono il pugilato. E non gente che sta lì senza alcun titolo. I recenti risultati poi ne sono la testimonianza, non ci siamo qualificati per la prima volta nella storia alle Olimpiadi. A me hanno detto che avevo abbandonato questo mondo, però è falso. Io semplicemente non volevo più stare su un ring. Ho smesso di combattere a 40 anni, mediamente le carriere si fermano ai 32 anni».
L’ex pugile racconta che sarebbe disponibile per qualsiasi ruolo con estrema umiltà: «Quello che mi fa più male è che oggi nessuno ti chiama e nessuno ha interesse per chi come me si è dedicato a questo sport notte e giorno». In passato è stato per anni anche un allenatore, avendo avuto una palestra poi chiusa: «Ero nauseato – spiega – ho passato 36 anni sul ring, di cui 25 ai massimi livelli mondiali. Sono stato otto anni in nazionale e per sedici anni ho portato avanti la carriera da pugile professionista».
MICHELE PICCIRILLO, EX STAR DEL PUGILATO: “AI GIOVANI INSEGNEREI IL SACRIFICIO”
Ai giovani d’oggi Michele Piccirillo trasmetterebbe il sacrificio, visto che raggiungere certi livelli non è affatto gratuito. «Per 25 anni mi sono allenato tutti i giorni due volte al giorno, ho fatto una dieta senza pause, sono tornato la sera presto a casa così da essere pronto la mattina dopo, non ho avuto svaghi. Alla fine, ti privi di tutto. Io ho cominciato piccolissimo, mi sono tolto il gusto di fare tante cose per seguire questa strada. Ora che sono cresciuto penso di aver acquisito la mentalità giusta per trasmettere gli insegnamenti corretti. E magari consigliare le vie alternative per non commettere gli stessi errori».
Tornando su un suo eventuale impiego in federazione, l’ex pugile conclude: «Giuro, per me va bene tutto. Se dovessi però fare il Ct federale, ammetto che sarebbe una grande soddisfazione. Significherebbe mettere la ciliegina sulla torta. Sarebbe l’elemento che completerebbe un quadro bellissimo. Allenare la nazionale è il massimo. Se vedo chi c’è oggi, rimango colpito. Parliamo di tecnici che non hanno avuto una carriera da atleti. Ci vuole gente d’esperienza a certi livelli, in palestra serve gente che ha vissuto sulla sua pelle la disciplina».