Svolta in Consiglio Europeo per gli Affari Interni sui migranti irregolari: il pacchetto di norme sul modello Italia-Albania, ecco cosa cambia
LA SVOLTA IN EUROPA SUI MIGRANTI DOPO LE COSTANTI RICHIESTE DEL GOVERNO: PASSA LA “LINEA MELONI”
Notevole passo avanti in Europa sul fronte migranti dopo che il Consiglio Affari Interni dell’UE, riunitosi oggi, ha visto approvare l’accordo politico per un nuovo pacchetto di norme sulla “scia” del modello proposto da tempo dal Governo italiano: rimpatri veloci, Paesi sicuri di approdo e utilizzo di Stati terzi (non europei, ndr) per sostenere l’attività di rimpatrio. La riforma punta dritto alla cooperazione tra gli Stati membri con un fondo di solidarietà atto a sostenere i territori più esposti agli arrivi delle migrazioni irregolari, dunque con l’Italia in prima fila: viene imposto per chi non ha diritto di soggiorno il rispetto dell’obbligo di lasciare il territorio europeo, collaborando con le autorità locali.
Si tratta di una svolta non da poco, unita sempre al mantenimento di condizioni dignitose di vita e di assistenza: ad esempio, gli Stati europei possono rifiutarsi di accettare irregolari sul proprio territorio, procedendo con il rimpatrio accelerato e utilizzando – qualora necessario – anche i centri di rimpatrio nei Paesi non UE, i cosiddetti “return hub”.

Esulta Fratelli d’Italia che con la Premier Meloni ancora nelle scorse settimane aveva ribadito che ben presto i centri di rimpatrio in Albania sarebbero tornati a funzionare a pieno regime, superando ogni vincolo imposto dalla magistratura italiana. Con la svolta giunta oggi nel Consiglio Europeo sulle migrazioni, l’utilizzo degli hub di Gjader e Shenjing ben presto sarà sbloccato, «una promessa che manterremo», commenta il partito di maggioranza in Parlamento.
Passa il modello italiano in Europa in quanto proprio l’accordo tra Italia e Albania, seppur contrastato da sentenze e una solo parziale accettazione della Corte di Giustizia Europea, starebbe alla base delle novità introdotte dal Consiglio Europeo oggi 8 dicembre 2025. «È un punto di svolta in Europa», commenta il Commissario europeo agli Interni, Magnus Brunner, che fornisce novità importanti per la politica europea di asilo e migrazione.
Sono regole rigorose, specifica la Commissione Von der Leyen, che dovrebbero sostenere i Paesi membri nella difesa da ogni minaccia alla sicurezza nazionale: ovviamente i singoli accordi coi Paesi terzi saranno determinati dagli stessi Stati membri che lo vorranno, come già avvenuto tra Italia e Albania, o come in corso tra Paesi Bassi e Uganda.
Avevamo detto che avremmo stravolto i pronostici anche nella lotta all’immigrazione clandestina. I centri in Albania funzioneranno. È una promessa che manterremo.
La svolta è vicina. pic.twitter.com/mQahlYtLNv
— Fratelli d’Italia 🇮🇹 (@FratellidItalia) December 8, 2025
COSA CAMBIA ORA E COME FUNZIONA IL PACCHETTO SUI MIGRANTI. PIANTEDOSI: “PREMIATO LO SFORZO ITALIANO”
Con questo passaggio importante del Consiglio Europeo sulle migrazioni, «I centri d’Albania si ricandidano con forza ad essere attivi su tutte le funzioni per i quali sono stati concepiti», sottolinea in una nota il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi, soddisfatto per l’operato del Governo nel convincere a lungo i vari partner continentali. I centri di rimpatrio in Albania, chiosa ancora il titolare del Viminale, sono già ora il primo esempio dei “return hub” citati dai regolamenti del Consiglio Europeo per gli Affari Interni, con il plauso ricevuto negli scorsi mesi nei vari tavoli organizzati dalla Premier Meloni, dal Ministro degli Esteri Tajani e dallo stesso Piantedosi con i rispettivi partner europei.
Tra le novità principali il fatto che il Paese di rimpatrio dei vari migranti irregolari viene deciso in base all’accordo già esistente con gli Stati membri, ma altri ancora possono aggiungersi alle varie intese se rispettano gli standard internazionali in materia di diritti umani e i principi di diritto internazionale (tra cui ad esempio vige il principio di non respingimento). Sempre nelle nuove procedure europee viene così elencato l’iter per il rimpatrio degli irregolari, con le condizioni da mantenere nel passaggio dagli Stati terzi e con le conseguenze nel caso non venga rispettato l’accordo.

In questo modo, i centri di rimpatrio possono fungere sia da luogo di transito verso il Paese d’origine, e sia come centro di destinazione finale degli stessi immigrati che non dovessero poter tornare nei luoghi d’origine per complicazioni umanitarie e formali. Sebbene Spagna e Francia abbiano esposto in sede di Consiglio alcuni dubbi pratici e giudici sui centri nei Paesi terzi, l’accordo con modello italiano ha prevalso nelle trattative e viene presentato come esempio ideale per proseguire nella riforma sulle politiche di asilo e migrazione.
Tenuto conto che le norme sul Paese terzo non vengono considerate in caso di migranti minorenni, sono stati confermati gli elenchi sugli Stati considerati sicuri per l’approdo: oltre a tutti i candidati per l’adesione all’Europa (oltre all’Albania, anche Georgia, Bosnia, Moldavia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Turchia), fanno parte anche Tunisia, Marocco, Kosovo, India, Colombia, Bangladesh.
