La Cassazione ha bloccato nuovamente il trasferimento dei migranti in Albania: la palla ritorno alla Corte UE per un nuovo giudizio sulla procedura

Nonostante fino a poche settimane fa sembrasse essersi conclusa la sfida tra Giudici e Governo per l’ormai eterna questione dei rimpatri dei migranti passando per i noti centri in Albania, la Cassazione sembra aver rimesso la palla al centro, rimettendo la questione – ancora una volta – alla Corte di giustizia europea, chiamata a esprimersi sul rispetto della direttiva europea sull’accoglienza: la conseguenza sarà grosso modo quella che abbiamo già visto nei mesi precedenti all’ultimo giudizio da parte della Corte, con i giudici che quasi certamente negheranno le procedure di trasferimento in Albania – di fatto bloccando un’altra volta i centri – in attesa del giudizio dell’organo del diritto europeo.



Facendo un passo indietro, ricordiamo che la precedente fase dello scontro era soprattutto legata alla questione dei Paesi sicuri, con il Governo che aveva deciso di aggiungere l’Albania alla lista (in modo da rendere effettivamente possibili i trasferimenti) e i Giudici che avevano chiesto alla Corte di valutare la legittimità della modifica: quest’ultima aveva dato il via libera al piano dei rimpatri, dando ragione al Governo che, a sua volta, aveva proceduto ai primi trasferimenti; mentre, al contempo, la Cassazione aveva anche equiparato in tutto e per tutto i centri albanesi a quelli che si trovano sul suolo italiano, e ad oggi sono stati effettivamente trasferiti un centinaio di migranti e una trentina di loro sono stati rimpatriati.



La Cassazione rispedisce il tema dei migranti in Albania alla Corte UE: ipotizzata una violazione della direttiva sull’accoglienza

Tornando al presente, la Cassazione recentemente si è trovata a discutere di un nuovo doppio appello da parte di altrettanti migranti che erano stati trasferiti nel centro albanese, decidendo di rimettere nuovamente la questione nelle mani della Corte di giustizia europea per un nuovo parere vincolante: allo stato attuale non conosciamo le effettive motivazioni che hanno dato origine all’appello, ma pare che il fulcro sia relativo – non più ai Paesi sicuri, come nel precedente giudizio – al tema dell’applicazione del diritto d’asilo europeo anche in un Paese che non fa parte dell’Unione, com’è appunto l’Albania.



Singolare notare che – di fatto – la stessa Cassazione sembra essere caduta in contraddizione con se stessa, perché nei dettagli dell’appello alla Corte UE pone il dubbio sulla possibilità di trattenere in Albania anche chi effettivamente presenta una domanda di protezione: il parere è legato al fatto che la direttiva prevede espressamente che il richiedente asilo debba restare “nel territorio dello Stato membro” fino alla conclusione (positiva o negativa che sia) della pratica; mentre la contraddizione è legata al fatto che gli Ermellini avevano legalmente equiparato i centri albanesi a quelli italiani, smentendo di fatto questo punto con il dubbio attuale.