Accordo Ue su migranti, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: "Abbiamo rifiutato soldi, non diventeremo centro di raccolta dell'Ue. Con Italia anche Paesi del Nord Europa"
Una giornata impegnativa, ma soddisfacente quella di ieri per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Reduce dall’accordo Ue sui migranti a Lussemburgo dopo dodici ore di negoziato «complesso», parla ora di punto di equilibrio. «Il negoziato finale è stato su alcuni punti che ritenevamo fondamentali come quello della definizione dei Paesi terzi con cui poter concludere gli accordi ed è sostanzialmente passata la nostra linea sulla quale abbiamo fatto convergere tutti i Paesi che avevano fatto blocco su questo». Il ministro al Corriere evidenzia che il governo italiano è riuscito a tenere la sua posizione ed ha mediato su altri aspetti. «È una giornata importante ma è un punto di partenza. Abbiamo le prospettive di realizzazione quello su cui abbiamo negoziato».
Matteo Piantedosi fa l’esempio della solidarietà obbligatoria: «Abbiamo preferito non accettare compensazioni in denaro che finanziassero all’Italia perché l’Italia ritiene di avere una dignità di Paese fondatore dell’Unione e non abbiamo bisogno di compensazioni in denaro per diventare il centro di raccolta dell’Ue». Quindi, si è scelto di puntare ad un meccanismo di compensazione da parte di chi non accetta il ricollocamento dei migranti, ma le risorse devono andare «a finanziare un fondo appositamente istituito e gestito dalla Commissione Ue per realizzare progetti di quella cosiddetta dimensione esterna che per la prima volta viene concretizzata in atti dell’Ue e su cui ha sempre fatto pressione il governo Meloni da quando si è insediato in tutte le sedi possibili».
“ITALIA CENTRALE IN UNA DISCUSSIONE IMPORTANTE”
L’Italia con l’accordo Ue sui migranti ha accettato la sfida delle procedure di frontiera («ma ci sentiamo all’altezza e ci dà conforto il fatto che tutto avviene in un contesto di sostegno europeo concreto»), in realtà per Matteo Piantedosi sono state anticipate col decreto legge Cutro, ottenendo sostegno finanziario e logistico dall’Ue. «C’è poi una clausola di rinegoziazione di uno o due anni a seconda dei vari oggetti: se ha funzionato si rinnova l’intesa o viceversa si cambia», precisa il ministro dell’Interno al Corriere. Il motivo per il quale sono state accettate le procedure è legato al fatto che il nostro Paese, così come Grecia e Malta, sono «fisiologicamente di primo approdo», quindi «non è che se non si accetta di realizzare le infrastrutture per fare le procedure di frontiera i migranti sulle nostre coste non arrivano».
Di conseguenza, il governo italiano ha ritenuto giusto fare un discorso di lungo periodo: «Siamo profondamente convinti che il nostro governo è un governo che durerà, che ha prospettiva e che deve pensare quindi a progetti di medio e lungo periodo». Nell’intervista Piantedosi rivela che sulle posizioni dell’Italia si era creato un blocco di Paesi non rispondente al solito schema Mediterraneo vs Nord. «Poi si è trovata la mediazione sui punti che noi abbiamo posto e anche questi Paesi hanno ritenuto di accedere alla mediazione e hanno votato a favore quasi tutti. L’Italia è stata centrale in una discussione importante». A proposito dell’Olanda, il titolare del Viminale conferma che ha affrontato tutti i punti critici del negoziato. Infine, a proposito della responsabilità per i casi Sar, non salita a due anni, Piantedosi spiega: «Per la prima volta i casi Sar sono considerati sotto la responsabilità dell’Ue».