Ci sono stati tempi, vicini e lontani, in cui i milanesi ed i lombardi andavano per il mondo per fare esperienze e poi, una volta tornati a casa, mettevano sul tavolo i grandi temi che avevano visto con i loro occhi, captato con le loro intelligenze, alzando il tono della discussione pubblica a livello mondiale, introducendo categorie di pensiero innovative, coinvolgendo città, territori e sopratutto le persone.
Torniamo a queste buone abitudini: raccolgo il suggerimento di Paolo del Debbio non solo perché Expo 2015 ha aperto una nuova fase nella collocazione geopolitica di Milano come nodo della rete globale di grandi città, una strada che dal 23 novembre 2010 è formalizzata e va percorsa sino in fondo.
Ma anche perché per lo sviluppo di Milano è decisivo prima conoscere e poi ragionare sulle innovazioni, concettuali ed operative che altre città del pianeta stanno fornendo ai problemi della globalizzazione, il lavoro, l’ambiente e l’energia, l’immigrazione, i flussi demografici, le aree urbane.
L’occasione concreta per avviarsi su questa strada c’è già e riguarda i risultati dell’Expo di Shangai, dedicato a “Better city – Better Life”, un evento appena concluso che ha lasciato in eredità decine e decine di “buone pratiche”, gli esperimenti che riguardano il miglioramento della qualità della vita di milioni e milioni di cittadini e che sono stati riprodotti in decine di padiglioni.
Prendiamo un tema specifico: la mobilità sostenibile nelle città, quella su ferro, gomma in superficie ed in sotterranea ma anche sui telefonini, su Internet, via satellite. Chi ha visitato l’area di Expo Shangai dedicata a questi temi ha trovato soluzioni che rovesciano metodologie consolidate, alcune proposte da grandi aziende multinazionali, ma altre avanzate da amministrazioni pubbliche dell’America Latina e dell’Europa.
La discussione su questi progressi, che hanno la forza di cambiare la gerarchia del potere, per qualità della vita ed attrattività, tra le grandi città del mondo nel XXI secolo è già cominciata ai massimi livelli nazionali: alcuni paesi rappresentati ad Expo Shangai, ad esempio la Federazione russa, hanno preparato un rapporto su cosa hanno visto ed imparato in Cina e l’hanno messo in discussione con sindaci, centri di studio e ricerca, aziende.
Beniamino Quintieri, commissario generale del Governo italiano all’Expo di Shangai può, ad esempio, fornire a Milano qualche indicazione utile per andare avanti su questa strada di studi e riflessioni, partendo dal contributo dato dall’Italia.
Milano apra le finestre per fare entrare le idee generate da Shangai, ma anche da altri punti di innovazioni e creatività internazionali, isolando chi rifiuta di accettare sfide più alte e finisce per avallare la convinzione che la città, in questa fase della storia, non può permettersi confronti pericolosi e merita un ruolo di seconda fila.