EXPO 2015/ Milano e l’“effetto boomerang” che ha colpito Shangai
Il ritorno dell’inquinamento a Shangai, rappresenta una lezione per tutte le città, ma soprattutto per Milano. L’analisi di ROBERTO PESENTI

C’è un “effetto boomerang” che accompagna gli Expo come dimostra quanto accade, sul finire del 2010, alla città di Shangai, modello di centro urbano sostenibile nato con l’Expo 2010 dedicato a “Better City – Better Life”.
Questa immagine si è sfuocata subito dopo la chiusura del mega evento più imponente nella storia perché, appena chiusi i cancelli dell’Esposizione, è ripreso massicciamente, nelle strade e nelle piazze l’inquinamento da scarichi industriali e da traffico facendo peggiorare la qualità dell’aria.
Il quotidiano nazionale “China Daily” ha spiegato con una punta polemica per il grande ruolo assunto dalla “provinciale” Shangai, che finita l’Expo, non solo sono rallentati i controlli delle autorità locali sulle limitazioni imposte alle attività inquinanti nella città di 4.000 grattacieli e di venti milioni di abitanti, ma che si sono rilassati anche i comportamenti ecologici dei singoli cittadini.
L’eredità materiale che Expo ha lasciato a Shangai, che in cinese vuol dire “sopra il mare”, è enorme: i ponti e i porti della città sul fiume Huangpu sono raddoppiati e le linee metropolitane sono salite da tre a sette.
Expo 2010 ha generato anche una reputazione ambientale da tenere alta nel mondo e allora la notizia del ritorno dell’inquinamento ha un aspetto positivo e uno negativo per Shangai, ma rappresenta una lezione per tutte le città, Milano è gemellata con Shangai, che hanno ospitato o ospiteranno grandi eventi.
La lezione è positiva perché dimostra che l’energia politica e produttiva generata nelle città globali dall’organizzazione e dallo svolgimento di grandi eventi, esalta la capacità dei networks collettivi e individuali di gestire, innovare, e operare al massimo livello quando c’è un obiettivo comune, molto definito, da raggiungere
C’è però anche un lato negativo perché il messaggio propagandistico sull’immagine delle città che eventi come gli Expo lanciano al mondo può offuscarsi, se non sono governati adeguatamente.
L’anno è finito molto meglio per la città di Saragozza che ha ospitato nel 2007 un’Expo “minore” dedicato all’acqua e che prevedeva, tra l’altro, la collocazione di 3,5 milioni e mezzo di nuovi alberi per compensare le maggiori emissioni di Co2 provocate dall’Esposizione.
Il periodico spagnolo “ABC” racconta infatti che le ultime 5000 piante sono state collocate al loro posto poco prima del Natale 2010 da gruppi di alunni delle scuole di Saragozza, incaricati di realizzare il programma e di tenere d’occhio, con i loro insegnanti, i livelli dell’inquinamento cittadino che, fortunatamente, non sono aumentati in questi anni.
A Milano, secondo le rilevazioni del 2010, sono stati fatti passi avanti per rendere l’aria più respirabile anche se ancora non sono rispettati i parametri europei. Ma i programmi ambientali annunciati per Expo 2015, come a Saragozza e Shanghai, spostano molto l’asticella del livello di credibilità della città, mettendola in gioco, anche per gli inevitabili effetti comunicativi, a un profilo più alto di trasformazione urbana sostenibile.
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