Il Duomo riconquista la città. Potrebbe essere il titolo che riassume un fenomeno, culminato ieri sera con lo spettacolo di luci sulla facciata della Cattedrale, spettacolo che ha introdotto il primo Quaresimale del Cardinal Scola. C’erano migliaia di persone a bocca aperta, a guardare i giochi mirabolanti che la tecnologia ha saputo creare sulla parte centrale della facciata. Un show di sei minuti che avuto il suo momento migliore quando le immagini hanno “sfondato” la facciata, spalancando il Duomo, le sue navate e le sue vetrate sulla città. Le porte della Cattedrale erano aperte e sono rimaste aperte anche per tutta la cerimonia che ne è seguita, rafforzando quindi questa idea di un luogo “pubblico” nel senso più ampio del termine, una “casa” che non lascia fuori nessuno.
Il Duomo torna ad essere il centro della città, punto di riferimento, deposito di una grande memoria ma anche esperienza presente. È da un po’ che questo fenomeno è in atto. Si può farlo risalire al restauro della facciata, conclusosi pochi anni fa, quando i milanesi hanno visto i marmi, tornati rosa, svelarsi mano a mano che i ponteggi scendevano. Poi c’è stata l’apertura del contiguo Museo del 900 nell’Arengario, che ha permesso a tutti un punto di vista davvero emozionante sulla cattedrale: è quello che si gode dalla stupenda sala che accoglie il grande ghiribizzo luminoso di Lucio Fontana (un grande che aveva progettato una porta per il Duomo, poi affidata ad un altro artista: questa sala è come la conferma di un’amicizia…). Dallo scorso anno ogni sera dei weekend è cominciata l’accensione dall’interno delle navate, in modo da far splendere le vetrate agli occhi di tutti quelli che passano attorno alla Piazza. Aggiungo che a farci percepire la centralità del Duomo, fulcro non solo della storia ma anche della vita della città, ci aveva pensato Luca Doninelli, con il potente capitolo che chiude il suo ultimo libro, Cattedrali.
Il Duomo così torna ad essere una grande chance per Milano. Non solo simbolo che la rende riconoscibile al mondo, ma anche luogo di attrazione, punto di riferimento, monumento centripeto e centrifugo ad un tempo. Come in tanti hanno notato, il Duomo ha qualcosa di eccezionale e fuori regola nella sua stessa natura architettonica. È un edificio di struttura gotica, quindi slanciato verso il cielo, ma è anche un edificio a pianta larga; è verticale e orizzontale allo stesso tempo. Si proietta verso l’alto, ma insieme è come una casa grande, che si dilata per trovare spazio a tutti.
«Il portentoso Duomo di Milano/ non svetta verso il cielo/ ma ferma questo in terra in armonia/ nel gotico bel di Lombardia», cantano giustamente i versi di Clemente Rebora. Per questo il Duomo è la cattedrale inclusiva per eccellenza: l’altezza non gioca come elemento “distanziatore” dalla vita che avviene sotto; ma è un’iperbole protettiva, culminante nella presenza della Madonnina dorata sulla guglia più alta.
Lo spettacolo di luci di ieri sera è una ulteriore conferma di questa natura della cattedrale ambrosiana. È un regalo che il Duomo fa alla città. Ed è una dimostrazione di sapere assimilare senza problemi linguaggi contemporanei. Chi pensasse che il Duomo fosse solo un bellissimo resto del passato deve ricredersi. Il Duomo è pietra che vive, che ci parla, che ci emoziona, che ci attrae.