Continua la battaglia di Milei contro il parlamento dell'Argentina: bloccate due leggi che avrebbero aumentato, a suo avviso, di 300 miliardi il deficit
Prosegue – e, anzi, si intensifica – la battaglia del presidente dell’Argentina Javier Milei contro il parlamento nel quale detiene solamente una scarsa minoranza di seggi e che sembra puntare a obbiettivi profondamente diversi rispetto a quelli punta il presidente libertario: è proprio di questi giorni, infatti, l’annuncio dell’apposizione del veto presidenziale su due leggi che il parlamento voleva approvare e che a suo avviso avrebbero aumentato esponenzialmente il deficit nel bilancio (già profondamente in rosso) argentino.
Partendo proprio da qui, secondo quanto riferisce Associated Press, Milei avrebbe bloccato una legge fine ad aumentare le pensioni in Argentina e una seconda che avrebbe concesso nuovi sussidi per i disabili: l’approvazione, infatti, secondo il presidente avrebbe comportato un nuovo indebitamento pubblico dal valore di “300 miliardi di dollari“, del tutto contrario alla sua promessa di ridurre al minimo l’inflazione.
Similmente, lo stesso Milei ha annunciato l’intenzione di proporre una nuova legge che proibirà ai legislatori di contrarre nuovo debito pubblico, costringendoli – a fronte di una proposta che creerebbe deficit – a prevedere anche un contestuale taglio nelle spese pubbliche in modo che alla fine dell’anno il bilancio argentino sia sempre “in equilibrio o in surplus” rispetto al risultato della precedente legislatura.
Javier Milei prosegue nella sua battaglia contro l’inflazione: tra i successi, cresce il malcontento popolare
Una battaglia – quella di Milei – che ha il sapore soprattutto politico dato che il prossimo ottobre si terranno le elezioni di metà mandato entro le quali aveva promesso di ridurre l’inflazione e lo storico indebitamento dell’Argentina: proprio alle urne si giocherà il futuro politico di Milei che attualmente gode di pochi seggi in parlamento e che ambisce – proprio in quel momento – a far crescere la sua influenza, in modo da avere maggiore spazio di manovra per le sue proposte.
A ben guardare, nel capitolo dedicato all’inflazione per ora Milei sembra aver messo a segno un buon successo dato che proprio a giugno l’Argentina è scesa sotto il 2% nei tassi inflazionistici per la prima volta negli ultimi cinque anni, rispetto – peraltro – a quel 25% che si registrò nel dicembre del 2023 quando entrò in carica; mentre l’altra faccia della medaglia ci parla di una situazione economica in Argentina sempre più precaria, con tassi record di disoccupazione, prezzi ancora fortemente in aumento e stipendi che non riescono a tenere il passo con questi ultimi.
“In sette mesi – ha spiegato Milei in un discorso pubblico tenuto mentre i pensionati continuano a scontrarsi contro le forze dell’ordine in una serie ormai diffusa di proteste cittadine – abbiamo ottenuto ciò che i governi precedenti non sono riusciti a fare in decenni“, rinnovando la sua richiesta affinché tutti facciano i dovuti “sacrifici” per permettere all’Argentina una crescita sostenibile nel lungo termine dopo anni di quello che definisce “parassitismo statale“.