Mistero del lago degli scheletri in India: dal 1942 gli studiosi si interrogano sui resti umani rinvenuti su questo versante dell'Himalaya e...

MISTERO DEL LAGO DEGLI SCHELETRI: UNA LEGGENDA HIMALAYANA DICE CHE…

Mistero del lago degli scheletri in India raccontato da Carlo Lucarelli: nuovo appuntamento con l’avventura della conoscenza’ di “Noos”, il programma condotto da Alberto Angela e in onda questa sera, in fascia prime time su Rai 1 (a partire dalle ore 21.25) e, come al solito, ci sarà spazio tra i vari momenti divulgativi e anche le interviste in programma, pure per il consueto angolo dedicato al ‘mistery’ da parte di uno dei re del giallo della letteratura italiana.



Infatti il 68enne autore, conduttore televisivo e sceneggiatore si cimenterà su un caso ancora oggi irrisolto e che continua a far scervellare gli studiosi, e relativo al lago glaciale d’alta quota conosciuto come Roopkund nel Paese asiatico. Scopriamo qualcosa in più sul Mistero del lago degli scheletri in India e da cosa nascono le leggende sorte attorno a esso negli anni.



In attesa di ascoltare dalle parole di Carlo Lucarelli se ci sono novità su questo curioso caso tra scienza e leggenda che ha visto morire in quel luogo tantissimi uomini in epoche storiche differenti, possiamo provare a inquadrare in breve il mistero del lago degli scheletri in India viaggiando idealmente in quest’area e ‘visitandola’ virtualmente.

Come sappiamo il lago Roopkund è uno specchio d’acqua nemmeno poi così grande ma diventato celebre in tutto il mondo dal 1942 e cioè da quando sono stati ritrovati sul suo fondale, ma anche nelle immediate vicinanze, scheletri di centinaia di persone; a rendere più fitto il mistero, oltre alla difficoltà a determinare le cause del decesso di ciascuna di loro, anche il fatto che risalirebbero a periodi differenti tra di loro.



Alberto Angela durante una puntata di “Noos” (Rai, 2025)

IL ‘GIALLO’ DEI RESTI UMANI DEL ROOPKUND: SUICIDIO RITUALE O UNA…

Insomma, il mistero del lago degli scheletri in India è uno di quei rompicapi che sembra possano venire spiegati solamente dalle leggende locali o da alcune delle ipotesi formulate nel corso degli ultimi decenni, anche se nessuna di queste pare essere esaustiva, anche perché spesso non è possibile provarle o mancano degli elementi degli studiosi per accertarne la veridicità.

Ad ogni modo il ‘giallo’ dei resti umani, accumulatisi da circa l’800 d.C. fino al 1800 e forse oltre nei pressi di questo piccolo lago glaciale, ubicato a 5mila metri d’altezza sul versante indiano della catena dell’Himalaya (nello stato dell’Uttarakhand), resiste e alcuni recenti studi hanno aggiunto altra carne al fuoco: dalle analisi sui resti di 38 persone è emerso che almeno un terzo di queste provenivano da luoghi lontani. Che siano andati a morire proprio in quel punto o qualcuno ha trasportato le loro spoglie?

Tra le ipotesi, a cui abbiamo accennato sopra, per provare a spiegare (almeno parzialmente) il mistero del lago degli scheletri in India, c’è ad esempio quella che riconduce quei poveri resti a quelli di soldati giapponesi in fuga dall’India nei secoli passati: ma questo non spiega quali possano essere state le cause di un vero e proprio fenomeno di ‘morte collettiva’ anche se qualcuno ha parlato dell’agghiacciante possibilità di un suicidio rituale, ma anche di un incidente o un’epidemia che li avrebbe stroncati.

Uno studio realizzato dal National Geographic durante una missione condotta ad hoc nel 2004, invece aveva ribadito la possibilità di un evento calamitoso che era all’origine delle morti o di una morte violenta, causata da colpi in testa (si vedano le lesioni ai teschi comuni a molti); mediante il ricordo alla datazione del radiocarbonio si era ipotizzato che i decessi risalissero all’800 d.C. e che, in base al DNA, la loro provenienza era dal sud asiatico.

Ma, per concludere, una delle spiegazioni più affascinanti è certamente quella che pesca ancora una volta da miti e leggende: secondo le popolazioni himalayane dell’area, una canzone tramandata da tempo immemore parla di una divinità locale che, mossa dall’ira, avrebbe punito questi ‘invasori’ estranei che avevano, seppur involontariamente, violato il suo santuario facendo piovere sui loro capi una “pioggia dura come il ferro” e letale. Sarà andata così?