Nelle sere del 23 e 24 marzo scorso a Cesenatico si è svolta una festa, una celebrazione, si è consumato un rito che racchiudeva in sé tanti anni di sacrifici e li ricompensava con due concerti meravigliosi.
Adesso a pochi mesi di distanza esce la testimonianza audio e video di quelle due giornate che videro protagonisti Miami & The Groovers, gruppo riminese che in dieci anni vissuti davvero intensamente ha già pubblicato tre album in studio, suonato in ogni tipo di posto immaginabile, dal teatro al bar alla creperia, tutto per conquistarsi un piccolo spazio nel firmamento musicale.
Il rock italiano è pieno di storie come la loro, ma non tutte ahimè durano così tanto, quindi è giusto festeggiare questa prima parte di carriera dei Miami con un live che dia una precisa idea di cosa vuol dire un loro concerto.
La dimensione della festa ti avvolge subito, perché la capacità di Lorenzo Semprini, frontman e autore di molti brani, di coinvolgerti è incredibile. Così come è incredibile la dedizione di questi ragazzi alla causa del rock’n’roll, alla realizzazione di un sogno per il quale il loro impegno è totale.
Partiti come una delle tante cover band della riviera romagnola, con Springsteen nel cuore e nelle orecchie, i Groovers si sono pian piano emancipati da tale clichè e sono riusciti ad amalgamare un suono che ovviamente risente, come la scrittura di Lorenzo, delle influenze di oltre oceano, senza però diventarne schiavi. Semprini è indubbiamente nato per stare su un palco, istrionico, di una simpatia contagiosa, capace di emozionare e divertire, ha lavorato duramente sulla sua voce ed ora esprime il suo naturale carisma in modo completo, forte di un talento e di una umanità che lo fa piacere a prima vista.
Il disco si apre con una bella intro pianistica di Alessio Raffaelli, in forze anche nei bravissimi Cheap Wine, che ci porta ad Always the same, brano iniziale di una lunga maratona.
È interessante come la setlist alterni pezzi lenti a brani più scatenati, ballate dove è il piano di Raffaelli a farla da padrone ed esplosioni rock dove sale in cattedra Beppe Ardito, anche lui autore di diverse canzoni dei Groovers e spalla naturale di Semprini sul palco.
Nell’album si trovano brani presi dai tre album di studio della band, per simboleggiare il percorso affrontato e per ricordare a tutti da dove questi ragazzi sono partiti. Ecco quindi che alla antemica We’re still alive, tratta dall’ultimo “Good things” e da cui è tratto il grintoso titolo del live, si affianca la romanticissima It take a big rain, testimonianza di quando un timido Lorenzo si affacciava con umiltà e devozione all’arte del songwriting, dimostrando da subito le sue qualità, pezzo struggente contenuto nell’album di esordio, Dirty roads.
Nel corso del concerto emergono chiaramente le influenze del gruppo, non solo Springsteen come dicevamo, ma anche il punk rock, il periodo d’oro dei sixties, le cavalcate dei Creedence Clearwater Revival, il Neil Young più acustico; ma ancor più nettamente emerge la capacità del gruppo di entrare in sintonia con il pubblico in men che non si dica, una dote rara al giorno d’oggi, che trasforma il piccolo teatro di Cesenatico in una tavolata di amici dove i padroni di casa offrono le loro specialità migliori circondati da entusiasmo e gioia; perché alla fine si esce da un loro concerto felici e questo è un qualcosa che da solo vale la pena, nonostante le fatiche, le delusioni, gli errori, alla fine farsi un giro sulla loro giostra, come dice Lorenzo a fine serata, significa mettere in tavola le proprie carte e giocarsele, giocarsele fino alla fine. La loro musica, la loro storia, i loro sguardi, le espressioni del pubblico dimostrano che un concerto dei Groovers ti dà la spinta per uscire e combattere anche tu per il tuo sogno. Non so se sia giusto chiedere di più ad una band di rock and roll.
(Il Cala)