Il grande mare dell’indie/alternative rock americano è percorso da una interessante corrente, un gruppo di autori che ancora prima del successo, della vita luccicante e dannata della rockstar, ricerca quasi esclusivamente la possibilità di esprimere la propria persona tramite la musica. Non si può dire che sia un sotto genere, è piuttosto l’intento primario da cui è nato l’indie rock: un tentativo di originalità e sincerità di intenti in contrapposizione all’industria musicale che tutto tritura in spettacolo. Beck, M. Ward o Sufian Stevens sono chiari esempi di quanto detto.
All’interno di questo fiume nuota anche Mr. E, leader, nonché anima e cervello, della band Eels. Sarà per la sua biografia molto particolare: figlio di un famoso fisico, l’inventore della teoria dei mondi paralleli, rimane orfano di padre molto presto. Si rifugia allora nella musica, mentre le relazioni sociali diventano difficili e burrascose. Purtroppo per lui dovrà successivamente elaborare altri lutti come il suicidio della sorella schizofrenica e la morte per cancro della madre a pochi anni di distanza. Da questi travagli personali nasceranno tre splendidi album che sono, nell’ordine: Beautiful Freak, Electro-Shock Blues e Daisies of Galaxy.
Nonostante gli anni siano passati gli interrogativi a riguardo della vita non hanno smesso di mordere, tant’è che le tre coordinate secondo cui si sviluppa il nuovo album sono appunto tree: Where I’m at, brano strumentale in apertura del disco, Where I’m From, collocata esattamente a metà, che recita: “Three ghosts and I sitting on the couch last night/Catching up on all the time/It’s been a while since we got together/And you know that it’s often on my mind”. E Where I’m goin’ dove Tom Waits presta la voce per farsi parca del filo del destino di Mr. E.
Oltre alle canzoni già citate i momenti salienti di Cautionary Tales sono diversi: troviamo Parallels esplicito tributo (nonché ricordo affezionato) della figura del padre, ci sono momenti in cui la ricerca introspettiva si infittisce come in Kindred Spirit dove il testo recita: “Everyday I live in regret and pain/You just don’t let that get away” e altri momenti in cui la risposta ai propri drammi diventa irrinunciabile come Answer dove viene cantato: “Meaning to find meaning in the most meaningless of times/Believing I believe in something beyond nickels and dimes/And I opened up my heart and said “This much I’ll allow:/All who enter welcome in”/And I thought I’d have some answers by now”.
Fino ad arrivare allo splendido singolo Mistakes Of My Youth dove già il titolo dice tutto e dove il ricordo del passato ha qualcosa da insegnare anche al presente: “I am not a younger man/I keep defeating my own self/And keep repeating yesterday/I can’t keep defeating myself/I can’t repeating the mistakes of my youth”.
L’album è venuto alla luce con molta fatica, le canzoni sono state scritta prima del precedente, e splendido, Wonderful Glorius, ma registrate successivamente perché troppo dolorose, troppo intime poiché avessero una gestazione semplice. L’autore rivolge infatti lo sguardo al suo passato di ragazzino difficile: un po’ per cauterizzare le ferite ancora aperte dal passato e un po’ per porsi come esempio negativo alle generazioni future, per evitare che altri commettano i suoi stessi sbagli, proprio come dice didascalicamente il titolo del lavoro.
Il sound di Cautionary Tales non poteva quindi che risentire di questa malinconia presente nei testi, essenzialità e delicatezza la fanno da padrone. Si fa stridente il contrasto con la precedente fatica dove le influenze rock’n’roll emergevano molto più forti e decise. Qui invece la chitarra acustica e una piccola orchestra accompagnano la nuda voce di Mark Oliver Everett, sempre e comunque in primo piano. A volte viene richiesto l’aiuto di un fagotto o una sega musicale altrove appaiono invece flauti e corni, utilizzati per creare uno sfondo a tinte pastello degli struggenti affreschi realizzati. Le dolorose difficoltà del passato vengono ricomprese oggi in un’ottica benevola e simpatetica, come se fossero i passi necessari che hanno portato il protagonista a costituirsi come l’uomo che oggi è.
In una intervista rilasciata in concomitanza con l’uscita dell’album Mr. E dice di aver vissuto dai 20 anni ad oggi nella “parte 2” della propria vita. Sembra quasi che con questo lavoro abbia voluto mettere una parola fine e iniziare una “parte 3”. Augurandoci che sia ricca di scoperte per lui e quindi di altri ottimi album da ascoltare per noi.
(Emanuele Lanosa)