Per Francesco De Gregori non è più tempo di nascondersi, se mai l’ha fatto veramente. Come tutti gli artisti più intelligenti, ha sempre detto di cercarlo nelle canzoni, piuttosto che al citofono di casa. E le canzoni, come gli artisti più intelligenti, non ha mai avuto granché voglia di spiegarle: parlano da sole e ognuno deve cercarci il suo significato. Così è se vi pare e così dovrebbe essere se l’artista non fosse invece motivo di gossip o peggio elucubrazioni intellettuali sul messaggio, il senso, l’ideologia di appartenenza, la chiave di volta o di svolta e tante altre corbellerie che soffocano e rimpiccioliscono la bellezza delle canzoni stesse e di chi le fa.
Ecco allora che dopo il film di un paio di anni fa, “Finestre rotte”, dove De Gregori si raccontava dal ciglio di una autostrada, quella strada che è per lui appartenenza, adesso arriva il libro autobiografico, o comunque la biografia ufficiale. L’hanno curata per quanto riguarda i testi Silvia Viglietti che ha raccolto in gran parte le dichiarazioni che lo stesso De Gregori aveva rilasciato per i libretti che accompagnavano tutte le sue uscite discografiche pubblicate qualche tempo fa dal Corriere della sera e che così adesso vengono raccolte comodamente in un singolo volume, e invece per le foto dal suo pianista Alessandro Arianti.
Sono proprio le foto la parte più accattivante del libro, in quanto tutte inedite e uno scorcio autentico nel privato di De Gregori, da inizio carriera a oggi. Foto in cui appare e scompare, si nasconde e si rivela, dai giorni col capello corto e imberbe dei primi passi al leggendario Folkstudio, al tour che gli diede fama imperitura, Banana Republic con l’amico scomparso Lucio Dalla a stanze scure del Chelsea Hotel di New York dove si è fatta la storia del rock a oggi.
Immagini rubate durante una prova sul palco o in studio, elegantemente posate nei camerini e nei corridoi del retro palco, chiaroscuri e colori caldi che rivelano la solitudine dell’artista, ma anche la simpatia di una banda di amici, quella che negli anni più recenti lo accompagna ovunque.
Il libro è arricchito da una intervista esclusiva a cura di Steve Della casa, una al suo direttore musicale il bassista Guido Guglielminetti fatta da Gabriele Ferraris e infine testi di canzoni ancora in lavorazione, fogli che rivelano la cura attenta del lavoro che De Gregori impegna per realizzare le sue canzoni.
“Guarda che non sono io”, Svpress editore, 236 pagine, 26,55 euro, celebra come dice lo stesso De Gregori 40 anni di carriera, ma soprattutto di una storia cominciata allora e “ancora in movimento”.