NAD SYLVAN/ “Courting the Widow”: un concept di sinfonia d’autore

- Luigi Viva

Californiano emigrato in Svezia, Nad Sylvan rappresenta in un certo senso l'eredità moderna del miglior prog rock sinfonico d'autore, il suo nuovo disco recensito da LUIGI VIVA

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“Courting the Widow” è unconcept album con una storia che attraversa la maggior parte delle canzoni; non ha molto a che fare con la vedova del titolo, ma piuttosto con il mio personaggio Vampirate e il suo viaggio su una nave. Per certi versi è davvero un album sinfonico. Tuttavia, ci sono anche dei  tocchi funky e si sentirà qualche  accenno di Motown classico, perché mi piace mescolare le cose. Per quanto mi riguarda questo è quello che si dovrebbe fare se si vuole essere progressive, sorprendere la gente realizzando cose inaspettate”. (Nad Sylvan)

Nad Sylvan (Christopher Sylvan Stewart, 4 giugno del 1959) è una delle più interessanti figure di recente apparse sulla scena musicale internazionale. Nato a West Covina, California, si trasferisce giovanissimo in Svezia dove attualmente vive. Inizia lo studio del piano ed intorno ai sedici anni avviene un episodio che in qualche modo segnerà la sua carriera artistica. 

“Stavo lavorando come commesso in un negozio di dischi quando all’improvviso hanno messo sul piatto un album appena arrivato . Era The Lamb Lies Down On Broadway . E’ stato strabiliante … non potevo credere a quello che stavo ascoltando. La musica mi prese come fosse un incantesimo,un enorme paesaggio sonoro , qualcosa che non avevo mai ascoltato prima. Mi sono seduto ed ho ascoltato quel nuovo mondo musicale che mi si apriva dinnanzi. Così è iniziato il mio amore per la musica dei Genesis” racconta.  

Non a caso la sua prima band gli Avenue  ripropone repertorio di Genesis, Yes e Camel. E’ l’inizio di una lunga e proficua carriera. In breve tempo inizia a far parte come tastierista di alcuni dei più rappresentativi gruppi svedesi, stilisticamente molto vicini al rock inglese, anche se Sylvan ha più volte dichiarato il suo interesse per la musica funk. Il suo primo album solista The Life Of A Housewife  è datato 1997,  ad esso faranno seguito Sylvanite (2003) e Unifaun (2008), lavoro che suscita la curiosità del chitarrista Roine Stolt, una sorta di leggenda della musica rock svedese, che gli propone di entrare a far parte degli Agents of Mercy con i quali incide tre album The Fading Ghosts Of  Twilight (2009), Dramarama (2010), The Black Forest (2011). Sarà proprio Roine Stolt a far chiudere il cerchio, segnalandolo a Steve Hackett per il ruolo di cantante nel tour nel quale si appresta a riproporre un intero spettacolo dedicato ai vecchi album dei Genesis. Dopo alcuni concerti “prova”, dove viene impiegato in un paio di brani, Hackett ne intuisce a pieno le grandi capacità vocali e sceniche e lo fa entrare in pianta stabile nella band con la quale incide ben tre album Genesis Revisited II (2012), Genesis Revisited: Live (2013), Genesis Revisited: Live II (2014).

La sua voce (particolarissima e affascinante, una sorta di mix fra  Phil Collins, Peter Gabriel e Roger Chapman dei Family), unita alla grande presenza scenica e teatralità,  a metà strada tra una maschera goldoniana e un personaggio vittoriano, ha conquistato gli spettatori di tutto il mondo, permettendo di rivivere al meglio le atmosfere di quello che sono stati  i Genesis negli anni ’70. Nel corso dei tour che lo hanno visto impegnato negli ultimi tre anni con Steve Hackett,  Sylvan ha modo  di approfondire ancora di più la musica dei Genesis più entusiasmanti, quelli dal ’71 al ’77, periodo in cui Hackett ne fece parte, interpretando dal vivo brani memorabili come Musical Box, Cinema Show, The Lamia etc. 

Centinaia di concerti in ogni parte del globo, Italia compresa, e gran successo personale, come avvenuto a Londra allo Sheperds Bush Empire , dove il suo ingresso sul palco è stato accolto da una valanga di applausi. Proprio nelle pause di questi tour, Nad Sylvan si è dedicato alla realizzazione del suo nuovo album “Courting the Widow”, appena pubblicato in Europa e Stati Uniti dall’etichetta InsideOut Music. Si tratta di uno dei lavori più belli pubblicati nel 2015 che e siamo certi troverà grandi riscontri fra gli appassionati di rock e del genere progressive. 

Sylvan, autore di tutti i brani e di tutte le orchestrazioni, suona  magistralmente le tastiere, cimentandosi anche alla chitarra, componendo un variegato affresco, ricercato nei suoni e nelle forme, rifuggendo il facile effetto, la frase toccante, sulla quale altri artisti avrebbero basato un intero brano, riuscendo a distillare le tante idee musicali e strumentali. Il risultato è un album che è stato una vera sorpresa, lo abbiamo ascoltato e riascoltato affascinati dalle melodie, dai mille colori, dalle splendide esecuzioni. Gran protagonista la voce, ricca di pathos e drammaticità, in questo  viaggio di oltre settanta minuti al quale hanno partecipato musicisti di straordinaria levatura a cominciare da Steve Hackett presente in Carry Me Home, nella suite To the Turn the Other Side eLong Slow Crash Landing; grande l’apporto di Nick Beggs, autore delle entusiasmanti parti di basso che caratterizzano la gran parte del cd. Presenti in alcuni brani anche i compagni  della band di Hackett: Gary O’Toole (Batteria), Rob Townsend (flauto e sax tenore), Roger King (piano), oltre a Roine Stolt  (chitarre), Jonas Reingold  (basso), Doane Perry (batteria, percussioni), Nick D’Virgilio (batteria) , Annbjørg Lien (violino), Lars Drugge (chitarra acustica), Jade Ell (cori), e Skrut (voci e fusa). Il risultato è ancor più straordinario se si pensa che alcune delle registrazioni sono avvenute o nelle stanze di albergo (Beggs), in studi sparsi in giro per il mondo, o negli home studio degli ospiti. Sylvan ha dimostrato di avere, oltre alle evidenti doti musicali come autore e strumentista, delle indubbie capacità come produttore. 

Già con Carry me Home pezzo di apertura, l’ascolto viene subito catturato. Il maestoso basso di Nick Beggs, i suoni del mellotron, la chitarra di Steve Hackett, le sonorità  delle tastiere e la voce di Nad Sylvan non lasciano dubbi circa la qualità del cd.

Il secondo brano Courting The Widow è la title track utilizzata per il lancio dell’album. Sylvan oltre a cantare suona chitarra, tastiere ed è responsabile delle orchestrazioni. Accanto a lui Roger King al quale si deve l’intro di piano; la ritmica vede D’Virgilio insieme a Nick Beggs. Curiosa la genesi.

Courting the Widow l’ho scritta nel 2009 poco prima che mia madre morisse. Mi ricordo che le feci ascoltare la prima versione e le piacque molto anche se a dire il vero è una canzone molto oscura che parla di un padre che uccide un figlio per portargli via la sua donna . La proposi  alla mia band di allora The Agents of Mercy, ma Roine Stolt  la rifiutò cosi come fece  con The Killing of The Calm che poi ho inserito in questo album”. (Nad Sylvan)

Riuscite le orchestrazioni che caratterizzano il clima di Echoes of Ekwabet; il  canto si fa disperato, toccante l’incedere finale grazie alla chitarra solista suonata dallo stesso Sylvan, qui accompagnato da Gary O’Toole, Rob Townsend , Roger King oltre a Jade Ell ai cori.

Echoes of Ekwabet  è stato ispirato da una statua che ho visto sul fiume Fox a Chicago quando ero in tour in America con Steve Hackett. La statua è stata eretta nel 1988, in memoria della tribù di nativi americani Potawatomi, che si stabilirono nella regione nel corso del 17° secolo.  La parola Ekwabet significa  ‘guardare oltre'” (Nad Sylvan).

All’interno di “Courting the Widow” è presente To Turn The Other Side una sorta di suite di oltre ventidue minuti, nella quale Sylvan mostra la sua capacita di compositore dal linguaggio evoluto ed attuale. Proprio nel pezzo più impegnativo gli è accanto Hackett unitamente a Jonas Reingold e a D’Virgilio. Una sfida nella sfida si potrebbe dire, superata alla grande dall’artista svedese.

 

 


L’harmonium di Sylvan apre Ship’s Cat , una sorta di cameo con delle orchestrazioni   e dei cori che sembrano usciti dalla colonna sonora del Dottor Zivago di Maurice Jarre . Super special guest l’amatissimo gatto Skrut. 

“Ho pensato bene di registrare il mio gatto che fa le fusa e miagola. Lo si può percepire sullo sfondo di un enorme coro. Ship’s Cat  ha come protagonisti  il mio gatto e il coro, oltre a un pianoforte, l’harmonium e una sezione d’archi“(Nad Sylvan).

Arriviamo al penultimo brano con l’epica intro di Where The Martyr Carved His Name ; eccellente il drumming di Doane Perry (a lungo nei Jethro Tull). Il basso è appannaggio di Jonas Reingold, che ha dato un importante contributo anche in fase di produzione. Nick Beggs è invece presente alla voce, mentre le chitarre sono opera di Roine Stolt, che abbiamo avuto modo di apprezzare nell’ultimo tour di Steve Hackett. Bella composizione con evidenti influenze funky, gran interpretazione vocale di Nad Sylvan.

Oltre all’attenta  combinazione  di differenti sezioni ritmiche utilizzate ( da manuale le parti di basso e di batteria), interessante anche la gestione delle parti di chitarra, nate come traccia guida ed in alcuni casi mantenute nei missaggi finali .

“Mentre preparavo i pezzi ho registrato una parte di chitarra guida per dare a Steve Hackett un’idea su ciò che cercavo. Steve è un grande chitarrista, capace ovviamente di fare molto meglio del sottoscritto ; ad un certo punto ho deciso di utilizzare alcune delle miei parti a fianco di quelle realizzate da Steve  e arrivare quasi ad un duello fra chitarre come avvenuto in Long Slow Crash Landing. Per me, è stata una fantastica opportunità di essere ascoltato al fianco di un talento come Steve.  Alla fine questa combinazione di chitarre ha aggiunto davvero molto alla canzone “(Nad Sylvan).

Gran bella chiusura con Long Slow Crash Landing con le chitarre di Hackett e Sylvan ad inseguirsi in questo suggestivo “ammaraggio”.

Sento che ho realizzato un album autentico . E ‘sincero, passionale, emotivo e piena di passaggi drammatici. Sono orgoglioso di quello che ho fatto qui, artisticamente e musicalmente” (Nad Sylvan).

Un album e una storia per certi versi incredibile, considerata anche la non più giovane età di Nad Sylvan. E’ questa la dimostrazione che prima o poi, nella vita, se si ha del talento e si lavora sodo, arriva sempre l’occasione giusta. “Courting the Widow” è un gran disco, un piccolo grande capolavoro, realizzato con grande amore e passione, il giusto riconoscimento ad un fior di musicista che proprio qui dimostra di avere la statura per dare un’ulteriore svolta alla sua carriera .  Consigliato stra- “vivamente” a tutti i nostri lettori.

 

 

 





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