Seconda esperienza sanremese per il rapper napoletano Clementino Maccaro meglio conosciuto dai propri fans semplicemente come Clementino. Lo scorso anno si è presentato sul palco dell’Ariston con il brano “Quando sono lontano” con cui ha ottenuto un ottimi settimo posto finale. In questa 67^ edizione della kermesse sanremese Clementino è in gara con la canzone “Ragazzi fuori” scritto in collaborazione con il rapper Marracash e che, come lui stesso ha sottolineato nel corso di un’intervista rilasciata a Radio Festival di Radio 105, parla della speranza di sapere trovare un giusto equilibrio senza perdere quella che viene comunemente conosciuta come la retta via. Un brano che lo stesso Clementino ha definito autobiografico in quanto “sono stato anche io un ragazzo fuori” e che vuole dedicare alle nuove generazioni affinché possano evitare di compiere determinati sbagli con particolare focus verso i ragazzi di periferia troppo spesso emarginati dalla società moderna. Analizzando il testo, il cantante esordisce dando sostegno ad un ragazzo al cui fianco resterà fino a che non lo vedrà sorridere. Un sostegno che vuole raggiungere l’obiettivo di far rasserenare l’animo, facendo dimenticare i mille motivi che lo rendono inquieto: le delusioni, le arrabbiature, l’amara consapevolezza ad essere destinato a sopravvivere piuttosto che vivere e le incomprensioni con persone a cui tiene particolarmente.
Resto fino a quando sorriderai, tra le luci del mattino e poi
Questa non è l’aria che respirerai, ricordi quando eravamo noi
Resto fino a quando sorriderai, non ti sveglio in questo sogno
Scriverò sui muri della mia città, storie di ragazzi fuori
Il rapper fa l’amara constatazione che i tempi in cui era un bambino ed un ragazzo felice siano soltanto un labile ricordo, una chimera che appare lontanissima come una barca che si allontana lasciando il porto verso il mare aperto.
Finalmente stai dormendo
E via i pensieri in una stanza e non arriva il vento
Ricordo i passi, i calcinacci e tutto in quel momento
I primi viaggi da ragazzi e quanto eri contento
Quindi sopraggiunge l’amara verità di una fase della propria vita in cui per stare bene non è sufficiente ridere e scherzare con i propri amici e si trascorrono le giornate nelle speranza che possa arrivare qualcuno a darci una mano. Clementino fa un affresco di come spesso questo genere di ragazzi passino la propria esistenza magari rimanendo intere giornate all’interno di locali per giocare a carte finendo per aggrapparsi a quello che viene indicato come un falso Dio (malavita, droga,..). Poi l’amara ammissione di esserci caduto anche lui (e con due piedi ci sono stato anch’io).
Non bastano risate qua per stare più sereno
Se questa vita ti ha servito pane col veleno
Una giornata normale, buttato in un locale Quando tutto sembra uguale, giochi a carte con il male
E con due piedi dentro beh ci sono stato anch’io
Quando raschiavo il fondo inginocchiato a un falso Dio
Tu ca me parl cu l’uocchie e veco a faccia e papà
Ferite ngopp ginocchia scugnizzi dint a sta città
Il cantante napoletano quindi si trasforma in una sorta di fratello maggiore dei ragazzi fuori, spronandoli a reagire non restando in balia degli eventi rimarcando come tutte le energie fisiche e mentali siano state rubate da quello che chiama “schifo”. Prima del ritornello finale il rapper si rivolge alla società chiedendo una possibilità per potersi rialzare, in quanto tutti devono avere una nuova chance per vivere al meglio la propria esistenza.
È passato un altro inverno ragazzi fuori
Sotto il cielo e le rovine di palazzi e cori
Aspetto il treno delle tre qui dalla ferrovia
Mi dici «come stai», ti dico «come vuoi che stia»
Tutto si aggiusta via, Ancora attendo, non comprendo questa giusta via
Per quanto tosta sia, non stare più in balia È questo schifo che ha rubato tutta l’energia
Di questa vita mia
Siamo ragazzi soli perdonateci signori
Di queste intrusioni, ma quali illusioni
Nuovi messaggi, nuove generazioni nell’era delle menzogne e del buio
Siamo ragazzi fuori
Francesca Pasquale