La tragedia dei barconi dei migranti viene raccontata da Braschi per Sanremo 2017 con un testo surreale e all’interno di uno scenario paradossale. La lirica complessa del giovane cantautore, che parteciperà al Festival con le Nuove Proposte, è resa “digeribile” all’ascolto grazie alla base dance con la quale si mescola. Inverosimile è il titolo, “Nel mare ci sono i coccodrilli“, ripreso però dall’omonimo libro di Fabio Geda, che ha raccontato la vicenda del bimbo afghano Enaiatollah Akbari. Nel brano apparentemente nonsenso ci sono anche elementi autobiografici: il rocker canta anche di sé e della fortuna grazie alla quale la sua vita ha preso il percorso sperato. La casualità, insieme alla fortuna, caratterizza la canzone, che parla di gente che va e di gente che resta.
“Nel mare ci sono i coccodrilli
Dice mamma
Mentre beve the e limone
E stai lontano, ti prego stai lontano Dalle correnti forti
Che non ti so più trovare”
La canzone si apre con gli avvertimenti di una madre a suo figlio: la donna lo mette, infatti, in guardia dalle insidie del mare, rappresentate dalla figura dei coccodrilli, e gli consiglia di fare attenzione alle correnti forti, che potrebbero metterlo in pericolo e a quel punto ci sarebbe ben poco da fare per la donna, che non avrebbe modo di salvarlo.
“Nel mio mare ci sta la merda del mondo
Dice lui
Con cui ho diviso tanto e dice Sabato la storia ce l’abbiamo in pugno
Dai salta
Dentro questo tempo”
Nel mare, però, non ci sono solo i “coccodrilli”. Il mare non nasconde solo pericoli e insidie, ma raccoglie i fallimenti di un mondo insensibile, indifferente e impassibile alle sofferenze degli altri uomini. Ci si ritrova in un’epoca che non è caratterizzata solo dall’insicurezza (non solo economica), ma nella quale bisogna fare, dunque, i conti anche con il disinteresse di chi diventa poi parte di un mondo apatico.
“Casca il mondo e tu vuoi ballare
E allora parlo con te senza senso senza rumore
E stai lontano dal mare
Ci sono i coccodrilli
Puoi farti male”
E allora non ci resta che andare avanti provando a vivere le nostre vite ballando, restando in bilico tra i propri sogni e il rischio di finire in quell’acqua, dove si nascondo i “coccodrilli” che possono farci male, senza realizzarli. “Mentre il mondo cade a pezzi”, come canta Mengoni, si sopravvive nella speranza di riuscire a restare lontani dagli ostacoli della vita.
“Ma io sono nato e vivo qui per caso
E sono figlio di un medico
Di un tossico, di un mago
Sono venuto fuori qui tra i gelati e le bandiere
E non ho mai visto un cacciabombardiere”
Quella fortuna che detta il cammino delle nostre vite scrive anche il nostro destino. Ma qual è il nostro destino? C’è chi è figlio di un medico e, quindi, vive con i privilegi determinati da questa condizione e chi, invece, si ritrova a familiarizzare con i cacciabombardieri e deve sopravvivere alla guerra. C’è una linea immaginaria disegnata da Braschi che collega la sua Rimini, ad esempio, alla Libia. Una linea immaginaria che, però, viene spezzata dall’indifferenza di molti.
“Casca il mondo e tu vuoi ballare
E allora parlo con te senza senso senza rumore
E stai lontano dal mare Ci sono i coccodrilli Vuoi farti male”
Viene riproposto il concetto della condizione in cui viviamo e dello sforzo che l’uomo deve compiere per sopravvivere ai fallimenti del mondo, per non diventarne uno e per sfuggire ai pericoli che possono fare male e fermare il suo percorso, che immaginiamo come una corsa ad ostacoli.
“Nel mare ci sono i coccodrilli
Puoi vederli galleggiare”
I coccodrilli, però, in questa parte rappresentano per la prima volta gli stessi migranti. Nel mare si nascondono quelli che hanno perso la vita con il sogno di cambiarla e sovvertire quanto scritto dal proprio destino. Nel mare galleggiano i corpi di coloro che sfuggono alla povertà e alle guerre e si ritrovano ad essere parte di una tragedia.
“Casca il mondo e tu vuoi ballare
E allora parlo con te senza senso senza rumore
E stai lontano dal mare
Ci sono i coccodrilli
Puoi farti male
Puoi farti male”
La canzone si chiude con la speranza di chi non vuole essere parte di quei frantumi in cui finisce il mondo, di chi vuole riuscire a sopravvivere al proprio dramma, andando avanti per migliorare la propria condizione. Con coraggio e una buona dose di fortuna, perché riuscire a sfuggire alle forti correnti e a restare lontani dai “coccodrilli del mare” è un’impresa. (Silvana Palazzo)
Braschi “Nel mare ci sono i coccodrilli”
Nel mare ci sono i coccodrilli
Dice mamma
Mentre beve the e limone
E stai lontano, ti prego stai lontano
Dalle correnti forti
Che non ti so più trovare
nel mio mare ci sta la merda del mondo
Dice lui
Con cui ho diviso tanto e dice Sabato la storia ce l’abbiamo in pugno
Dai salta
Dentro questo tempo
Casca il mondo e tu vuoi ballare
E allora parlo con te senza senso senza rumore
E stai lontano dal mare
Ci sono i coccodrilli
Puoi farti male
Ma io sono nato e vivo qui per caso
E sono figlio di un medico
Di un tossico di un mago
Sono venuto fuori qui tra i gelati e le bandiere
E non ho mai visto un cacciabombardiere
Casca il mondo e tu vuoi ballare
E allora parlo con te senza senso senza rumore
E stai lontano dal mare
Ci sono i coccodrilli
Vuoi farti male
Nel mare ci sono i coccodrilli
Puoi vederli galleggiare
Casca il mondo e tu vuoi ballare
E allora parlo con te senza senso senza rumore
E stai lontano dal mare
Ci sono i coccodrilli
Puoi farti male
Puoi farti male