Le cifre relative agli artisti che si sono esibiti a Sanremo specialmente i primi tre classificati, sono mostruose: si parla di decine di milioni di streaming. Su YouTube le canzoni del festival di Sanremo sono state cliccate 150 milioni di volte, scrive Luigi Rancilio su Avvenire, uno dei massimi esperti di musica digitale. I comunicati stampa della casa discografica di Mahmood gridano alle bottiglie di champagne stappate: 30 milioni di visioni e click sulle piattaforme digitali come Spotify, Ultimo 22 milioni e Il Volo circa 5 milioni di streaming. Se si guarda poi YouTube la classifica di Sanremo viene ribaltata con Federica Carta e Shade a quota quasi dieci milioni di visualizzazioni, Achille Lauro quasi 7. Tutto bene dunque? Sanremo spazza via tutti e tutti amano Sanremo? Tutto cambia se si sa cosa c’è dietro ai movimenti economici della musica digitale. Ricordate i vecchi tempi quando esistevano i dischi? Un disco d’oro corrispondeva a un milione di copie effettive vendute. Erano soldi veri che si intascavano artisti e case discografiche. Oggi un disco, quando ancora lo si stampa, vende al massimo 10mila copie.
AI CANTANTI POCHI CENTESIMI
Ma quanto pagano le piattaforme digitali? Spotify per un ascolto dà all’artista 0,0039 euro e YouTube 0,00061 euro, cioè nulla. Così si scopre che Mahmoud, visualizzato e ascoltato più dei Pink Floyd a tutt’oggi si è messo in tasca 38.198 euro quanto qualunque direttore di banca di basso livello; Ultimo 31.610 e Il Volo 6.356 euro. I tre ragazzi avrebbero diritto al reddito di cittadinanza. La realtà è che Internet ha falsificato la realtà, è tutto virtuale, anche il successo e nessuno la musica di Mahmood la compra veramente. Oggi, come dicono in molti da anni, i soldi nella musica si fanno solo con i concerti e il merchandising, ecco perché i biglietti hanno raggiunto cifre astronomiche anche 200 euro a biglietto. La musica è finita, dicevano i Doors 50 anni fa…