GHALI, VIDEO “I LOVE YOU”: LA MELODIA SCONTATA/ Carcere, liberazione rap e periferia

- Paolo Vites

Esce oggi il nuovo singolo di Ghali, I love you, inno alla fratellanza dei diseredati in carcere e in periferia con una melodia "scontata"

ghali Ghali, il nuovo singolo

Molto si è detto del nuovo singolo di Ghali, il rapper della periferia milanese, I love you e della bella operazione che è stata fatta a proposito, quella di intervistare carcerati e raccontare le loro storie di dolore e redenzione. Adesso è disponibile anche la canzone e contiene le classiche atmosfere multiculturali care al musicista. Il sottofondo del brano è infatti una tipica melodia mediorientale, araba, su cui  è costruita la base hip-hop e il rap di Ghali. Atmosfera affascinante dunque peccato per l’uso della voce che fa il cantante. E’ quello tipico dei rapper italiani di sempre, quello per farci capire alla “bella zio” dei ragazzi di periferia, con il tipico accento cadente un po’ burino (cosa che Ghali non è assolutamente, anzi) che suona vecchio e scontato. Tirate fuori la vostra vera voce, ragazzi, basta fingersi. Fastidioso soprattutto l’uso intercalante di frasi e parole in inglese nel mezzo dei versi che suona davvero finto e costruito per apparire non si sa cosa: “io lo so che tu sei sbatti forever ma tutto andrà di bene fidati my friend yeah e se Dio non c’è 7 giorni su seven vedrai che verrà con noi questo weekend” ad esempio. E’ anche vero che Ghali usa anche parole in francese, spagnolo e arabo: “ti voglio bene vorrei volerti bene i love you te quiero (أحبك) je t’aime”.

FRATELLANZA RAP

E’ una sorta di melting pot, un minestrone di lingue e culture come Ghali ha già fatto, un po’ il suo marchio di fabbrica. La canzone poi esplode nell’urlo ripetuto I love you. Il testo è comunque molto interessante, affronta la vita dei ragazzi di periferia di estrazione anche islamica, anche se in modo un po’ infantile con rime facili per l’occasione: “e vengo in discoteca come gli Alcazar sboccio ma non bevo sono in Ramadan ho 40 ladroni come Ali babà non finiamo in rehab ma finiamo il kebab”. Chi ha detto che i rapper italiani sono i nuovi cantautori evidentemente non conosce i cantautori storici, loro sì che facevano poesia. Ma il rap si sa si gioca con le rime. Ghali si annuncia come il liberatore, la forza del rap: “ti mando un pezzo premi replay poi fuggi sto arrivando da te Ghali libera tutti”. La fratellanza poi dei diseredati è il tema del brano: “si muore da soli si vive together (gang gang gang) e a che serve il sangue la guerra è da me yeah yeah yeah ti sento come se non ci fossero muri ti sento come se non avessi più dubbi”. Ecco, niente più muri, niente più dubbi, i muri del carcere, la libertà che si può trovare anche lì dentro, il sostegno reciproco. In definitiva Ghali ha qualcosa da dire, per il resto il rap è quello che è, ma lo sapevamo già. Ecco cosa dice lo stesso Ghali: “Ho deciso di dedicare un’altra canzone d’amore a chi mi sta affianco, alla prima persona che potrebbe cambiare le cose, al primo futuro quindi a un amico, un fratello o una sorella. Perché forse bisogna guardarsi a fianco prima di cercare di cambiare la testa di chi tra di noi non vuole mai scendere a giocare. Non ho ancora perso le speranze“.

Ps: il video ufficiale uscirà su Youtube il 18 marzo







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