Nat Turner, chi è il predicatore che guidò la ribellione degli schiavi in Virginia nel 1831
Quando si parla di “grandi rivolte” non si può non menzionare quella che avvenne nel 1831 nella contea di Southampton, in Virginia, con Nat Turner a capo di una ribellione senza precedenti. Questo episodio storico è dettagliatamente raccontato in un opuscolo di circa venti pagine in cui l’avvocato Thomas R. Gray raccolse le “confessioni” di Nat Turner prima che il predicatore fosse processato e condannato a morte per le sue gesta. L’avvocato, come si apprende dall’introduzione dell’opuscolo, non era propriamente imparziale e infatti descriveva con queste parole il piano “fanatico” di Nat: “Mentre apparentemente in quella società si respirava un’aria di calma e di pace, […] nelle oscure profondità della mente di un funesto fanatico [Nat Turner] ribollivano piani atroci e sanguinari per uccidere indiscriminatamente i bianchi“.
Nat Turner era nato nella piantagione di Benjamin Turner e fin da bambino la madre Nancy gli aveva inculcato il desiderio di libertà. Poco più che diciottenne, Nat aveva già consolidato forti sentimenti religiosi, ma anche un’intensa ossessione per la Bibbia.
Nat Turner, la frase che gli costò maltrattamenti e violenze
Nel corso della sua vita Nat Turner ebbe vari padroni. Quando scoppiò la rivolta era schiavo di Joseph Travis e secondo alcune testimonianze dell’epoca l’uomo fu bastonato e maltrattato diverse volte, “per aver detto che i neri dovevano essere liberi e che prima o poi lo sarebbero stati”. L’11 febbraio del 1831, Turner ricevette una sorta di “invito divino”, impossibile da ignorare.
Un invito alla ribellione che lo spinse a scatenare quella che sarebbe stata la rivolta più violenta conosciuta dal sud schiavista, per quanto destinata al fallimento per mancanza di mezzi e “organizzazione”. Ci furono furti, molti schiavi vennero liberati per unirsi alla rivolta, frenata solo dall’intervento dell’esercito. Il massacro alimentò le tensioni a scapito dei tanti schiavi che furono trucidati per vendetta. Nat Turner, scomparso nei boschi per settimane, fu ritrovato e catturato in un fosso. Da lì l’accusa di incitazione alla ribellione e partecipazione alla rivolta, con condanna all’impiccagione.